Non vi avevo avvertito che avrei fatto scorpacciata di Naike Ror? Ops, ve lo dico ora. Mi sono scaricata tutti i libri e gli spin off della serie R.U.D.E. che non ho ancora letto e… ho intenzione di farci una bella scorpacciata.
«Sì, ci vuole coraggio a fidarsi di qualcuno, ma se non
lo facciamo viviamo solo a metà .»
Quando
a Ryana torna in mente il giorno più bello vissuto nella sua infanzia, insieme
alla felicità provata, torna forte anche il dolore. Il suo sogno di entrare
alla Royal Accademy si è avverato. Ha solo undici anni ma, grazie alla sua
bravura e costanza nell’allenarsi, il momento tanto atteso è arrivato. Ciò che
non poteva minimamente immaginare la giovane Ryana, è che quel sogno si sarebbe
infranto rovinosamente pochi minuti dopo aver rivenuto la notizia. Era in
macchina con i genitori quando un’auto della polizia li ha affiancati, ha fatto
segno di accostare e hanno fatto scendere il padre. Questo è stato portato al comando,
processato per direttissima e condannato. Quei momenti, i visi dei poliziotti,
la paura provata in quegli istanti, Ryana non è più riuscita a dimenticarli. I
suoi parenti hanno ripudiato la sua famiglia e, pur di allontanarsi da
Londonderry e trovare un porto sicuro dove crescere la figlia, la madre si è
trasferita negli Stati Uniti. Qui Ryana si è dedicata alla danza, sua unica
passione, fintanto che un problema fisico le ha impedito di continuare. Qui a
San Francisco non ha mai avuto una vera vita. Ryana si è richiusa in sé stessa.
Conduce una vita solitaria scandita dal lavoro di impiegata e dalle visite alla
nonna dove, nello scantinato, indossa le scarpette per provare ancora quelle
emozioni che la fanno sentire viva. A mettere scompiglio in questa monotonia
arriva Samuel McQueen un giornalista che vuole portare alla luce la verità su
quanto accadde in Irlanda del Nord tanti anni prima. Che fare? L’unica
soluzione è tornare a Londonderry e cercare di entrare in contatto con quei
poliziotti che avevano arrestato il padre.
«Per quelli come noi, la vita è facile, leggera, poco
impegnativa; non amiamo nessuno, non inciampiamo nelle coscienze degli altri e
prendiamo decisioni del cazzo senza paura di far soffrire le persone che ci
circondano.»
Crescere
nel ghetto cattolico di Bogside a Derry non è stato facile per Usheen Doherty.
E neanche entrare in polizia quando questa era prevalentemente costituita da
protestanti è stato semplice. Ma a Usheen le cose semplici non si confanno. Lui
è nato per essere un leader, per avere una visione particolare della faida che
da sempre divide Derry. La sua vita si è sempre svolta all’interno dei confini
della città e, grazie all’aiuto del quartiere, del suo amico Donal, delle
regole imposte dal fratello maggiore Aidan e della sua caparbietà , è cresciuto
con una certa morale e seguendo quella giustizia che non sempre segue binari
convenzionali. A complicare le cose, ad aggiungere un po’ di pepe nella sua
vita, arriva una nuova vicina di casa. E chi mai sarà questa vicina altezzosa e
algida?
«Credo che il passato sia come uno spettro, una di
quelle presenze impalpabili che non puoi scegliere se mettere in valigia; ti
segue se decide di volere stare al tuo fianco. Dimenticarlo, abbandonarlo,
ignorarlo non sono cose che possiamo fare senza il suo consenso.»
Esiste
una sola unica verità ? O questa varia a seconda di come si guardano i fatti? È
possibile essere certi dell’innocenza di una persona e poi, invece, doversi
ricredere? Queste domande mi sono sorte una volta arrivata alla fine di questo
bellissimo romanzo. Sarò sincera, non conoscevo questa parte della storia
moderna. La faida che divide cattolici e protestanti in Irlanda del Nord. Qui
si parlano di fatti successi in un passato abbastanza recente di cui io non ho
mai approfondito l’argomento. Eppure è davvero interessante. Pensare che esiste
un paese che cambia nome a seconda della fazione religiosa che lo nomina è
allucinante. Pensare che esisteva un muro che separava la parte cattolica della
città da quella protestante è ancora più incredibile. Mi viene anche difficile
pensare che le scuole siano divise per religione. Che i pub possano essere
frequentati da soli cattolici o da soli protestanti. E che nessun genitore
avrebbe fatto sposare la figlia ad un uomo che non fosse della sua religione,
della sua stessa fazione. In questo momento in cui tanto si parla di
integrazione, a Londonderry questa parola probabilmente non può nemmeno essere
nominata. E vivere in un ghetto cosa può significare per un bambino? Cosa vuol dire
essere cresciuto con l’odio verso chi non è uguale a te? E se questo odio
sfocia nell’estremismo? E cosa si può fare di concreto per far finire questa
faida? Come si può decidere di punto in bianco che è ora di smetterla con una
guerra interna e intestina?
«Puoi indossare tutte le armature che vuoi, ma se lasci
scoperta la zona del cuore, finisce che ti colpiscono lì.»
Se
volete qualcosa di leggero questo non è il libro adatto. Ma se volete leggere
un romanzo che prende spunto da fatti sanguinosi per costruirci sopra una
bellissima storia d’amore, allora ve lo consiglio caldamente. Usheen è un libro da cui farete molta fatica a
staccarvi. Un libro che ti incatena alle sue pagine, che ti risucchia nella
storia e che, una volta arrivata alla fine, ne esci tramortita. Io ho amato
Usheen. Il suo cercare di essere distaccato, di non far vedere quanto in realtÃ
fosse coinvolto da Ryana. Il suo modo di proteggersi e di proteggerla, anche da
sé stesso. Il suo modo di tenerla sempre al sicuro, anche nelle situazioni più
difficili. E Ryana? Una donna che ha cercato in tutti i modi di tener sotto
controllo la sua vita. Ha ibernato il suo cuore nascondendolo sotto strati e
strati di ghiaccio pur di non dover più soffrire. Ed è bastato un uomo rude e
grezzo come Usheen per farlo tornare a battere.
Io ora vi lascio. Ho 366 che mi aspetta e non voglio farlo aspettare oltre. A presto…
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