Ci sono libri a cui ti ci affezioni dal primo istante. Usheen, i suoi due spin off e i suoi protagonisti mi sono entrati subito nel cuore. E sarà davvero difficile lasciarli andare.
«Se dovessi mai scoccarti una freccia, ti colpirei qui.» Gli toccò il petto con un dito. «E a quel punto, più che un vibratore, diventeresti il mio zerbino.»
Sean ha quarant’anni ed è praticamente il “fratello” di Usheen e Donal. Sono cresciuti nello stesso quartiere e hanno intrapreso la stessa carriera nella polizia di Derry. Cattolici in un paese protestante, per loro non è stato per nulla semplice. Ora che Usheen ha lasciato la polizia e si è trasferito in campagna e che Donal è diventato il capo della polizia, a Sean il lavoro inizia a stargli stretto. Ha bisogno di cambiare aria e sta pensando seriamente di fare il concorso per diventare detective. Anche se stare fermo per studiare non è il suo forte, sta cercando di fare il possibile per impegnarsi a superare gli esami. Sean è un gran “cazzone”, passatemi il termine. A quarant’anni non è ancora cresciuto. È un gran bel ragazzo (uomo, sorry). Alto, biondo, fisico invidiabile, bel sorriso e una battuta con un doppio senso sempre pronta per cercare di rimorchiare una qualche ragazza disponibile per la serata. In tutta la sua vita non ha mai trovato quella giusta. Nessuna che gli facesse mettere la testa a posto. Nessuna che provasse minimamente a metterlo in riga. Nessuna che lo prendesse al punto da farlo diventare monogamo.
Ho provato a cercarti in altre donne, ma che senso ha?
Agnes è l’unica amica di Isabel, la moglie di Donal. Agnes e Isabel si sono conosciute nella casa famiglia che le ospitava e hanno subito fatto amicizia. Agnes ora fa la baby-sitter ai figli di Isabel durante il giorno, mentre Isabel contraccambia la sera, quando Agnes lavora al pub. Agnes ha solo venticinque anni e una figlia di tre, Georgie, da crescere da sola. La sua vita è stata turbolenta e ora ha paura a fidarsi di un uomo. Il padre di sua figlia non è stato un modello da seguire e Agnes ha dovuto fare scelte difficili, anche se giuste, per salvaguardare sé stessa e la piccola Georgie. Agnes è una tosta, una guerriera. Sempre con la battuta pronta e pronta a combattere le sue battaglie. Soprattutto velocissima a tirar fuori le unghie per difendere il suo territorio. Agnes ha dovuto imparare a difendersi, a sguainare gli artigli, a farsi scudo per proteggere la piccola Georgie. Come può una ex spacciatrice andare d’accordo con un poliziotto? Come può una come Agnes andare d’accordo con uno come Sean? Sarà forse per questo che insieme fanno scintille? Che ogni pretesto è buono per farsi la guerra?
«Beh, continuare a lottare alle volte significa anche arrendersi alla verità dei fatti, se non sei in grado di gestire la resa non saprai nemmeno farlo con la vittoria.»
Leggere 525 è stato in parte divertente e spassoso ma anche triste. Se all’inizio le battute di Sean e le risposte di Agnes le ho trovate spiritose, quando si è arrivati al clou del libro, ecco che tutta quest’aria di leggerezza si è trasformata in sofferenza, in dolore. Un dolore che si percepisce attraverso le parole.
Sean non si è mai innamorato di nessuna. Non ha mai avuto impegni sentimentali e il trovarsi attratto da una donna che gli tiene testa come fa Agnes, per lui è come buttare benzina sul fuoco. È uno dei motivi scatenanti di questo interesse. Il fatto che lei abbia una figlia piccola non è un ostacolo. Sean adora Georgie, sa come prenderla, riesce a interagire con lei, riesce a conquistare la sua fiducia. Sa che lui nella vita di Agnes sarà sempre al secondo posto, perché la sua priorità è e rimarrà sempre la figlia. Ma quando il padre naturale della bambina cercherà di rientrare nella sua vita, ecco che tutta la sua insicurezza verrà a galla e da lì in poi, sarà solo una discesa infinita verso l’inferno. Le loro tregue potevano durare momenti, minuti, ore, ma perdevano ogni significato se non erano alternate alle loro giornaliere guerre; era proprio quel sentire Agnes così lontana, nemica, ostile, per poi averla vicina, amica, complice, che rendeva tutto profondamente reale.
Da questo romanzo mi aspettavo grandi cose. Sapevo che quel mezzo pazzo di Sean mi avrebbe potuto regalare grandi emozioni, e così è stato. Qui non si parla più della questione politica nord irlandese. Non si parla nemmeno di violenza domestica. Qui si parla di orgoglio, di sofferenza, di non fare quel piccolo passo indietro per farne tanti in avanti. Si parla di amore ma quello che da solo non basta a superare le insicurezze, gli ostacoli, le difficoltà. Per questo ci vuole complicità. Ci vuole fiducia. Ci vuole coraggio. Ci vuole maturità. E quando questi elementi mancano, tutto va a rotoli. L’amore non sopravvive, ma può trasformarsi in un sentimento altrettanto potente: l’odio.
«Non partire ogni volta dal presupposto che la nostra sia sempre e solo una guerra, magari è arrivata l’ora di prolungare la pace.»
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