Dreamers, Vera Demes

Ho scoperto questa autrice da davvero pochissimo tempo eppure mi è entrata fin da subito nel cuore. Visto che il libro precedente mi é piaciuto molto ho pensato bene di leggerne subito un altro e quale occasione migliore se non leggere la sua ultima creazione?


Non era vero che non ci fosse speranza.
La speranza c’era ed era irrinunciabile.
Lottare per i propri diritti, rendere il mondo un posto migliore, riappropriarsi delle proprie radici.


Caleb e Jasmine sono fratelli e vivono nella riserva di Lakeside, la riserva dei Kumeyaay. Le loro aspirazioni sono lodevoli. Sperano di riuscire a fare qualcosa di meglio di un lavoro sottopagato o vivere di sussidi statali perdendo la fiducia in sé stessi. Hanno il sogno di aprire un’attività collettiva dove è possibile fare turismo a contatto con la natura senza stravolgerla e produrre artigianato locale per favorire la conoscenza della loro cultura. La loro infanzia è stata scandita dalla morte prematura della madre, dalle percosse di un padre ubriacone finché, alla sua morte, ha lasciato Caleb, all’età di quindici anni, alle prese con la gestione di una sorella minore.

Caleb è un ragazzo affascinante, lunghi capelli neri, tratti da nativo americano e occhi blu, segno del suo essere il “prescelto”, colui che cambierà le sorti della sua tribù. Lui è un ragazzo fiero e crede molto nella sua cultura e nel suo progetto. Pur di non vivere di sussidi si accontenta di un lavoro sottopagato come giardiniere al Golf Club, con la speranza di poter, un giorno, realizzare il suo sogno.

Anche Jasmin è una bellissima ragazza, una di quelle che noti subito. Lei è testarda, ingenua e con i piedi ben radicati. Il suo sogno è diventare insegnante. Per lei, però, il sogno è irrealizzabile. Per poter insegnare deve andare al college e nessuna banca le concede il prestito scolastico a causa delle sue origini. Anche lei si accontenta di un lavoro sottopagato pur di poter provvedere a sé stessa.

«Le nuvole sono come le persone».
[...]
«Prendono le forme che gli diamo in base alle nostre aspettative».


Dall’altra parte, proprio sulla sponda opposta della scala sociale troviamo Luke e Lea. Anche loro sono fratelli e sono i figli di Oskar Cantwell, capo di una delle imprese edili più importanti della California. Oskar è un padre tiranno. Quello che decide lui è legge e la famiglia deve obbedire. Luke è il suo unico figlio maschio e, per lui, ha scelto l’università, il futuro che deve seguire nella sua società e, addirittura, la ragazza che deve frequentare. Luke, per quanto non si trovi d’accordo con il capofamiglia, ha sempre eseguito gli ordini a testa bassa. L’unico suo sfogo è il football e per quello ha lottato con le unghie e con i denti pur di mantenerlo nella propria vita. Ora che l’università è finita, il suo dovere è quello di entrare a far parte della società di famiglia, anche se lui preferirebbe poter continuare a giocare a football da professionista. Ma, ovviamente, in questo non ha voce in capitolo e, a testa bassa, accetta le imposizioni che arrivano dall’alto. Luke è un ragazzo dolce che non ama il contrasto. Piuttosto del confronto preferisce l’accettazione. E poi troviamo la sorella, Lea. Lei è la ribelle di famiglia. Lei è quella che le imposizioni del padre non le accetta. Quella che soffre di asma ma che preferisce stare sdraiata in mezzo all’erba e ai fiori a guardare le nuvole o ascoltare il cinguettio degli uccelli piuttosto che vivere reclusa in casa come vorrebbe il padre per lei. Lea è testarda e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Lei non ha mai avuto la possibilità di sognare un futuro per sé perché, dopo l’ennesima crisi respiratoria, il padre l’ha ritirata da scuola e le ha impedito di vivere. Il suo sogno è quello di vivere libera come l’aria, come gli uccelli che ama tanto guardare e ascoltare.


«Non esistono obblighi se si ha il coraggio di seguire il proprio cuore».


Va da sé che le coppie che andranno a formarsi sono praticamente già definite. Ma come fare a congiungere gli estremi? Come fare a superare quei confini razziali e culturali? E come fare a superare i confini mentali? Quei confini che la società impone e che le persone accettano senza porsi tante domande?


«Solo l’amore può salvarci, Jasmine. Non esiste nient’altro in grado di liberare le nostre vite dall’odio, dal dolore e dall’assenza di speranza. L’amore è l’unico antidoto contro la sofferenza. Ed è l’unica chiave capace di aprire la porta dei nostri sogni».


Ora ve lo posso dire apertamente e ve lo posso confermare. Io adoro questa autrice e adoro i suoi libri. Sono libri che non parlano solo di una storia d’amore (in questo caso di due) ma che parlano anche di razzismo, di difficoltà da superare e, soprattutto, di sogni. Sogni che ognuno di noi ha il diritto di avere e di poter realizzare. Indipendentemente dal credo religioso, dal credo politico, dalle proprie origini e dal proprio conto in banca. Sogni che ognuno di noi deve poter fare senza alcun limite imposto. E, se in questi sogni ci credi davvero, devi fare di tutto per poterli realizzare. Facendoti aiutare, trovando supporti morali ed economici ma senza cedere alla tentazione di rinunciare. In Dreamers troviamo quattro ragazzi che credono fortemente nei loro sogni, che tengono i piedi ben saldi in terra ma che si sostengono a vicenda. L’uno diventa, per l’altro, un sostegno. Il motivo per non cedere, per trovare la forza di ribellarsi al sistema, ad un padre troppo pressante o ad una vita che è sempre stata molto difficile.

E poi adoro il modo di scrivere di Vera. La descrizione del paesaggio è talmente veritiera che più volte mi sono ritrovata a chiudere gli occhi e pensare a quei paesaggi che ho avuto la fortuna di vedere in un viaggio in California di ormai tantissimi anni fa. Il colore rosso delle rocce scaldate dal sole, il fiume che scorre placido con le sue anse, il colore intenso degli alberi che fa da contrasto con il cielo blu solcato da nuvole bianche. E poi quelle piccole frasi che sembrano piccoli componimenti poetici che mi fanno emozionare e riflettere. Che mi sembra diano un attimo di respiro a capitoli molto corposi.

Ora, cara Vera, ho solo un piccolo problema. Io vorrei recuperare la lettura dei tuoi libri ma sono davvero parecchi. Quindi sappi che, se la mia diventa una dipendenza, mi avrai sulla coscienza.

Elle

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