Oggi vi parlo di un libro scritto da un’autrice consigliatami dalla mia “spacciatrice” di titoli. Lo confesso. Non avevo mai letto nulla di suo e ora che sono arrivata alla fine di Gang posso solo chiedermi perché. Perché non l’ho conosciuta prima? Perché l’ho scoperta solo ora? Ma, cosa più importante, come faccio a recuperare tutti i suoi libri?
Sono malato, forse. Dovrei tentare di curarmi, ma chi stabilisce cosa sia normale e cosa da buttar via?
Il territorio di El Salvador è spartito tra tre gang: i 28 Homes Sombra, la Dorada e la BarrioL. Per unire una gang all’altra indissolubilmente i capi della 28HS e della Dorada hanno deciso di far sposare i propri figli. Questo patto è stato fatto quando Mikel Alves era solo un bambino e Megan Lima una neonata. Ma un patto è un patto e va rispettato. Almeno fino a quando qualcuno a te vicino non cerca di farti le scarpe!
Mikel è il principe della gang dei 28HS ed è sparito nel nulla all’età di sedici anni. Per ben dodici anni non si sa più nulla di lui. Non si sa dove viene tenuto, se sta bene, se è vivo o morto. Mikel per tutto quel tempo viene tenuto segregato in una grotta dai suoi nemici. Al buio. Con poco cibo. Viene torturato, picchiato, denigrato. Diventa un animale, un selvaggio. L’unica cosa che lo tiene in vita è la sua forza di volontà. La sua convinzione di non volerla dare vinta al suo nemico. Tutto quel tempo passato lontano dalla civiltà, dalla luce, gli insegna a sopravvivere nel buio, ad affinare i sensi, a leggere un respiro, un’espressione, una parola. E quando finalmente riesce a tornare nel mondo reale si rende conto che per lui quella grotta dove è stato imprigionato era la sua casa. Una casa diventata tale grazie a Irina, l’unica che gli ha mostrato un po’ di umanità. E quando decide di riprendere in mano la sua vita, decide anche di andare a riprendersi ciò che è suo di diritto e ciò che gli è stato promesso: Megan Lima.
«La dolcezza non mi appartiene».
«Allora perché io la vedo?»
«Non ne ho idea».
«Perché i miei occhi arrivano dove non arrivano i tuoi».
Megan Lima è la regina della Dorada ed è sul trono insieme al fratello, Luis. Lei è una regina che non ha paura di combattere, di uccidere, di trattare con gli uomini. Non mostra un briciolo di umanità. Fa quello che deve senza rimpianti. Megan è stata cresciuta a pane e odio. Odio nei confronti della 28HS. E quando Mikel torna per farla diventare sua, lei non può accettare. Lo disprezza, lo odia. Non vuole sposarlo, anzi, se le fosse possibile, lo ucciderebbe. Eppure qualcosa glielo impedisce.
Nella vita ci imponiamo di essere ciò che gli altri si aspettano. Ci costruiamo un personaggio e mandiamo avanti il nostro copione per il bene degli altri. Cerchiamo di non deludere le persone che ci stanno intorno, pensiamo al nostro dovere e spesso, troppo spesso, ci dimentichiamo chi siamo veramente.
La storia di Mikel e Megan è una storia dura, difficile, da pugno nello stomaco. Io quel pugno l’ho preso e incassato. Non ero preparata a riceverlo ma, come un pugile poco allenato ma con una notevole forza di volontà, sono andata avanti. Le ho prese fin quando ho capito come resistere ai colpi, come deviarli, come contrastarli. E più pagine leggevo, più ero curiosa di capire quanto avrei dovuto incassare ancora, quanti limiti avrei dovuto superare, quanto allenamento fare per sopravvivere ai colpi, alle mazzate. Eppure nonostante la violenza che c’è ed è esplicita, c’è anche il lato romantico. Il lato profondo. Quello dove una persona riesce a guardare oltre le apparenze, riesce a vedere il bello delle persone anche se normalmente fanno vedere solo il loro lato peggiore. Quello dove, a volte, basta dare una seconda possibilità, tendere la mano per far uscire il buono, per far uscire alla luce del sole il lato umano, il lato compassionevole. Quel lato che serve per far rimarginare le ferite dell’anima. Quel lato che ti aiuta a costruire dei ricordi positivi che mettono le radici in quelli negativi ma che hanno la capacità di trasformarli, di farteli vedere con una luce diversa.
«Puoi perdere tutto, ma non devi mai perdere la libertà di scegliere quello che cazzo ti pare».
So che un romanzo come questo può essere visto come surreale eppure io, con Gang, ho scoperto una nuova autrice da stalkerizzare. La narrazione è talmente scorrevole e coinvolgente che ho divorato tutte le cinquecento e passa pagine in poche ore. E, arrivata alla fine, anche se ho sofferto per alcuni passaggi, sono andata a cercare la sua bibliografia e a mettere tutti i suoi titoli nella mia wishlist. Questo essere sopra le righe, fuori dai canoni, in alcuni passaggi anche “troppo”, è quello che me lo ha fatto apprezzare maggiormente. Il contrasto tra il lato umano e violento dei protagonisti, me li ha fatti piacere ancora di più, li ha resi più “umani”. Forse sì, sono troppo idealista, ma mi pace credere che, anche per l’uomo più aggressivo, ci sia qualcuno in grado di toccargli l’anima.
Supera i tuoi limiti.
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