Ecco l’ennesimo libro sponsorizzato dalla mia spacciatrice di titoli ufficiale. Avevo già letto un romanzo di questa autrice ed eccomi qui a parlare nuovamente di lei. La recensione è stata scritta nel periodo estivo, quindi, riferimenti a case, libri, auto, viaggi e fogli di giornale, all'epoca erano pertinenti.
Johann abita a Grundtjärn, un paese (se così si può chiamare) nel nord della Svezia composto da dieci anime e quattro case. Per trovare un filo di vita in più bisogna arrivare a Junsele, a una trentina di chilometri di distanza, dove si può trovare un piccolo supermercato e un centro per ricevere e spedire pacchetti. Johann crea gioielli nella sua fucina e li spedisce in tutto il mondo. Lui è scorbutico, misantropo e talmente allergico alle persone che spesso risulta maleducato. Vive staccato dal mondo: niente telefono, niente cellulare e il computer lo usa solo per il suo lavoro. Il suo modo di vivere è proprio una scelta di vita. Lui ha scelto consapevolmente di staccarsi dall’umanità , di andarsene in esilio. Questa sua scelta è dovuta alla sua paura di venire tradito, di legarsi a qualcuno e rimanerne deluso. Insomma, piuttosto che soffrire per una delusione, preferisce vivere da solo senza conoscere nessuno.
“Gli occhi. I capelli. A volte mi domando, Ellinor, sono caratteristiche così importanti come vogliono farci credere? Così tanto da definirci e, a volte, da diventare un problema?”
Blue ha scelto di lasciare Berlino e i genitori per andarsene a vivere a Grundtjärn. Qui ha affittato una casa per tutto l’inverno dove spera di riuscire a ritrovare sé stessa e un po’ di serenità . Peccato che arrivata a destinazione le si è rotta l’auto e la casa che è stata affittata è stata disdetta dai genitori per farla tornare a casa con la coda tra le gambe. Ma quando si arriva ad un certo punto, quando si è arrivati a saturazione, la pazienza finisce e si trova la forza per reagire a tutto ciò che ti capita. Si lotta con le unghie e con i denti pur di ottenere ciò che si vuole. E infatti Blue, con il suo entusiasmo e la sua voglia di rivalsa, trova la forza per andare avanti. Ad aiutarla troverà Ellinor, Ragnar, Riku e Johann. Sì, proprio lui, lo scorbutico Johann.
“Il tuo caratteraccio. Per me è confortante. Sei un cuscino morbido su cui riposare.”
Blue adora punzecchiare Johann. Le piace farlo ammattire. È brava a scardinare i suoi punti di riferimento, i pilastri su cui si basa la sua vita. Al punto che lo rimescola tutto. E inizia ad ammansirlo. Ad addomesticarlo. E lui, nonostante lotti con tutte le sue forze per contrastarla, per combattere ciò che prova, alla fine è costretto a cedere. La muraglia che si era costruito per tenere tutti lontani, inizia a sgretolarsi. E Blue quelle crepe le vede e ci si intrufola e le amplia. Ma cosa succederà quando Blue verrà richiamata dai suoi doveri familiari? Quel muro che con tanta fatica e pazienza è stato demolito, verrà ricostruito?
“Siamo miliardi di persone al mondo e, tra queste, ci sarà sempre qualcuno per cui vale la pena fermarsi. Qualcuno che vorrà accoglierti nella sua vita. Amarti. Esserti fedele. La parte difficile è trovarlo, ma, quando ci riesci, sarebbe da pazzi lasciarselo scappare.”
Feeling Blue mi ha tenuto compagnia durante questo lungo viaggio verso la meta estiva. È un romanzo che ti cattura con le sue parole e ti trasporta in un mondo completamente diverso da quello che conosciamo. Un mondo innevato, dove la luce del sole si vede solo per poche ore al giorno, quando va bene. Dove il freddo può essere letale. Dove l’aurora boreale può darti conforto e dove il ghiaccio canta una strana melodia. Dove le persone vivono isolate ma quelle poche che incontri sono accoglienti e disponibili.
Feeling Blue parla di amicizia. Quella vera. Di quelle che basta uno sguardo per capirsi al volo. Quella che ti consola, che ti abbraccia e ti fa sentire capita.
Feeling Blue parla di amore. Di seconde possibilità . Di quel sentimento che ti scombussola gli organi. Che te li scuote dal profondo.
Ma Feeling Blue parla anche di sofferenza. Quella che si prova quando non ti senti bene con te stessa. Quel malessere che ti porti dentro e che devi trovare la forza di combattere. Quella tristezza che ti assale quando non ti senti nel posto giusto a fare qualcosa che non ti piace. Quel sentirsi tarpare le ali, soprattutto dalle persone che invece dovrebbero supportarti.
Feeling Blue parla di incomprensione. Quella tra genitori e figli. Figli che vorrebbero trovare la propria strada da soli e genitori che vorrebbero facessero quello che vien loro detto.
E, infine, Feeling Blue parla della paura. Quella paura che immobilizza. Quella che ti fa lasciare tutto e andare a vivere sotto una campana di vetro. Di quelle che ti permettono di guardare fuori ma non ti permettono di vivere. Parla della forza che bisogna trovare per ammettere queste paure e cercare di superarle, senza il timore di chiedere aiuto.
Stare bene è anche questo: vivere la vita un passo alla volta. Non abbiamo bisogno di correre, dobbiamo vivere il nostro tempo. Ognuno a modo proprio.
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