Premetto che Hanover House è il secondo libro di una serie quindi sono possibili SPOILER.
“Lei è una sopravvissuta. Una combattente. È una cosa che ammiro.”
È passato un anno da quando la dottoressa Evelyn Talbot si è trasferita in Alaska per seguire la sua principale ragione di vita: il lavoro. Vivere in Alaska non è assolutamente facile. Tantomeno in una piccola cittadina come Hilltop. I cellulari non hanno campo e i vicini di casa sono a chilometri di distanza. Da quando si è costruito Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza, gli animi si sono divisi a metà. Chi è contro e chi a favore. Diciamo anche che, dopo quanto accaduto l’anno precedente, l’ago della bilancia si è spostato verso il contro.
Evelyn dedica anima e corpo al suo lavoro. Lei vuole capire cosa si nasconde dentro la testa di un serial killer. Lei che a sedici anni è stata sequestrata dall’allora fidanzato, che è stata seviziata e quasi uccisa vuole capire cosa spinge una persona a far del male, ad uccidere un suo simile. Lei è una sopravvissuta.
Per quanto riguarda il suo lavoro è una forte, sveglia, che non si fa incantare da chi ha di fronte. Si affida molto all’istinto e spesso fa bene a fidarsi. Con Amarok, il bel sergente, finalmente ha iniziato ad abbattere quei muri che si era costruita attorno. Lui ha fatto breccia nel suo cuore e, piano piano, briciola dopo briciola, è riuscito a far uscire la Evelyn di un tempo. È riuscito a farla aprire, a proteggerla, a renderla più sicura. E lei, in cambio, gli ha donato la sua fiducia e sé stessa. È riuscito a farle pensare ad un futuro insieme. Ovviamente per far sì che l’incubo di Evelyn finisca, devono scovare dove Jasper si è nascosto durante tutti questi anni e dove ancora si nasconde. Solo dopo la sua cattura Evelyn sarà finalmente al sicuro. Ma per quanto Amarok si avvicini a lui, ecco che Jasper si avvicina a loro.
A complicare le cose, e a rendere più interessante la storia, ecco arrivare alla clinica il famoso “Fabbricante di Zombi”, un uomo che lobotomizzava le sue vittime per renderle più docili. Se Lyman Bishop rende interessante la storia dal punto di vista “lavorativo”, l’arrivo a Hilltop di Samantha, l’ex fidanzata di Amarok, la rende più interessante dal punto di vista sentimentale.
“Sottrarsi alla verità non la rende meno vera, signora.”
Ormai lo sapete che sono segretamente (forse nemmeno più di tanto) innamorata di Amarok. Lo ADORO. È bello, sveglio, intelligente, innamorato perso, dolce, bellissimo (ah! L’ho già detto?). È davvero innamorato di Evelyn, talmente tanto che le altre donne non le calcola proprio. Lui vuole la storia seria. Quella che si conclude con il famoso anello al dito. Evelyn, dal canto suo, è innamorata del suo bel sergente, ma si sente in dovere di proteggere la sua famiglia, i suoi genitori e la sorella. Loro sono a Boston a fronteggiare la paura di una possibile aggressione e lei in Alaska, a ore di aereo di distanza. Come può riuscire a conciliare tutto?
Siamo tutti malvagi, in un modo o nell’altro.
Come avete capito questi sono libri davvero ben scritti. Sul piatto non c’è solo l’omicidio fine a sé stesso ma ci sono tanti elementi che inducono il lettore a proseguire la lettura, pagina dopo pagina. I fili delle varie storie si intrecciano sapientemente fino a convergere tutti al punto centrale: l’avvicinamento di Jasper a Evelyn e la risoluzione del caso principale che lega tutta questa serie.
La scrittura di Brenda Novak è talmente scorrevole che non mi sono nemmeno accorta di aver letto ben più di quattrocento pagine. Le ho praticamente divorate senza rendermene conto!
Sapere che sono la diciassettesima in lista d’attesa per avere il sequel tramite il sistema bibliotecario, non mi aiuta di certo. Riuscirò a resistere alla tentazione di acquistare La resa dei conti?
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