L'educazione, Tara Westover

Rosso. 

Chi vede il rosso in automatico si ritrova a pensare a due cose che però sono quasi opposte tra loro.
Un gruppo di persone, nel rosso, ci vedrà l’amore, il fuoco, la passione. Sentirà un calore nascere dentro di loro e si lascerà trasportare da un coinvolgimento al limite del sovrannaturale. Un altro gruppo di persone, invece, nel rosso ci vedrà la rabbia, la furia improvvisa, oppure quell’aggressività a lungo repressa che finalmente trova sfogo.
Mentre leggevo L’educazione facevo parte del secondo gruppo. Nemmeno per un secondo sono riuscita a provare un sentimento neanche lontanamente avvicinabile all’amore.
Più volte mi sono dovuta fermare, ingoiare armadi che si incastravano nella mia gola; annaspavo e mi ripetevo che non era possibile. Non poteva essere possibile. E, sconvolta, ad ogni singola difficoltà che incontravo lungo il libro, mi ricordavo la data di nascita della sua autrice: 1986. Non 1873, non 1915.
34 anni fa nasceva Tara Westover, ultima di sette figli, la prima a dar voce ad una ribellione messa, il più delle volte, a tacere. 

Tara nasce tra le montagne dell’Idaho, in una congrega che potremmo definire estremista dei mormoni. All’interno della sua famiglia i ruoli sono ben distinti: l’uomo è l’unico ad avere potere decisionale, la donna sottostà al volere di quest'ultimo. Spesso cieca di fronte alle ingiustizie del marito, la madre di Tara è una donna che più volte mi è apparsa in difficoltà e con sentimenti contrastanti che vacillavano tra la scelta di seguire la religione in maniera ferrea e la possibilità di far prevalere la ragione. Tuttavia, alla fine, era la religione ad avere la meglio. Il padre di Tara, invece, è un uomo duro, rude e che potrei, senza sentirmi troppo in colpa, definire semplicemente ignorante. Per lui la religione è tutto e tutto ciò che non è religione è il male: nella scienza ci vede la mano di Satana e chiunque lavori per la scienza, specialmente in ambito medico, è pari al demonio. La medicina è il male maggiore, i medici non vogliono salvare vita ma farsi nuovi clienti, i medicinali da loro somministrati sono veleno puro. Così, quando più volte i Westover si ritrovano coinvolti in incidenti automobilistici anche molto, ma molto, gravi, la cura la si riceve a casa attraverso l'omeopatia. La madre, ex levatrice (perché figuriamoci partorire in ospedale), ora è dedita alla creazione di infusi e composizioni con olii essenziali: per ogni malanno c'è un olio fatto apposta per curarlo, dice.


Mio padre mi aveva insegnato che non si possono avere due opinioni sensate su uno stesso argomento.


Per quel che riguarda l'educazione dei figli, invece, si predilige un'educazione casalinga: tutto ciò che si impara a scuola si può anche imparare a casa. Cosa assolutamente vera, certo, se seguiti da un educatore. Peccato che nel caso della famiglia Westover l'educatrice sia proprio la madre. La scuola pubblica non è vista di buon occhio perché al suo interno ci sono ragazzi che potrebbero portare sulla cattiva strada i loro figli (i cattivi ragazzi, per capirci, sono i nostri figli).

Alcuni dei figli dei Westover, però, manifestano il desiderio di frequentare la scuola pubblica, alcuni persino l'università. Potete immaginare lo sdegno del padre e il tentativo costante di tenerli comunque sotto controllo con minacce e sensi di colpa nei confronti della famiglia d'origine.
Anche Tara, infine, vuole frequentare la scuola. Allora inizia a studiare di più, da sola nella sua camera, per superare il test di ingresso. Il padre la mette in difficoltà in tutti i modi: turni estenuanti alla discarica che possiede, sveglie ad ore improponibili, lavori in cui la sua vita viene messa realmente in pericolo.


La mia vita era una narrazione in mano ad altri. Le loro voci erano decise, enfatiche, categoriche. Non avevo mai pensato che la mia voce potesse essere forte quanto la loro.


Ma Tara ce la fa: cresce e conosce. Lascia la sua famiglia per frequentare il college e scopre un mondo tutto diverso che la mette in soggezione e le fa porre mille domande perché quanto conosceva prima viene messo in discussione. Quel che le raccontava il padre del mondo, non corrispondeva alla realtà. Capisce che certi comportamenti, del padre in primis, ma anche di un suo fratello in particolare, non sono comportamenti normali e ragionevoli e, soprattutto, tollerabili. 
Ci sorprende quando, durante una lezione, alza la mano per chiedere il significato della parola Olocausto, e ancora quando si ritrova stupita davanti ai fatti dell'11 settembre.
Infine, conosce la medicina e capisce che il paracetamolo cura un mal di testa in maniera più rapida di un olio essenziale di sua madre e che con questo non si diventa devoti del lato oscuro della religione.


Quando mia madre disse che non era stata la madre che avrebbe voluto, diventò quella madre per la prima volta.


Quando ho iniziato questo libro sapevo che sarei stata vittima di un mal di pancia continuo. Sapevo che ci sarebbe stato un momento in cui mi sarei dovuta allontanare da esso per respirare e ricordarmi che la mia realtà non è quella vissuta da Tara. E mentre leggevo, pagina dopo pagina, ero lì che lo aspettavo, questo momento. Ci sono stati alcuni episodi, nella prima metà del libro, che mi hanno fatta sussultare, tuttavia non c'era quel male che mi aspettavo. Arrivata alla seconda metà del libro ho trovato ciò che mi aspettavo: le parole crude, dure, angoscianti e raccapriccianti erano tutte lì.
Leggendo L'educazione si percepisce che il mestiere di Tara Westover non è quello della scrittrice: le frasi sono scritte di getto, in modo elementare, quasi frettoloso però, proprio questo modo di esporre i fatti, dà l'idea dell'importanza di imprimerli subito su carta, come se ci fosse la paura che questi potrebbero scappare via e poi venir dimenticati. La scrittura dinamica della Westover funziona così: mantiene vivo quel mondo ai nostri occhi assurdo e ce lo propone senza filtri.


Più volte, come vi ho anticipato ad inizio recensione, ho provato rabbia nei confronti del contenuto di questo libro, che come avrete capito, è un'autobiografia. Da essere umano orgogliosamente fiero di essere donna, sto crescendo i miei figli, tanto le femmine, quanto i maschi, insegnando loro che le donne valgono quanto gli uomini, che la loro voce è forte, potente, quanto quella di chiunque altro. Che ciò che meritano gli uomini, lo meritano anche le donne e alle ragazze dico sempre che nessuno mai dovrà mettere loro i piedi in testa, non esiste essere al mondo che ne abbia il diritto e che se mai saranno vittime di qualche ingiustizia, dovranno urlare perché giustizia venga fatta.
Se il caro signor Westover mi sentisse probabilmente mi guarderebbe con sdegno e mi direbbe che sono guidata dal demonio. E io gli direi, no, bello, sono guidata dalla ragione, perché io, fortunatamente, sono nata in una famiglia in cui ciò che dicevo aveva, anzi, ha importanza, non sono mai stata vista come un essere inferiore e tutto quello che volevo ottenere, con le mie forze l'ho ottenuto. 
Si tratta di educazione.


Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento.
Io la chiamo un'educazione.

Elle

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