Oltre ad avere la biblioteca amica, che, ahimé, causa lockdown ora è ovviamente chiusa, ho la fortuna di avere anche un libraio amico. Ho capito che fosse un ottimo libraio per il semplice fatto che consiglia ottimi libri. Ultimo, in ordine di acquisto è proprio il libro che vi propongo oggi; una pubblicazione diversa dal solito.
Ho abbandonato tutto ciò che è romance o storico e mi sono lasciata trasportare in un mondo nuovo, futuristico, non così lontano da quello in cui viviamo oggi.
QualityLand di Mark-Uwe Kling è un romanzo distopico in cui uomo e robot vivono, convivono, lavorano fianco a fianco. Ogni oggetto è dotato di una sua intelligenza artificiale, quindi al mattino non bisogna dimenticarsi di dare il buongiorno al tostapane e, se per caso vi sembra che la vostra aspirapolvere sia un po’ stanca, beh, mandatela alle terme, no?
Stai per andare a QualityLand per la prima volta e sei già emozionato? Benissimo! Perché presto metterai piede in un paese così importante che con la sua fondazione si è inaugurato un nuovo modo di conteggiare il tempo: il QualityTime
Il mondo, per come lo conosciamo noi, è stato completamente riorganizzato e, soprattutto, rinominato. Non esistono più Europa, America, India e così via. Ogni regione è una QualityLand e tutto qui è -issimo.
No, non ho perso la ragione: oggi è una bella giornata? Ma no, è una bellissima giornata! Il vostro vicino di casa? Simpaticissimo! Il vostro umore è a terra? A terrissima!
Altra rivoluzione sta nell’organizzazione demografica. Più la vostra posizione è rilevante più il vostro livello è alto. Mi raccomando, non scendete mai sotto il livello 10, altrimenti verrete considerati degli inutili.
Altra chicca, i cognomi. Non esistono più i classici cognomi ma, a seconda del sesso del nascituro, quest’ultimo prenderà per cognome l’occupazione della madre, se nasce femmina, o quella del padre, nel caso dei pene-dotati. Quindi avremo un Mike Casalingo e una Carla Infermiera. Io sarei stata Elle Cassiera, sempre meglio di Melissa Sexworker.
In QualityLand siamo sommersi dalla pubblicità. E non intendo solo nel mondo narrato nel libro, ma proprio nel libro stesso! Ad intervallare, infatti, il romanzo ci sono diverse inserzioni pubblicitarie che, lo ammetto, mi hanno fatta morire.
Fun fact: del libro esistono due versioni: una per ottimisti, l’altra per pessimisti. In uno slancio di utopistica voglia di vivere io ho preso quella per ottimisti. Cosa differenzia le due copie del libro? Proprio le inserzioni pubblicitarie. Da una parte avremo una visione ottimistica di questo nuovo mondo e dall’altra, beh, l’avrete capito.
Due storie si intrecciano in questo romanzo: una segue un uomo normale, come tanti, che però inizia a farsi delle domande; l’altra, invece, segue la parte politico-organizzativa della società. Quest’ultima sta per subire un’enorme sconvolgimento. Colei che è a capo del governo sta per morire e quindi devono trovare un sostituto per tale figura. Se uno dei partiti presenta un uomo il cui massimo livello di prestigio l’ha guadagnato grazie ad un tv show incentrato sulla cucina, l’opposizione sta per mettere in campo un soggetto (oggetto?) del tutto inaspettato: il loro candidato è infatti un robot. Perché un robot? Semplice, i robot non sbagliano mai.
Ma davvero i robot non sbagliano mai? E se all’interno del loro sistema un qualche algoritmo smette di operare nella maniera corretta a causa di un qualche bug? Possibile? Dimostrabile? Dichiarabile?
Nel passeggiare per le strade di QualityLand noterai senz’altro che le persone chiacchierano da sole anche se, pare, senza auricolari. A differenza di quel che può sembrare, però, non sono pazze. O almeno non tutte.
Peter Disoccupato è il nostro uomo comune. Per lavoro distrugge le macchine che i loro padroni considerano inutili in quanto non più funzionanti. Vive in un sobborgo, non ha particolari ambizioni. Insomma, si adatta a ciò che la vita gli offre. A cadenza regolare, come tutti gli abitanti di QualityLand, riceve dei pacchi da TheShop, l’azienda di commercio elettronico più amata al mondo. TheShop invia ai suoi clienti oggetti sempre utili: al momento giusto spedisce solo ciò di cui hanno bisogno anche quando, i clienti, non sapevano di averne necessità.
Ma se per caso inviano qualcosa di non necessario se non addirittura inappropriato?
È quello che succede a Peter. Un giorno alla sua porta bussa un drone con l’ennesima consegna di TheShop ma il contenuto del pacco non c’entra niente con lui.
Com’è possibile che l’azienda di commercio elettronico più amata al mondo abbia sbagliato un ordine? Dove tutto funziona benissimo e i robot non sbagliano mai, una cosa del genere non dovrebbe accadere.
Allora Peter decide di restituire quanto ricevuto e qui avviene l’inaspettato: TheShop gli nega la restituzione…
Nel frattempo le campagne presidenziali continuano e, vi assicuro, se ne vedono delle belle.
Ma di belle se ne vedono di continuo in questo libro.
Avrete già capito che ho amato tanto, no scusate, tantissimo, questo libro e quanto vi ho raccontato rispecchia forse un sedicesimo dell’intera opera.
Libri come questo portano in maniera del tutto naturale ad una più profonda riflessione sulla realtà in cui viviamo, su come la nostra vita sta cambiando giorno dopo giorno grazie all’introduzione della domotica all’interno delle nostra mura domestiche.
Io, lo ammetto, sono una appassionata di tutte queste cose: dall’alto della mia pigrizia mi piace che Alexa spenga la tivù per me, così come mi piace dirle di spegnere la luce quando sono già sotto le coperte.
D’altro canto è impossibile non pensare che questi aggeggini sono sempre all’ascolto, pronti a recepire il loro nome per poi svolgere l’azione che gli si chiede; ma, comunque, il loro orecchio è sempre vigile e attento.
Anche quando crediamo di essere soli, isolati, di fatto non lo siamo e, sì, questo è il lato inquietante del futuro…
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