Aspettare le nuove uscite della Red Oak Manor Collection sembra essere diventato il mio nuovo sport preferito. Appena ho finito Wings avrei voluto leggere subito il successivo. E quando ho avuto Stuck tra le mie mani… beh, mi avete fatta davvero felice.
«Con me non sarai mai sola».
Arya ha sedici anni quando arriva al maniero. Lei ha una mamma e ha anche una casa dove vivere. Ma quando il compagno della madre esagera con l’alzarle le mani, ecco che Arya interviene chiamando la polizia. Al maniero ci arriva con il viso tumefatto e con la consapevolezza che, appena la madre si rimetterà in sesto, tornerà alla sua vita. Vivere insieme ad altre persone in una realtà così diversa dalla sua, per Arya non è affatto semplice. Si sente diversa, fa fatica a integrarsi. Lei ha i suoi vestiti, le sue cose, portate da una vita precedente. Le altre ragazze non hanno nulla se non quanto regalato dalle persone benestanti di Red Oak. Ma nel mezzo di questo stravolgimento così repentino della sua vita ecco trovare quella sicurezza che le è sempre mancata. Questa sensazione la prova solo con lui, Dylan.
Non mi sento una persona nuova, ma me stesso e tutto solo perché so, finalmente, per la prima volta nella mia vita, di avere una casa in cui tornare.
Dylan al maniero ci vive da sempre. Lo hanno abbandonato lì davanti al portone quando aveva solo poche ore di vita. Quella che per gli altri è una casa, per lui è una prigione. Tra quelle mura si sente soffocare. E non ci sono punizioni che tengano, lui le regole le infrange sempre e comunque. Fin da bambino è stato il tirapiedi di Sherman, il proprietario del maniero, che lo ha plasmato a sua immagine e somiglianza. Per ogni trasgressione alle sue regole c’è sempre stata una punizione. Eppure, nella vita così grigia di Dylan, c’è stato un momento in cui la luce l’ha rischiarata. Quella luce è Arya.
Perché l’amore non deve avere un punto, una chiusura, un declino. Deve essere un quotidiano, infinito e indiscutibile inizio.
Gli anni sono passati. Arya è riuscita a realizzare il suo sogno di diventare attrice. Ora vive a Hollywood ed è un’attrice affermata e molto famosa. Dylan, invece, non è riuscito a tagliare quel cordone che lo lega a Sherman e ai suoi loschi affari. È ancora legato a lui e ha ancora la speranza che un giorno, tutto ciò per cui ha lavorato fin da quando era solo un bambino, diventi suo. Eppure il destino fa incrociare di nuovo le loro strade e cosa succederà quando i loro mondi, così agli antipodi, si scontreranno? Cosa succederà quando quel fuoco che li ha bruciati dieci anni prima si riaccenderà ?
«Non puoi condannarti all’infelicità soltanto perché hai compiuto delle scelte sbagliate. Devi imparare a darti una seconda occasione».
Leggere Stuck mi ha lasciata con non poche perplessità . Ci sono due cose di questo romanzo che non mi sono piaciute e che mi hanno proprio dato fastidio. La prima in assoluto è la possessività di Dylan. Trovo inaudito che nel ventunesimo secolo ci siano uomini che pensano che la donna sia una loro proprietà . La donna non è un oggetto, è una persona che appartiene solo a sé stessa. Una donna è libera di fare le proprie scelte e non deve rendere conto a tipi come Dylan. Posso dargli tutte le attenuanti del caso: l’abbandono, l’essere cresciuto in un orfanotrofio, il crescere senza essere amato, le punizioni subite, la vita malsana che ha sempre fatto, ma nulla giustifica il suo comportamento e la sua gelosia. Il suo voler imporre la propria volontà . Il suo non saper gestire la rabbia. Ho apprezzato che diverse volte l'autrice abbia fatto dire ai suoi personaggi - e parafraso - "Arya non è roba tua", ma di fatto il pensiero di Dylan non è mai cambiato, non è mai maturato, non è mai arrivato all' "Arya possiede il libero arbitrio".
L’altra cosa che non sono riuscita a sopportare sono i flashback. Io premetto che non li amo particolarmente. So di avere questo punto debole e mi dispiace. Preferisco una scrittura più lineare, che vada in ordine cronologico. E il vedere in ogni capitolo uno o più salti temporali mi ha fatto impazzire. Letteralmente. Credevo che i diversi salti li avremmo visti soltanto in una prima parte del libro, invece ce li ritroviamo in ogni singolo capitolo...
Eppure questo romanzo è scritto molto bene. Si riconosce la penna di questa autrice. La sua impronta. Il suo modo di affrontare la narrazione. Per quanto io non sia riuscita a entrare in sintonia con Dylan, ho apprezzato, per certi versi, il personaggio di Arya. Il fatto che fin da ragazzina non abbia ceduto alle provocazioni di Sherman. L’essere riuscita a vedere del buono in un ragazzo come Dylan, il non essersi fermata alle apparenze. L’aver perseguito i propri sogni e poi riuscire a realizzarli. Essere riuscita a imporre la propria idea a quel cavernicolo di Dylan. Beh! Sono tutti punti che mi hanno fatto apprezzare il suo carattere, il suo personaggio, la sua bellezza. C'è però da dire che anche lei non è a postissimo con la testa. Il bipolarismo è dietro l'angolo...
Un’altra cosa che mi è piaciuta è l’essere venuta a conoscenza di altri segreti legati al maniero e alla famiglia Sherman. Sinceramente non avevo aspettative in merito ma, io che sono una di quelle lettrici che non è capace a lasciar andare i personaggi, l’avere questo filo conduttore che accomuna i primi due capitoli di questa serie, l’ho trovato bellissimo.
È giusto che sappia che, nella vita, si può cambiare, si può voltare pagina, si può essere migliori di ciò che ci impongono gli altri e che si può sempre scegliere quale percorso seguire.
Ora che sono arrivata fino a qui, la voglia di continuare a leggere questa collection c'è ancora e sono prontissima a leggere Issue. 21 febbraio dove sei?
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