Il tempo è quanto abbiamo di più prezioso.
Lucy vive a Nashville. Fa la barista seppure la sua aspirazione era quella di vivere d'arte. Avrebbe voluto studiarla e aveva anche cercato di risparmiare i soldi per frequentare il college ma Beth, la madre, non è mai stata molto d’accordo su questo punto. E i soldi risparmiati erano sempre necessari per altre emergenze.
Lucy è stata cresciuta dalla madre single. È stata dura, non si può negarlo. Beth non è mai stata la classica mamma chioccia. È stata più uno “spirito libero”. Non si è mai preoccupata più di tanto di come crescesse la figlia la quale, poco più che bambina, ha iniziato a farsi carico delle incombenze quotidiane, come trovare qualcosa da mangiare o preoccuparsi che le bollette o l’affitto venissero sempre pagati. Diciamo che Beth e Lucy hanno trovato un precario equilibrio. Questo equilibrio, però, con gli anni, è stato messo a dura prova. Solo la malattia che ha colpito Beth le ha fatte riavvicinare veramente. Una mancanza di cui Lucy ha sempre sofferto è stata quella di un padre. Beth non si è mai sbottonata su questo punto. Ha sempre inventato storie fasulle e alquanto inverosimili ma non ha mai fatto un nome. Il suo albero genealogico è sempre stato costituito da un tronco principale e un solo, singolo, triste ramoscello. La malattia di Beth peggiora drasticamente e, solo in fin di vita, le rivela che vorrebbe essere sotterrata a Cape Hudson, la sua “casa”.
La costa è un posto splendido in cui vivere, ma la terra ti fa sudare per qualsiasi cosa.
Beth si trova ben presto a farsi parecchie ore di strada per arrivare in un piccolo villaggio lungo la costa per portare le ceneri della madre nel luogo che considerava casa nonostante non ne parlasse mai. Qui viene accolta da Hank, l’avvocato di Cape Hudson, il quale la informa che è l’unica erede del Winter Cottage, una proprietà storica, da ristrutturare, che dà direttamente sulla baia. Lucy erediterà anche il fondo fiduciario se, e solo se, si farà carico della ristrutturazione della casa. Per Beth, che non ha mai avuto radici, il pensiero di stabilirsi stabilmente a Cape Hudson ha un certo fascino. Ma come può far cambiare la sua vita così drasticamente nel giro di pochissimo tempo? Riuscirà ad adattarsi? E riuscirà a scoprire il nome di suo padre?
Il rischio non mi spaventa. Mi spaventano di più i segreti.
Parlare di questo libro non è davvero per niente facile e riuscire a scrivere qualcosa che non spoileri tutto è ancora più difficile. Ho iniziato il libro con una certa ansia soprattutto perché, una volta girate le prime pagine, mi sono trovata di fronte un bell’albero genealogico. Voi dovete sapere che io ho davvero grossi problemi a ricordarmi i nomi dei protagonisti. Figuratevi la mia faccia quando mi sono trovata di fronte un intero albero genealogico! Ovviamente sappiate che non l’ho nemmeno guardato. L’ho letteralmente saltato a piè pari.
Se all’inizio ho fatto fatica a capire come fossero intrecciate le parentele, una volta passati i primi capitoli ho iniziato a raccapezzarmici un po’ di più. In questo libro non si parla solo di Lucy e della sua storia ma si intrecciano sapientemente anche quella della madre, Beth, e quella di Claire, l’ultima proprietaria di Cape Hudson. Praticamente più di cento anni di storia di Cape Hudson, del Winter Cottage e delle persone che ci sono vissute all’ombra. E che dire: mi è piaciuto un sacco. Se inizialmente stentavo a “ingranare la marcia”, una volta messa la seconda, è stato tutto molto più semplice. Ho amato Claire. Una donna che si è fatta da sola, che ha fatto scelte sbagliate, che, giorno dopo giorno, ha portato sulle sue spalle il peso di queste scelte. Al contrario, invece, mi è stato difficile comprendere Beth. Lei è sempre stata molto impulsiva e alla ricerca di attenzioni, trovate, purtroppo, dalle persone sbagliate. Anche lei ha dovuto fare delle scelte, alcune delle quali davvero dure da fare. Scelte che l’hanno allontanata da tutto ciò che considerava “casa” e che l’hanno tenuta lontano per anni.
E poi troviamo Lucy. Lucy si trova a dover crescere tutto d’un colpo. Da bambina diventa velocemente adulta. E da adulta si trova a crescere ancora. In pochissimo tempo diventa “grande”. Si prende responsabilità che non avrebbe mai pensato di riuscire a prendere. Riesce finalmente a scoprire sé stessa. Si trova a vivere in una piccola comunità marinara dove tutti si aiutano, dove tutti sono una grande famiglia. Dove magari economicamente hanno poco, ma donano affetto e calore a tutte le persone che vi abitano. Dove un segreto rimane tale anche a distanza di anni. Dove, se hai bisogno di aiuto, qualcuno è sempre pronto a darti una mano.
Quello che Lucy ha intrapreso come un viaggio di poche ore per seppellire la madre nel cimitero di famiglia, si trasforma ben presto in un viaggio che la porta alla scoperta di sé, del proprio passato e, soprattutto, di un luogo dove riuscirà a posare le fondamenta per il proprio futuro.
Questa recensione partecipa ad un review party, organizzato da The Reading's Love! Vi lascio qui sotto il bannerino col nome degli altri blog che prendono parte all'iniziativa :)
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