Ovunque per sempre, Vera Demes

Quanto può far male sentirsi soli in un mondo pieno di persone?


«A te non capita mai?».
«Di aver paura del futuro?».
 «Sì».
«Quasi sempre».


Vanessa e Leon vivono in due mondi agli antipodi. Vanessa è una pariolina abituata ad avere tutto ciò che vuole. Ha un armadio pieno di abiti firmati, una carta di credito a sua completa disposizione, un’auto tutta per sé. Ma ha anche un padre che non ascolta le sue esigenze, una matrigna che è il suo “cane da guardia” e delle amiche che non sono vere amiche. Vanessa vive di apparenza. Frequenta le scuole migliori, l’università che ha scelto suo padre per lei. Le amiche che ha dovrebbero difenderla e, invece, sono le prime che attaccano. Che le azzannano il collo. E Vanessa vive in questo mondo mostrando disagio. Si sente sempre “sbagliata”, senza un obiettivo da raggiungere. Un disagio che la porta a infilarsi due dita in gola ogni volta che mangia, a sballarsi di alcol e medicine durante le feste, a non difendersi quando il branco l’attacca. L’apice di questo malessere lo raggiunge la notte di Capodanno, quando capisce che così non può andare avanti, che la sua vita è inutile. Che, forse, la soluzione definitiva di tutti i suoi mali c’è. Basta avere il coraggio di lanciarsi nel vuoto.


Ci si poteva liberare degli oggetti. Ma mai e poi mai della propria coscienza. 


Dall’altra parte della “classifica sociale” troviamo Leon. Lui vive in periferia. Vive in un piccolo appartamento con il padre ormai in fin di vita. Un padre che ha accantonato il suo sogno nel cassetto pur di crescere il figlio. Un figlio solitario. Che ama urlare al mondo il suo disagio attraverso murales di denuncia. Murales in cui mette la sua anima, il suo pensiero. Vuole far aprire gli occhi al mondo. Vuole denunciare ciò che ai suoi occhi è sbagliato: un mondo in mano a pochi ricconi che sfruttano il pianeta facendolo pian piano morire. Leon in questa solitudine ci vive benissimo. Occupa il suo tempo lavorando da McDonald, occupandosi del padre e facendo il writer.


«Le persone normali mi sarebbero passate accanto senza vedermi mentre tu… beh… tu mi hai guardata, mi hai vista nonostante tutto».
[…]
«Come avrei potuto non vederti?».
«Perché sono invisibile».
«Non per me».


Leon è proprio lì quando Vanessa prende la decisione più difficile della sua vita. È proprio lì dietro di lei. Non si sono mai visti prima ma lui è l’unico che la capisce. L’unico che invece di “spingerla” le allunga una mano per afferrarla. Per portarla in salvo. Per aprirle gli occhi. Per farle capire che una scelta giusta c’è sempre, anche se non la si vede. 


Ovunque tu sarai io ci sarò. Non importa come o dove ma ci sarò.


La storia di Vanessa e Leon è come una giornata con il cielo plumbeo, che minaccia pioggia. Il cielo è coperto di nuvole grigie, gonfie. E, all’improvviso, uno sprazzo di sole.

Quello sprazzo di luce nella vita di Vanessa è giusto Leon. E lo stesso succede nella vita di Leon, Vanessa è la sua luce. La sua rinascita. Il suo nuovo “mondo”. Vanessa finalmente cresce, rinasce. Riesce a vedere le cose che non vanno nella sua vita, riesce a capire cosa vuole fare della sua vita e prende la decisione di staccarsi dalla famiglia e dagli amici per prendere in mano il suo futuro. Un futuro sicuramente più difficile di quello che avrebbe avuto stando a Roma, ma più ricco di sentimenti e di emozioni. E Leon… Leon con i suoi occhi d’ardesia, sarà lì, sempre pronto a tendergli la mano, ad aprirle gli occhi. E in cambio riuscirà ad aprire il suo cuore. Un cuore che non pensava di avere. Un cuore che pensava fosse funzionale alla sopravvivenza e non destinato alle emozioni. Emozioni tenute chiuse a forza dentro di sé, messe dentro questo vaso ermetico che è il suo corpo che, quando scoppia, si riversa nella sua creatività, nei suoi dipinti. Ovunque per sempre è sì un libro dalle tinte scure. Ma è un libro che parla di amore. Quello che nasce dalle difficoltà della vita. Quello che non penseresti mai possa germogliare. Come quel seme che fa nascere un bellissimo fiore in mezzo a una distesa di cemento. Che va contro tutte le logiche della sopravvivenza ma, proprio per questo, ancora più incredibile.

E a fare da sottofondo alla storia di Leon e Vanessa, una denuncia. Un disagio che anche io sento e che non so come combattere. Lo sfruttamento del nostro pianeta. Un pianeta che stiamo, pian piano, uccidendo in nome della ricchezza.


«Nella vita bisogna sempre provare. Al massimo si rimane fermi al punto di partenza».

Elle

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