Ti sento, Valentina Torchia

Il libro di cui vi parlo oggi vede la sua fine lettura a novembre 2020. Come sapete da metà dicembre in poi stacco dal mondo blog per dedicarmi al 100% al mondo famiglia. Succede allora che mi ritrovo a gennaio con un sacco di recensioni in arretrato e pian pianino vedo di recuperarle e proporvele...

Inizio subito col ringraziare la casa editrice Dea Planeta Libri per avermi fornito una copia del libro.


A volte penso che nonostante anagraficamente non sia più una ragazzina da qualche giorno (seh, vabbé!), dentro di me, una piccola parte di me, lo sia ancora. E forse è per questo che ho deciso di leggere questo libro. 


Che senso avrebbe la vita, senza sperimentare?


Edoardo ha diciassette anni e frequenta l’ultimo anno di scuola. È bellissimo, tanto che qualche volta posa per gli shooting fotografici della madre che si occupa di eventi. Oserei dire che Edoardo sarebbe praticamente perfetto se non avesse una malattia rarissima che gli permette di non sentire il dolore. Da quando i suoi genitori hanno scoperto questa sua malattia lo hanno praticamente rinchiuso in una gabbia d’oro di attenzioni e raccomandazioni. Qualsiasi “incidente” potrebbe essere letale per lui. Non sentire la febbre, non sentire mal di gola, non provare i brividi di freddo o il sudore quando si ha troppo caldo, non avvertire tutti quei segnali che il corpo ti manda per farti capire che c’è qualcosa che non va, è altamente pericoloso. Soprattutto per un bambino che non ha coscienza di quanto gli sta succedendo. Per questo il padre di Edoardo è sempre molto premuroso dei confronti del figlio, ha paura che possa succedergli qualcosa che lo metta in pericolo. Edo ha vissuto la malattia quasi come se fosse un superpotere. Il potere di cadere e non farsi male. Il potere di non sentire assolutamente niente. Questo fino al giorno in cui una sua compagna di classe, Aurora, non gli tira un pugno sul naso. In quel momento, per la prima volta in tutta la sua vita, sente qualcosa. Sente la pelle di Aurora sul suo naso. Sente il dolore del pugno sul suo naso. Sente il sangue scendere caldo. Ma perché proprio Aurora ha questo “potere” su di lui? 


“Perché io ti sento, Aurora. Ho sentito il dolore, quando mi hai colpito, e ho bisogno di sapere cosa mi hai fatto.”


Aurora è una di quelle ragazze che risulta invisibile. Nessuno la nota. Ama vestirsi con abiti vintage che i suoi compagni deridono e, soprattutto, ama suonare il violino. Suonare è tutto per lei. Il suo sogno sarebbe quello di entrare alla Julliard di New York e vivere di musica. Aurora è una di quelle ragazze che sente tutto e, forse, sente troppo. Sente sulle sue spalle il peso della separazione dei suoi genitori. Sente il fallimento lavorativo del padre. Sente la delusione della madre nei suoi confronti. Sente la delusione in sé stessa per non essere diventata primo violino della sua scuola. Tutto questo “sentire”, però, la rende arrabbiata. Talmente arrabbiata che arriva a tirare un pugno sul naso di Edoardo. 

È così che nasce la loro “amicizia”. Un legame alla scoperta del dolore, dei sentimenti, delle emozioni. Emozioni che Edoardo non può sentire ma che, con Aurora al fianco, inizia a scoprire. 


Ma forse a volte è difficile controllare quello che siamo.


Non mi sono mai fermata a riflettere su quanto il dolore ci sia d’aiuto. Il dolore è sempre visto come una cosa negativa, che è bene evitare e per cui facciamo di tutto per farlo sparire il prima possibile. Ma il dolore fisico è sinonimo di un malessere che ti mette in guardia, che dice qual è il limite da non superare. E quando questa comunicazione corpo-cervello non funziona, ecco che ci si ritrova nella situazione di Edoardo. Fortunatamente solo poche persone soffrono di questa malattia ma non sono molte quelle che riescono a sopravvivere fino all’età adulta.

Di questo libro mi è piaciuto particolarmente l’intreccio tra verità e finzione. Il fatto che chi soffre di insensibilità congenita non può guarire, non è un ostacolo alla narrazione. Semplicemente l’autrice la porta su un livello diverso, non solo fisico ma anche emotivo. Fino a che Aurora non ha tirato un bel pugno sul naso a quell’antipatico di Edoardo che si è comportato male con la sua amica, Edo non provava né dolore fisico e nemmeno empatia. Era insensibile a tutto, anche ai sentimenti. Ma una volta che Aurora è entrata nella sua vita, ecco che qualcosa cambia.
Mi sono immaginata la vita di Edoardo come se prima fosse stata tutta grigia, priva di alcuna sfumatura, ma una volta che Aurora l’ha toccato nel profondo, ecco che, accanto a lei, ha iniziato a vedere a colori.
E, mi piace pensare, che questo è quello che ci succede quando ci si innamora...

Elle

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