Quanto può far male non sentirsi amati? Quanto può far male sentirsi soli al mondo? Quanto può far male sapere che nella propria vita nessuno ti ha mai voluto bene? Tantissimo. Penso possa essere deleterio. Eppure Jersey Six è sopravvissuta a questo e non solo. È sopravvissuta all’abbandono appena nata davanti ad una caserma dei pompieri nel Jersey. È sopravvissuta ad una infanzia passata tra case-famiglia e famiglie affidatarie. È sopravvissuta a genitori che hanno abusato ampiamente di lei e delle sue “sorelle” che vivevano insieme a lei. È sopravvissuta alla perdita dell’unica famiglia che le ha voluto bene, che l’ha trattata come una bambina, che non le ha fatto del male. E questa perdita è forse ciò che l’ha destabilizzata più di tutto. Aveva quattordici anni quando i suoi genitori affidatari sono morti accidentalmente e il pensiero di dover andare a vivere in un’altra famiglia che magari non l’avrebbe amata l’ha fatta fuggire. Si è trovata a vivere per strada, a cercare di raggranellare qualche soldo per prendere una crema antibiotica piuttosto che del cibo. Si è adattata a raccogliere cibo dalla spazzatura, a lavarsi in un lavandino fetido con acqua gelata mentre occhi famelici la scrutavano. Alla fine del suo vagabondare è approdata nella palestra di Marley. Qui ha trovato rifugio. Ha trovato una stanzetta dove poter appoggiare un materassino per dormire, ha trovato delle persone disagiate come lei ma, soprattutto, ha trovato un modo per incanalare la sua rabbia: la boxe. In quella palestra ha imparato a difendersi a suon di pugni, ha imparato a tirare un coltello a occhi chiusi, a diffidare ancor di più delle persone che la circondano. Ha imparato a non abbassare mai la guardia, a non fidarsi mai di nessuno e a contare sempre solo su sé stessa. Ha iniziato ad abbassare la guardia solo quando Chris entra nella sua vita.
Nella sua vita non c’era posto per l’orgoglio.
Sopravvivenza.
Necessità umane basilari.
Vendetta.
Questo aveva nutrito la persona che era.
Chris è un uomo che ha perso la memoria durante un incendio che l’ha visto uscirne quasi completamente ustionato e senza memoria. È arrivato alla palestra di Marley perché nel passarci davanti gli si è accesa una lampadina nella testa e un barlume di ricordo gli si è affacciato alla mente. Chris si è imposto nella vita di Jersey e, insieme, hanno trovato un equilibrio. Un equilibrio molto precario ma che è la base della loro amicizia. Chris le legge dei libri, la tiene tra le braccia quando ha freddo la notte. E Jersey ricambia sentendosi in parte responsabile del suo benessere.
La mia vita è piena di nulla. Non ho niente da perdere perché non possiedo niente, letteralmente.
Questa strana routine tra Jersey e Chris si stravolge quando nelle loro vite approda Ian. Ian è una rock star internazionale che offre un lavoro a Jersey e, di conseguenza, anche a Chris. Ian si affeziona subito a Jersey e non la tratta come se fosse una sua semplice dipendente, ma come se fosse una sua confidente, una sua amica. E per quanto Jersey si possa sentire attirata da uno come lui, sapere che potrebbe essere colui che ha ucciso i suoi genitori affidatari, accende in lei una sete di vendetta. Jersey vuole vendicare la morte delle uniche due persone che l’hanno amata. Occhio per occhio e dente per dente. Ma ci si può fidare di quanto dichiara un uomo che ha perso la memoria? Qual è la verità? Cosa si nasconde dietro una rock star di fama internazionale?
«Mi dispiace se non sei abbastanza forte da sopportare l’idea che mi mancherai. Ma mettiti nei miei panni. Tra una settimana partirò. Ho un lavoro a tempo pieno che mi aspetta e lo svolgerò da schifo. Sono bravo solo in quello, ma sarò comunque pietoso a farlo. Perché il mio lavoro a tempo pieno consisterà nel sentire la tua mancanza. E non importa se prima non sei mai mancata a nessuno, perché a me mancherai così tanto da bastare per una vita intera.»
Leggere Jersey Six. La miglior vendetta è l’amore è stato doloroso. È stato come un tuffo nell’acqua gelata di una verità che ti lascia spiazzata. Senza fiato. Sempre più spesso penso di essere stata fortunata ad essere nata nella parte giusta del mondo, in una famiglia che mi ha cresciuta con amore. Purtroppo non a tutti è data questa stessa possibilità. E Jersey è una di queste persone. Jersey è una che non si piange addosso. È una di quelle che si fa andare bene quel poco che ha. È una ragazza che trova la forza dentro sé stessa per andare avanti nel migliore dei modi, con le poche cose e possibilità che ha. Jersey è una che lotta, che graffia, che prende la vita a morsi. Non è abituata all’amore, ai complimenti. Se qualcuno gliene fa uno, pensa che in cambio voglia qualcosa. E quando Ian inizia a trattarla con umanità, senza deriderla, senza volerla sopraffare, lei non se ne capacita. Si domanda perché proprio lei sia stata scelta tra tante persone. E insieme a questi dubbi inizia a formarsi una piccola crepa nella sua corazza. Una volta iniziato questo romanzo è praticamente impossibile fermarsi. Non ci si riesce. Ti fagocita nelle sue pagine e ti sputa fuori alla fine completamente incredula, sopraffatta, sbalordita. Ti lascia con la bocca aperta, il cuore in affanno e la mente in subbuglio. È un libro spesso crudo e a tratti violento ma che ti fa sperare nelle seconde possibilità. Nella possibilità che, anche nei casi più disperati, quelli più difficili, quelli in cui nessuno punterebbe mai un solo centesimo, ci sia del buono, del potenziale.
«Allora cos’è l’amore per te?»
[…]
«Quando ci baciamo… quello è amore.»
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