Ci sono libri che ti entrano subito nel cuore. Usheen è proprio uno di quelli. Uno di quei libri che ti coinvolge, che ti rapisce e ti porta in Irlanda del Nord. E poi, sull’onda dell’euforia, ti lasci prendere la mano e scarichi i due spin off. 366 e 525. E il primo dei due lo cominci subito.

Non reagire, non cedere alle provocazioni, aspetta il momento giusto e colpisci una sola e mortale volta il tuo nemico.

Donal Doyle è il capo della polizia di Londonderry. È il migliore amico di Usheen e, insieme, si sono arruolati nel corpo della polizia quando la stragrande maggioranza dei poliziotti era protestante. Lui e Usheen hanno sempre fatto coppia. Si sono sempre sostenuti, sia sul lavoro che nella vita privata. Donal è un uomo alto e possente e spesso incute timore. Non è uno che sorride facilmente. Nonostante la stazza, per la madre è sempre il suo piccolino, e lo chiama così anche in mezzo alle altre persone, anche se sa che lo mette in imbarazzo. Sono passati due anni da quando la sua ragazza è morta tragicamente e, da quel momento, ha riversato tutte le sue energie nel lavoro. Ha fatto piazza pulita attorno a sé. È riuscito ad allontanare anche i suoi migliori amici, seppure loro cercano di spronarlo ad uscire dal buco nero che lo circonda, ma senza riuscirci. Donal deve trovare la forza di reagire dentro di sé. E lui al momento quella forza non ce l’ha.

«Donal, vorrei che i fatti fossero più importanti delle parole.»

Isabel è una giovane donna di Ballymena. È sposata ed ha due figli, Connor e Tara. Isabel è una donna molto forte, anche se lei pensa di non esserlo. Subisce giornalmente le angherie del marito e della cognata. Praticamente è la loro serva e, per quanto Isabel cerchi di accontentarli in tutto, loro non sono mai soddisfatti. Suo marito James cerca tutti i pretesti per farla sentire inferiore e dipendente da lui. Isabel può uscire di casa solo se prima gli comunica dove va e James, per contro, la controlla telefonando a casa. E se qualcosa non lo soddisfa, ecco che Isabel diventa il suo capro espiatorio. Lei ha davvero imparato ad annullarsi per lui. Ha imparato ad essere invisibile. Subisce tutte le violenze inflitte senza ribellarsi mai. Ma si sa, quando il vaso è colmo, basta una goccia per farlo tracimare. La goccia in questo caso è una bugia detta a fin di bene per coprire la voglia di Connor di partecipare alle olimpiadi della matematica. Non appena James scopre la bugia, ecco che succede il finimondo. Solo a questo punto Isabel trova la forza di prendere i suoi figli, di andarsene di casa e di denunciarlo. Sarà anche un caso che Isabel e Donal si incontrino ma non è un caso che entrambi vedano nell’altro quel lato sofferente che ancora hanno dentro di sé. Entrambi, in modo diverso hanno sofferto, hanno cercato di affrontare una situazione difficile e ne stanno uscendo con grande difficoltà. Ma entrambi hanno voglia di trovare una persona che li rispetti, con cui sentirsi a casa, con cui costruire un futuro.

Era un inizio per lui come lo era per lei, lo era tra due persone che si erano ritrovate ferite e allo stesso tempo speranzose.

Leggere 366 per certi versi non è stato facile. Ci sono scene un po’ brutali, che fanno male. Scene nelle quali viene descritta la violenza domestica. Una violenza inflitta da colui che dovrebbe amarti sopra ogni cosa. Che dovrebbe rispettarti e che dovrebbe aiutarti a creare una famiglia serena. Non una famiglia succube, che ha paura di dire la cosa sbagliata che potrebbe scatenare l’ira funesta. Queste scene sono un pugno nello stomaco. Ma da questa fine di una relazione, da questo punto di arrivo così nero, così doloroso, Isabel trova la forza di rinascere. Trova la forza di traghettare i suoi figli in un futuro più sereno. E ad affiancarla in una parte di questo percorso troviamo Donal. Un uomo che incute timore, che quando si arrabbia può diventare letale, eppure mai estremo con Isabel e i suoi figli. Impara a conoscerli, a volergli bene. A difenderli. A vederli crescere senza soffocarli.

«Addolcire la pillola non funziona se si scopre che la pillola è una supposta.»

Per quanto questo romanzo sia accomunato ad Usheen, il registro è notevolmente diverso. Più blando, più pacato, meno politico, meno intrecciato. Soprattutto con meno suspense. E questo ingrediente mi è mancato molto perché trovo che avrebbe potuto animare ulteriormente il libro.