Non amo particolarmente i romanzi ambientati a Natale, eppure a questo Review Party non ho proprio saputo dire di no.
Maggie, Katie e Rosie sono rispettivamente madre, figlia maggiore e figlia minore e tutte e tre sono in un periodo particolare della loro vita.
«Quando abbiamo smesso di divertirci, Mags? E di fare cose insieme?»
Maggie è nel pieno di una crisi esistenziale. Il lavoro che fa da sempre non le dà più alcuna soddisfazione e i suoi innumerevoli tentativi di cambiarlo non hanno dato alcun frutto. Anzi, solo altre delusioni. Il rapporto col marito è al capolinea e ormai la separazione è un dato di fatto. Manca solo l’ufficialità del comunicarlo alle figlie, cosa alquanto difficile da fare.
Maggie è sempre stata una madre premurosa. Tutta la sua vita è stata dedicata alle figlie. Si è sposata con Nick quando erano molto giovani e, quando è rimasta incinta di Katie ha deciso di occuparsi della famiglia. Il lavoro nell’editoria universitaria è stato un contorno che le ha permesso di crescere le figlie, correre in ospedale quando Rosie aveva una delle sue crisi d’asma e occuparsi della casa durante quei lunghi periodi che Nick passava all’estero per il suo lavoro di egittologo. Ma ora che le figlie sono ormai grandi e autonome, la sua vita le sembra vuota. Senza stimoli.
«Ammettere di aver bisogno di aiuto non è una debolezza.»
Katie è la figlia maggiore. Fa il medico in pronto soccorso e ha dedicato la sua vita al raggiungimento di questo obiettivo. Fin da quando Rosie ha avuto la sua prima crisi d’asma, Katie ha capito che il suo compito era quello di curare le persone. Cercare di fare il possibile per curarle. Lei è una perfezionista. Tutto dev’essere sotto il suo controllo, tutto deve andare come dice lei. Lei era la migliore della classe, la più brava all’università e ora è una brava dottoressa. Ma cosa succede quando qualcosa sfugge al suo controllo? Quando un incidente sul lavoro la mette in crisi?
Katie al di fuori del lavoro non ha una vita privata. Non ha tempo per una relazione. Non ha quasi nemmeno il tempo per gestire l’amicizia con la sua coinquilina, figurarsi una relazione amorosa. Quei pochi uomini che le si avvicinano, riescono a vedere solo il suo lato superficiale, non riescono ad andare oltre.
Il suo rapporto con la sorella è quasi morboso. Katie si preoccupa costantemente per Rosie. La prima cosa che le domanda quando si sentono al telefono è se sta bene, se ha bisogno di aiuto, se ha avuto una crisi respiratoria. È come se fosse la seconda mamma. È protettiva al punto da risultare asfissiante.
Pensiamo che ci sia una fata con la bacchetta magica che ci guida in ogni scelta, peccato che non esista. Ci ritroviamo a improvvisare, e facciamo il meglio che possiamo. Prendiamo decisioni sulla base di tanti elementi, e a volte questo si risolve in un maledetto caos.
E poi abbiamo Rosie. Rosie ha dieci anni di differenza da Katie e per questo l’hanno sempre considerata la bambina di casa. Il fatto che soffra fin dalla nascita di asma non ha aiutato la situazione. È spesso insicura e prende decisioni di cui poi si pente quasi subito. Ha iniziato a vivere appieno la sua vita solo una volta lasciata la casa in Inghilterra per trasferirsi in America per studiare lingue celtiche, folclore e mito in una università della Ivy League. Qui ha conosciuto Dan, un personal trainer, che dopo pochi mesi di frequentazione, il giorno del ringraziamento, le ha chiesto di diventare sua moglie. E le loro nozze si terranno ad Aspen la vigilia di Natale. Solo quattro settimane per organizzare il loro bellissimo matrimonio. Ma come reagirà la famiglia a questa inaspettata notizia?
Aveva sempre pensato alla madre in relazione al ruolo che ricopriva in famiglia, e mai come a un individuo. Era la sua roccia. La persona a cui si rivolgeva ogni volta che aveva un problema. Le aveva mai chiesto se era felice? No. L’aveva dato per scontato. Era sempre stata lì per lei, affidabile al cento per cento, in qualunque circostanza. Ma chi c’era per sua madre?
Inizio dicendo che ho adorato questo libro. Una volta arrivata alla fine ho pianto tantissimo ma non per quanto narrato, ma per quanto ha smosso dentro di me. Ho dovuto lasciare decantare il libro dentro di me un paio di giorni prima di decidermi a scrivere questa recensione e ancora mi vengono gli occhi lucidi.
Mi è piaciuto come l’autrice ha intessuto la storia intrecciando la vita di madre e figlie. Mi è piaciuta la location di questo libro, Aspen, con le sue montagne innevate, la natura selvaggia e gli hotel di lusso. Le casette sull’albero che mi riportano alla memoria quella volta che mio marito mi ha fatto la sorpresa e mi ci ha portato.
Mi è piaciuto il carattere di queste tre donne, che nonostante siano molto diverse l’una dall’altra, hanno avuto il coraggio di tirar fuori il meglio di sé, di provare a cambiare ciò che nella loro vita non andava più bene. Mi è piaciuto perché mi ha portato a riflettere e a rendermi conto che ci rapportiamo con le persone solo per il ruolo che hanno nei nostri confronti e che, spesso, le diamo per scontate. Per esempio, prendiamo Maggie. Lei è la madre perfetta, sempre pronta a consolare le figlie, sempre pronta a sostenerle, a essere presente per loro. Ma le figlie le hanno mai chiesto se fosse felice? Se avesse bisogno di qualcosa? Lei c’è sempre per loro, ma chi c’è per lei? Chi la consola quando è triste? Chi le domanda se va tutto bene?
Maggie è anche una moglie esemplare. Si è sempre sacrificata per la famiglia. Si è tirata indietro per far sì che il marito seguisse la sua carriera universitaria. Ha partecipato alle cene dell’università anche se si è sempre sentita inferiore a loro. Eppure ad un certo punto della loro vita insieme si sono persi. Hanno perso la voglia di comunicare, di condividere, di fare le cose insieme. E questo è spaventoso.
Si passano le giornate correndo dietro gli impegni dei figli, la scuola, il lavoro, la casa e poi, arrivati a sera, si crolla sul letto esausti. E così per giorni e giorni di seguito. E quando arriverà il momento in cui i figli saranno grandi e autonomi, la coppia ne uscirà a pezzi.
Ma questo libro mi ha dato una speranza. Una visione positiva. Perché a volte basta davvero poco per ritrovarsi. Per riuscire a vedere il lato positivo delle cose. Trovare un punto di incontro per ricominciare a percorrere la stessa strada mano nella mano.
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