Figlia di Roma, Adele Vieri Castellano

Ho iniziato a leggere questa autrice millemila anni fa (sono così vecchia?!? - Non rispondete, please). Ancora non scrivevo recensioni, avevo una sola figlia ancora piccola ma la passione per i libri era già radicata in me. Col passare del tempo ho perso le sue uscite, ho letto altro, ma una volta visto che stava uscendo un suo libro, sono andata a recuperare quelli che avevo perso per strada e non ho smesso di seguirla. A ogni uscita, io ero lì pronta a leggerla.


Siamo in guerra, quindi comportati di conseguenza: ciò che conta è il presente, l’istante che può fare la differenza tra la vita e la morte.


Valeria è la figlia del senatore Marco Quinto Valerio Rufo. Si è sposata giovane e ora vive in Britannia, una terra messa a ferro e fuoco dalla guerra, insieme al marito e al figlio piccolo, Flavio. Boudicca è riuscita in una delle imprese più difficili: riunire tutte le tribù britanniche contro il nemico comune, Roma. Quando arrivano le orde la devastazione è sicura: donne e bambini rapiti, uomini uccisi, case prima razziate e poi bruciate. Dietro di loro non rimane praticamente nulla. Valeria si trova a Camulodunum quando entrano in città le truppe della regina della guerra, e per lei e suo figlio, non c’è scampo. Flavio le viene strappato di mano dai soldati e lei viene rapita. La forza di volontà di Valeria non le fa perdere la testa. La sua missione è trovare il figlio e portarlo in salvo. Il suo cuore di madre sa che è ancora vivo e lei non può far altro che non soccombere ai pensieri tristi che la tormentano. La fame, le privazioni, il vedere sparire le sue compagne di prigionia a una a una, non la fermano dal suo proposito. L’unica ragione che le permette di aggrapparsi alla vita e non lasciarsi trascinare dagli eventi.


«Il problema dell’oltrepassare i confini, Valeria, è che se ne oltrepassi tanti dimentichi dove sono e li perdi di vista.»


Tra le fila dei soldati di Boudicca c’è lui, Cunomaglus, uomo dallo sguardo di ghiaccio divenuto famoso per l’abilità con la spada. Lui ha quasi dimenticato il suo passato, il suo vero nome, da dove viene. Lui è diventato a tutti gli effetti un britannico ma non ha dimenticato la missione affidatagli dall’imperatore in persona. Una missione importante che porta avanti con consapevolezza e senza guardarsi indietro, soprattuto senza rimpianti e senza rimorsi. Se deve uccidere, uccide. Se deve usare la spada, la usa. Se deve governare una barca, lo fa. È schivo, indomito, senza paura. Ma quando entra in quella stanza dove vengono tenute le donne prigioniere che devono essere vendute come schiave e vede una donna che viene dal suo passato, questo torna prepotentemente a galla. E farà di tutto per portarla in salvo, per fare della missione di Valeria, la sua missione. Una missione difficile, se non impossibile, ma che gli permetterà di tornare ad essere un uomo valoroso ai suoi occhi.


«L’assenza non è altro che più acuta presenza, solo che tocca a te scegliere, pur nel dolore immenso della tua perdita, se sacrificare il resto della tua vita a chi ti mancherà o assolvere ogni giornata nel nome di chi se n’è andato prima del tempo e non tornerà mai più.»


Sapere che Figlia di Roma è l’ultimo capitolo della serie Roma caput mundi mi rattrista. Sapere che i personaggi che mi sono entrati nel cuore tanti anni fa non faranno più parte di qualche libro, mi sembra quasi la chiusura di un’epoca, di un periodo che mi ha accompagnato lungo questi anni. Dovete sapere che io ho ADORATO questa serie, fin dal primo capitolo. Ho seguito la storia di Rufo e Livia, Aquilato e Ishold, Massimo e Ottavia e Raganhar e Giulia e averli ritrovati tutti insieme in questo libro mi ha riempito il cuore di emozione. È stato un po’ come se fosse stata una rimpatriata. Una missione comune. Un compito da portare a termine tutti insieme: trovare Valeria e riportarla a Roma tra le braccia della madre. E in questa missione non si sono risparmiati: ognuno ha dato il suo contributo, ha aiutato, pur di ritrovare la loro “bambina” sana e salva.

Valeria è una bellissima donna, intelligente e fiera. Gli occhi verdi color della foresta attraggono gli uomini e, anche Cunomaglus, non ne è immune. Il sentimento che sboccia in lei non è un sentimento giovane e acerbo come quello che provava per Gaio Petronio, ma è maturo, consapevole. È un sentimento che, una volta che lo lasci andare, ti lascia svuotata, inerme, senza forze. E lo stesso avviene in lui. Mai avrebbe pensato di potersi innamorare di una donna come Valeria. Una donna al di fuori delle sue possibilità. Eppure in quel cuore arido, in quegli occhi freddi come il ghiaccio, iniziano a scorrere delle emozioni. Emozioni dirompenti e difficili da nascondere, soprattutto agli occhi del padre di Valeria, Rufo, che non vede di buon occhio questa attrazione. Eppure, nonostante il poco tempo che hanno passato insieme, i sentimenti che provano sono importanti. Vedere come un uomo duro come Cunomaglus si sia addolcito con Valeria mi ha emozionata. Leggere di come ha portato avanti la loro missione, con tutte le sue forze, me l’ha fatto apprezzare ancora di più.

Avere tra le mani un libro di Adele Vieri Castellano è sempre un piacere, per me. Le sue non sono storie semplici da leggere, non sono di quei romanzi da divorare in poche ore col cuore in gola e lo stomaco aggrovigliato. I suoi sono romanzi molto contestualizzati, con un linguaggio adatto al contesto, che richiedono tutta l’attenzione che meritano. Sono romanzi che ti fanno tornare la voglia di prendere in mano i libri di storia per scoprire di più su quel periodo storico. Mi spiace che questo sia l’ultimo capitolo della serie, lasciar andare i protagonisti mi viene difficile ma so che, qualsiasi cosa deciderà di scrivere questa autrice, in qualsiasi periodo storico deciderà di ambientarlo, io sarò qui pronta a leggerla.


«Tu sei la mia tartaruga, l’unica che sono riuscito a salvare.»

Elle

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