Alaska, Brenda Novak

È da un sacco di tempo che non leggo un libro giallo. Talmente tanto che non ricordo nemmeno quale sia stato l’ultimo. Quando ho visto che in biblioteca era disponibile l’ultimo libro di questa serie mi sono ripromessa di leggerla dall’inizio e quindi, oggi sono qui a parlarvi del primo capitolo della Evelyn Talbot series


“Lei non capisce. Non è al sicuro. Nessuno di noi lo è.”


Evelyn Talbot si è trasferita a Hilltop in Alaska per seguire la gestione di una clinica psichiatrica di massima sicurezza dove sono rinchiusi i più pericolosi psicopatici degli Stati Uniti. Evelyn ha trent’anni ed è una psichiatra molto dedita al suo lavoro. Ha lasciato i genitori a Boston per trasferirsi in Alaska e seguire ciò per cui ha dedicato la sua vita: capire cosa c’è dietro al comportamento di questi pluriomicidi. Un lavoro per nulla semplice, complicato dal suo passato. Evelyn è una donna tosta anche se con un sacco di punti deboli. Punti deboli che sia i detenuti che i colleghi conoscono e non si fanno scrupoli ad approfittarne. Lei sa cosa vuole dalla vita, sa che per riuscire a raggiungere i suoi obiettivi deve combattere e tirar fuori tutta la forza che ha, deve superare i suoi limiti.

È gennaio e le temperature sono molto basse. Le bufere di neve si susseguono una dopo l’altra lasciando le baite isolate per giorni. A Hilltop iniziano a succedere cose strane. La prima è il ritrovamento di un corpo di una donna, brutalmente mutilato. Gli abitanti iniziano ad avere paura. Chi, tra loro, era contrario a far aprire una clinica di massima sicurezza in un luogo così isolato, trova conferma delle loro paure. Il primo ad essere contrariato da quanto sta accadendo è proprio il giovane sergente Amarok. Lui si è sempre dimostrato avverso alla costruzione di Hanover House. I motivi sono molteplici, ma fondamentalmente nel caso dovesse succedere qualcosa, dovrebbe gestire tutto da solo. Lui è l’unico impiegato a tempo pieno che può far rispettare la legge a Hilltop. E quando il cadavere di cui sopra viene alla luce, ecco che si trova davvero da solo ad affrontare l’emergenza, a cercare il colpevole e, contemporaneamente, cercare di tenere al sicuro la comunità in cui vive e, in particolare, la bella Evelyn.


“In un certo senso vorrei non averti mai conosciuta. Perché se non ti conoscessi, non saprei cosa mi perdo.”


Eh sì. Avete capito bene. Il giovane e bel sergente è affascinato dall’attraente psichiatra. Lui che potrebbe avere tutte le donne che vuole, si è preso una cotta clamorosa per la donna che cerca di respingerlo in tutti i modi possibili. Evelyn vorrebbe davvero riuscire a superare gli ostacoli per avere una storia con Amarok, la prima dopo tantissimi anni, ma quel passato che l’ha tanto segnata le mette ancora i bastoni tra le ruote.


“Non voglio innamorarmi di te.”

“Perché l’amore è il rischio peggiore di tutti.”


Premetto che non conoscevo questa autrice, anche se ho visto che ha scritto davvero tantissimi libri. In questo in particolare non troviamo solo il classico thriller. Troviamo la psicologia, lo studio del comportamento delle persone non solo relativa ai criminali, troviamo i sentimenti, non solo quelli tra Amarok e Evelyn, e poi, dulcis in fundo, troviamo anche la suspence. Diciamo che quella vera la troviamo solo negli ultimi due o tre capitoli, prima troviamo tutta la preparazione che ci permette di arrivare lì, a quel momento in cui ti si stringe il cuore, il sangue pulsa più velocemente e inizi a pensare che la protagonista è realmente in pericolo. Ovviamente, adoro Amarok e mi metto in fila insieme alle donne che nel libro lo guardano con occhi adoranti. Lo stesso feeling non l’ho provato con Evelyn ma capisco che il fatto che sia così rigida sia il frutto di una scelta consapevole, una scelta che serve per dare credito al suo passato. Mi è piaciuta molto anche la location, un’Alaska selvaggia, ammantata di neve, che attutisce con il suo essere così estremo gli scossoni della vita.

Per essere un libro che parla di cadaveri brutalizzati devo dire che non ho trovato la narrazione difficile o particolarmente cruda. Ho trovato più “fastidiose” (passatemi il termine) le didascalie iniziali di ogni capitolo. Queste sono commenti rilasciati dai vari serial killer (intendo quelli reali) e, alcune volte, mi hanno fatto accapponare la pelle.


“Non esistono prove in grado di resuscitare i morti.”


Visto che il primo capitolo della serie è stato così gradito ho pensato di prenotare sia il secondo che il terzo. Quindi preparatevi che quanto prima mi sentirete parlare nuovamente dell’Alaska e della bella dottoressa Evelyn Talbot...

Elle

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