Novembre, Laura Vegliamore

Quando Lei promuove, io scarico. Non ce ne sono di storie. Io, semplicemente, eseguo “gli ordini”. Anche con Novembre è andata così. Lei l’ha proposto, io l’ho letto. E ora ve ne parlo.

 

«Lasciati amare, Adriano»

 

Adriano è un ragazzo che porta sulle sue spalle il peso del mondo. Si porta appresso tutte le colpe. Si sente in colpa per cose che nemmeno sono dipese totalmente da lui. Eppure, in qualche modo, questi sensi di colpa, li ha radicati sotto pelle e, più spesso di quanto vorrebbe, si fanno sentire. Alzano la testa e ad Adriano si spezza un pochino di più il cuore. Fino al punto da prendere una decisione difficile. Lasciare il fratello gemello, il padre, la sua amica Claudia, e partire per Parigi.

Adriano sperava che, una volta lasciata Roma, avrebbe ricominciato a respirare. A sentirsi meno triste. Ma quella tristezza, quel suo modo di essere, è davvero radicato profondamente in lui. Talmente in profondità che i suoi occhi parlano per lui. Parlano del suo stato d’animo, del suo malessere che, anche a migliaia di chilometri di distanza, non lo abbandonano mai.

 

«Non mi hai notata perché tu non la guardi la vita, Adriano. Ti nascondi, la lasci fuori, non vuoi che ti veda.»

 

A leggergli dentro ci riesce molto bene Mathilde. Lei Adriano l’ha visto solo una volta, eppure il suo viso si è tatuato nei suoi pensieri. Gli è penetrato sotto pelle e non se n’è più andato. Mathilde ha sempre sentito il bisogno di rivederlo, di avvicinarlo, di togliergli un po’ di peso dalle spalle e, quando finalmente ne ha l’occasione, si tuffa di tasta. Prende coraggio e lo avvicina. Da quel momento, da quell’incontro fortuito, in Adriano inizia il cambiamento. Inizia un percorso di crescita, di risalita, di consapevolezza. Peccato che per arrivare a vedere la luce, dovrà passare per il buio più profondo.

 

«Anchio sono fuggita, sai?»
[…]
«Da cosa?»
[…]
«Dalla calma. Dal silenzio.»
[…]
«La calma è riposante. Il rumore continuo è peggio.»
[…]
«Be, hai ragione, la calma è riposante. Però quando si tratta di stare fermi, di non riuscire a vedere altro che le stesse cose, le stesse persone, gli stessi luoghi… allora non è più riposante. È claustrofobico.»

 

Novembre è un romanzo da leggere lentamente. Da bere a piccoli sorsi. Io non ce l’ho proprio fatta a leggerlo tutto d’un fiato.

Novembre rispecchia le atmosfere un po’ tristi, cupe, tipiche di quel mese. Le giornate che si accorciano, i primi freddi, un po’ di tristezza che ti entra sotto pelle.

Novembre è un respiro difficile. Di quelli che ti spaccano i polmoni. Di quelli frammentati.

Novembre è la sofferenza di un ragazzo che si porta addosso i sensi di colpa. Che non riesce ad aprirsi, che non riesce a tirar fuori le parole per descrivere come si sente. Che non vuole farsi voler bene, anche se ne ha un infinito bisogno. È la necessità di tirar fuori tutto ciò che lo fa star male ma senza averne la forza. E la forza che necessita la trova solo dopo aver subìto l’ennesimo contraccolpo, l’ennesimo pugno nello stomaco. E, anche quando si è al tappeto, si può trovare la forza per rialzarsi.

Novembre è delicatezza. È camminare in punta di piedi su un terreno ghiaioso. Un terreno difficile come quello della sofferenza fisica ed emotiva. Ma fatto da Laura Vegliamore con notevole eleganza. Con sensibilità, finezza e tatto.

Novembre è la dimostrazione che un romanzo  può essere bello anche quando parla di amore in tutte le sue forme. Che sia amore fraterno, amore genitoriale o amicizia. Quell’amore che non hai bisogno di chiedere, perché viene donato abbondantemente, soprattutto nel momento del bisogno.

 

Novembre è la storia di Adriano. Del cammino che fa per superare la sua sofferenza.

E ora sono curiosa di leggere del cammino di Leonardo…  

Elle

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