Normalmente quando leggo un libro mi aspetto che sia coinvolgente, che mi faccia emozionare. So che l’emozione che provo dipende dallo stato d’animo con cui mi approccio al libro ma ci sono libri che ti entrano nel cuore e non ne escono più, indipendentemente dal loro genere di appartenenza. Con Charm mi aspettavo una lettura leggera, un qualcosa che mi permettesse di arrivare alla data di uscita di due libri che aspettavo con ansia. Avevo grandi aspettative vista la promo di un’autrice che seguo ma, purtroppo, le mie aspettative sono andate disattese...
Mi sono innamorata dell’uomo che mi ha comprata per sei mesi.
Lillian sta studiando medicina all’università di Budapest. È giovane, bella, brillante, intelligente e a corto di soldi. Per mantenersi negli studi senza dover pesare sui genitori, che hanno già dei problemi economici, lavora al Diamond, un locale di lap dance. Qui riesce a guadagnare bene grazie alle mance abbondanti che i clienti le lasciano. La sua vita si divide tra scuola e lavoro, fin quando una sera incontra gli occhi di un uomo che la guarda stando nell’ombra del Diamond. Le cose si fanno interessanti quando questo fantomatico misterioso uomo, le propone un affare che non può rifiutare. Dietro un enorme compenso deve diventare sua per sei mesi.
Regola numero uno per stare al comando di un impero: mai mostrare le proprie debolezze al nemico.
Questo misterioso uomo è James Raiford, giovane rampollo della famiglia Raiford, una delle più ricche di Ungheria. James è bello, ricco, intelligente e con gli attributi di dimensioni considerevoli. Voi vi domanderete (come ho fatto io) perché un uomo con queste caratteristiche debba andare in un night club a cercare una donna. La risposta è semplice: vuole una donna per fare sesso senza dover mettere in conto i sentimenti. I sentimenti e le emozioni devono assolutamente star fuori da questo rapporto. Ma cosa succede quando proprio quei sentimenti che si vogliono evitare vengono a galla?
Chi lo avrebbe mai detto che da un prato che sembrava bruciato per sempre, un giorno sarebbe spuntata una rosa rossa riportando colore attorno. Lillian è quella rosa rossa.
È la prima volta che mi capita, ma con questo libro ho fatto davvero tantissima fatica a leggerlo.
Non vedevo l’ora di arrivare alla fine per mettere un punto bello grosso (o un pene bello grosso),
voltare pagina e dimenticarmene per sempre. L’ho trovato noioso, monotono e ripetitivo.
Un libro
erotico, secondo il mio modesto parere, deve basarsi su due cose: il lato romantico e le scene di
sesso e uno spera che queste siano diverse l’una dall’altra, raccontate bene e avvincenti. Che ti
facciano provare un po’ di invidia nei confronti della protagonista. Ecco, io questo non l’ho trovato
e non l’ho provato. Ho trovato lo stesso modus operandi dall’inizio alla fine. Stesso modo di
gestire l’approccio, stesso modo di far raggiungere l’obiettivo e stesso modo di concludere il
rapporto. Tenendo conto che all’incirca per ogni capitolo c’è una scena hot, arrivata al
quarantaseiesimo capitolo non ne potevo proprio più.
Visto che la parte sex non è stata di mio gradimento, voi spererete (come me) che almeno la parte relazionale lo sia stata. Mi spiace, ma nemmeno questo lato mi è piaciuto particolarmente. L’ho trovato scontato, nulla di eclatante. A meno della metà del romanzo si era già formata la coppia, si erano confessati i loro sentimenti e praticamente il romanzo era chiuso (giuro che sono andata a vedere a che punto della lettura ero perché pensavo di essere a un passo dall’epilogo!). Pur di arrivare alle trecentotrentanove pagine, l’autrice ha deciso di infilarci anche una parte suspance. Un mistero che tanto mistero non era, visto che fin da subito si capisce chi poteva essere l’autore, o chi si nascondeva dietro questi problemi messi sul cammino di Lillian e James. Più di una volta mi sono ritrovata a pensare che Karen Morgan abbia preso spunto da altri romanzi, primo tra tutti Cinquanta sfumature di grigio, ma senza aver fatto il salto di qualità. Anzi, se mi si permette, penso abbia fatto il salto della quaglia.
Pur di rimediare a questa mia critica negativa ho pensato bene di trovare un lato positivo in questo romanzo. Qualcosa che mi sia davvero piaciuto. Ho trovato che ambientare Charm a Budapest sia stata una mossa vincente, in parte perché difficilmente altre autrici si sono buttate sull’Europa dell’est ma soprattutto perché ci permette di vedere lati della città che da normale turista non si vedono. Per alcuni versi mi è anche piaciuto il protagonista maschile, James. All’inizio l’ho trovato contraddittorio nel suo modo di fare e di comportarsi ma poi ho trovato il suo lato romantico davvero carino. Solo una cosa non mi è piaciuta di lui, il continuo riferimento alle dimensioni del suo pene. Tenendo conto che non l’ha nemmeno usato con inventiva, questo specifico e continuo riferimento l’ho trovato superfluo, se non inutile.
Forse è proprio vero: si capisce l’importanza di una cosa quando la si perde.
Ho cercato di essere buona, chi mi conosce sa che difficilmente stronco un romanzo, ma Charm è un libro che potrei tranquillamente mettere nella mia top five personale della rubrica “i libri che non dovevano essere scritti” e chissà che a breve non ne apra proprio una in modo da poterlo mettere sul podio...
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