La voce dei colori, Mary Lin

Questo libro lo aspettavo da quando ho letto l’ultima riga dei ringraziamenti di Scaglie di colore (di cui trovate la recensione qui). La sua pubblicazione è stata travagliata, ore e ore di sofferenza di Mary Lin e di noi lettori che abbiamo cercato di supportarla, ma ora che sono arrivata alla fine di questa dilogia, posso solo dire che tutta l’attesa ne è valsa sicuramente la pena.

Come sempre per le serie, avverto che ci potrebbero essere degli spoiler


Credevo che ciò che è rotto finisse, prima o poi, per essere buttato via.
Adesso voglio credere che tutto si possa aggiustare.
Perfino un cuore.


In Scaglie di colore avevamo lasciato Melody alle prese con l’ultimatum di Mansel: scegli, o me o Arden. Ovviamente, nonostante l’amore che prova per Mansel, Melody non se la sente di fare una scelta che escluda Arden dalla sua vita. Arden è suo fratello. Si sono promessi di esserci sempre l’uno per l’altro e non succederà mai che lo metta da parte, che scelga qualcun altro che non sia lui.

Da quel momento sono passati due anni e mezzo. Anni in cui le loro vite sono deragliate su binari che non si sono mai incrociati. Anni in cui non si sono mai cercati, che hanno cercato di andare avanti, che hanno cercato di sopravvivere in un modo o nell’altro. La perdita di Junior e l’allontanamento di Mansel, hanno segnato drasticamente la vita di Melody. Dal momento che il suo migliore amico è venuto a mancare, lei si è lasciata andare completamente. Non ha più voglia di vivere. Non ha più un motivo per alzarsi la mattina. Non ha più la forza di fare quelle cose che quotidianamente ti tengono occupata. Ha smesso di mangiare, di sorridere, di disegnare. Ha perso tutti i colori che le riempivano la vita. Ora si è chiusa in un buio profondo da cui non riesce più a vedere la luce. Al suo fianco troviamo suo nonno e Arden. Arden che cerca di non cedere alla rabbia, alla tristezza. Cerca di farsi forza per entrambi, non solo per sé stesso, ma soprattuto per Melody. Sa che se lui dovesse crollare, per lei non ci sarebbe scampo. Sa che ora è arrivato il momento in cui deve essere lui a prendersi cura di lei e non più viceversa. E il nonno. Un uomo che ha respinto la nipote nel momento di maggior bisogno ma che, ora, non ha più intenzione di lasciare andare.


Amare… credo non sia semplicemente amare, perché quello che sento per lei è il bisogno incontrollato di urlarle di non sparire più dalla mia vita, ed è così stupido, perché senza di lei ho vissuto lo stesso. Ma come? Nascondendo il suo nome ai miei stessi pensieri e sentendola invece ogni notte, nei miei incubi, quando credevo fosse morta e morivo un po’ anch’io per questo.


Se Melody ha dovuto affrontare tutti questi problemi, a Mansel è andata leggermente meglio. Anche lui ha sofferto tremendamente per la perdita di Melody, solo che ha reagito in maniera diversa. Ha iniziato ad affogare il dispiacere nelle birre finché un’infermiera dell’ospedale dove era ricoverata la madre, non ha iniziato a “consolarlo”. Nel frattempo ha dovuto chiudere il negozio, ha smesso di fare musica e di ascoltarla. Ha cercato di sopprimere i sentimenti che provava per Melody, ha chiuso il suo cuore e si è buttato in una nuova relazione senza essere davvero convinto di quanto stesse facendo. Ma non si è più guardato indietro. Ha semplicemente cercato di guardare avanti.

Solo Hannah e Arden vedono al di là delle apparenze, di quello che Mansel e Melody nascondono, del muro che si sono costruiti intorno per difesa. Hannah non si è mai data per vinta. Dopo che Melody è sparita da Clinton, l’ha cercata in lungo e in largo, anche sui social, fino a quando ha trovato la foto di un murales che gliela ricordava molto e ha preso un autobus ed è andata a cercarla. Sarà riuscita a trovarla? E come si sono evolute le cose negli anni? Mansel e Melody riusciranno ad avere una seconda possibilità?


Certi amori ti restano attaccati addosso. È possibile coprirli con strati e strati di indumenti nuovi, una nuova pelle, e con la convinzione di essere riuscita a liberarti di ciò che hai provato un tempo; ma ti restano attaccati addosso e sono con te anche quando non li senti più pulsare.


Leggere La voce dei colori mi ha dato la possibilità di capire Arden, il suo modo di fare, il suo modo di pensare. E, se prima un po’ lo odiavo, adesso lo adoro. Mi piacerebbe leggere ancora di lui.

Lo stesso mi è successo con Hannah. Con quel suo modo un po’ impacciato, un po’ timoroso, un po’ timido e, quando invece si arrabbia, diventa una tigre. Anche con questo romanzo Mary Lin ha avuto la capacità di trasmetterci le mille emozioni provate dai protagonisti. Ce le ha fatte leggere e provare insieme a loro. Ho percepito la cupezza di Melody nel periodo più nero. L’ho quasi toccata con mano e l’ho fatta mia. Ho sentito il grigiore di cui si è circondata, la sua tristezza, il suo non riuscire a percepire i colori, le emozioni, il suo non riuscire a vivere. E poi, piano piano, il suo tornare a respirare, il suo riuscire a vedere i colori del mondo che la circonda. E allo stesso modo ho sentito la rabbia di Mansel. Quella voglia di urlare al mondo il suo disagio, quella voglia di sfinirsi di fatica per dimenticare qualsiasi cosa, soprattutto ciò che lo fa soffrire. Quella rabbia cieca che non gli fa vedere razionalmente le cose e che gli fa prendere decisioni sbagliate, avventate.

Ho amato tutto di questo libro, dalla trama, all’ambientazione, al modo di narrare di questa fantastica autrice. Mi sono innamorata insieme a Melody e Mansel. Ho sofferto per la loro separazione e ho gioito per tutti i piccoli passi che li hanno portati a crescere, a trovare un punto di incontro, un nuovo punto da cui ripartire. Ho adorato anche tutti gli altri personaggi, Junior (che rimarrà sempre nel mio cuore), Hannah, ma soprattutto Arden, che si è preso un piccolo pezzo del mio ventricolo destro e ci ha messo radici molto profonde. Io da lui mi aspetto grandi cose e, soprattutto, mi aspetto un libro dedicato a lui (Mary Lin me lo hai promesso e io ci conto!). Davvero non so come tu sia riuscita a farmi amare un personaggio tanto controverso, eppure ce l'hai fatta. Hai tirato fuori dalla tua penna un ragazzo complicato, quasi completamente negativo e me lo hai spiegato e rigirato in modo da farmelo piacere al punto da voler sapere qualsiasi cosa lo riguardi.


«Significa che l’amore fa compiere scelte che possono distruggere gli altri e noi stessi, Mansel.»
[…]
«Significa che, a volte, la scelta che riteniamo giusta non lo è affatto.»


Arrivare alla fine di questa dilogia è stato un po’ difficile. Difficile lasciar andare i personaggi, difficile lasciar andare la loro storia e difficile lasciare questa autrice. Penso che con questi due libri si sia guadagnata una nuova fan, una nuova stalker. E quando la modalità stalker passa ad ON, non ce n’è più per nessuno! Autrice avvisata…

Elle

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