Il cavaliere d'inverno, Paullina Simons


Da quando ho sentito parlare di questo libro saranno passati almeno quattro anni. È un libro uscito quasi dieci anni fa ma non è mai stato il suo momento. Ci ho provato, eh! Ma mi sono arenata dopo le prime dieci pagine e non sono più riuscita a proseguirlo, ho dovuto abbandonarlo. Eppure, a distanza di così tanto tempo, ecco  che mi salta in testa il titolo e, perché non riprovarci?

 

 “Cosa ti frulla nella testolina? Siamo in guerra, lo capisci?”

“Capisco”

“Sappi allora che la vita non sarà più come prima. Ascolta le mie parole: d’ora in poi tutto sarà diverso da come lo avevi immaginato.”

 

Tatiana Metanova ha solo diciassette anni quando Hitler attacca la Russia. Vive nel quinto soviet, in due stanze che condivide con il fratello gemello Pasha, la sorella Dasha, i genitori e i nonni. Due stanze “private” e una cucina e un bagno da condividere con il resto del piano. È estate a Leningrado e l’arrivo dell’attacco tedesco mette in subbuglio la famiglia. Mandano in campeggio Pasha con la speranza di tenerlo lontano dal fronte e danno a Tatiana i pochi soldi che hanno a disposizione perché si metta in fila al market a prendere tutto ciò che può servire in caso di assedio della città. Ma come si può pensare di dare questa responsabilità a una ragazzina così giovane? Cosa potrebbe comprare? Tatiana ci mette la sua buona volontà ma non ha davvero idea di come fare. Per questo, quando vede un carretto che vende gelati decide di prenderne uno e gustarselo stando seduta su una panchina in attesa dell’arrivo del bus che la porti al mercato. Mentre è in attesa, dall’altra parte della strada, passa un ragazzo in divisa. È un giovane militare che la studia, la fissa. Anche Tatiana lo guarda con interesse. È un gran bel ragazzo, moro, molto alto e con l’aria di uno molto sicuro di sé. Mentre si studiano, passano una serie di bus che nessuno dei due prende. Quando Tatiana decide finalmente di salire ecco che lui la segue. È così che Tatiana e Alexander si incontrano per la prima volta, nel caldo pomeriggio del 22 giugno del 1941.

Da quel momento Alexander non riuscirà più a starle lontano. Ne è attratto e non vuole lasciarla andare. Tatiana è ingenua, giovane, piena di vita, e ha quella fiamma che lo attira, che non gli permette di lasciarla andare. Anche Tatiana prova gli stessi sentimenti ma qualcosa la frena irrimediabilmente. Nel caso in cui il loro amore dovesse uscire allo scoperto, la famiglia Metanova ne sarebbe irrimediabilmente distrutta e anche i segreti di Alexander potrebbero uscire allo scoperto, mettendo la sua vita in pericolo.

Ma la guerra è davvero alle porte. Più vicina di quanto si possa pensare. Affrontare l’inverno a Leningrado, con le temperature così basse e il cibo che scarseggia, è praticamente un suicidio. Il freddo, la mancanza di elettricità, i rifornimenti tagliati all’osso sono solo alcuni dei fattori che mettono a rischio la loro vita. Se poi vogliamo aggiungere i bombardamenti dei tedeschi, i furti e i saccheggi, ecco che abbiamo un quadro completo di come possa essere stato vivere a Leningrado durante l’assedio durato quasi novecento giorni. Eppure nel periodo in cui la famiglia Metanova è vissuta in quel piccolo appartamento, Tatiana ha avuto una forza d’animo non indifferente. Non si è mai arresa. Ha sempre lottato con le unghie e con i denti per sopravvivere. Ha dato forza alla sua famiglia, si è prodigata per portare a casa cibo per sfamare tutti, ha diviso quel poco che aveva con chi ne aveva bisogno ancor più di lei. E Alexander è sempre rimasto al suo fianco, nascosto nell’ombra. L’ha aiutata, le ha portato il cibo quando poteva, l’ha sostenuta, nascondendo i suoi reali sentimenti. 

 

“Non sempre le cose vanno come avremmo voluto o come avevamo progettato che andassero, anche se lo desideriamo molto.”

 

Il cavaliere d’inverno è un libro davvero impegnativo da leggere. Non solo per le settecento pagine di cui è composto ma anche, e soprattutto, per il periodo storico in cui è collocato. Vivere nella Russia degli anni ‘40 con i tedeschi che assediano la città e l’NKVD che, come un falco, vuole sbranare le sue prede, ti fa convivere con l’ansia perenne. La privacy non esiste e la famiglia e i vicini sanno praticamente tutto di te. In questo contesto, vivere un amore impossibile, vuol dire indossare costantemente una maschera di indifferenza. Una maschera che nasconde ciò che si prova ma che ti porta, inesorabilmente, a mettere in dubbio i sentimenti dell’altro. È una continua altalena di emozioni e sensazioni. Gioia, sconforto, fame, preoccupazione, fame, stanchezza, tenacia, fame, paura, tristezza, fame, pazienza, amore, fame, freddo. La costante di tutte le loro giornate è proprio la fame. Una compagna che ti scava da dentro, che ti toglie le forze, che ti mangia costantemente, fino ad arrivare al punto di non sentirla più.

Una volta che ci si lascia andare e ci si lascia trasportare dalla narrazione tutte quelle pagine, il peso fisico di questo libro, sparisce. Ti vedi trasportato in questa realtà inimmaginabile, sotto una coltre di neve, in coda per ore a prendere pochi etti di pane, sotto le bombe nemiche, a trasportare secchi di acqua gelata su per tre piani di scale. E poi vedi questo sentimento così giovane, così acerbo, sbocciare nel cuore dei protagonisti. Lo vedi mettere radici e crescere, giorno dopo giorno. Lo vedi diventare grande. Lo vedi nascondersi sotto strati di indifferenza. Eppure è lì, nascosto come un bulbo sotto la neve, pronto a sbocciare non appena arriva la primavera.

E questo era solo il primo capitolo della trilogia... indovinate chi ha già messo le mani sul secondo...

 

“Ricordati, Shura, ognuno di noi é io risultato delle proprie azioni. Cosa dicono di te le tue azioni?”

Elle

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