Non so perché a volte vengo attratta da questi libri da “pugno nello stomaco”. Sta di fatto
che era da tantissimo tempo che avevo questo titolo nella mia wish list della biblioteca e,
prima di partire per le vacanze ho pensato fosse arrivato il suo momento.
Volevo che la vita fosse mia e non dei miei genitori.
Leila è una marocchina magrebina cresciuta in Francia. Per lei è difficile essere educata
da genitori molto esigenti, con forti radici, in un paese occidentale. La madre dacché è
arrivata in Francia non è mai uscita di casa se non per andare in ospedale a partorire i
suoi innumerevoli fratelli, tutti maschi. Per lei la vita è come se non fosse mai cambiata.
Nessuna differenza tra il vivere in Marocco o in Francia. Ma per Leila qualsiasi confronto
con le sue amiche o compagne di scuola, la vedono perdente. In casa comanda il padre,
in sua assenza ci sono i fratelli maschi a tenerla d’occhio. Leila non ha libertà alcuna. Non
può uscire con le sue amiche, non può frequentare ragazzi della sua età, non può tagliarsi
i capelli, non può truccarsi, non può vestirsi come vuole. Lei può solo andare a scuola,
quella scelta dal padre, e fare la serva in casa. E, se non si rispettano le regole, sono
botte. Non aiuti in casa? Botte. Esci di nascosto con le amiche? Botte. Fumi? Botte. Tutto
gira intorno all’onore e alla verginità. Non bisogna MAI disonorare la famiglia e bisogna
ASSOLUTAMENTE arrivare vergini al matrimonio.
L’integrazione è la possibilità di dire no. La tradizione è l’impossibilità. Non sono
mai stata capace di infrangere quella legge non scritta.
Più volte ha pensato di denunciare i genitori. Denunciare il loro modo di gestire la sua
educazione. Ma andare dalla polizia sarebbe come disonorare la famiglia. E, per Leila, è
impossibile. Arrivata in età adolescenziale Leila è diventata aggressiva. Sia nei confronti
dei genitori che nei confronti dei ragazzi. Lei che vuole solo l’attenzione di un ragazzo, una
volta che qualcuno ci prova ad avvicinarla, lei lo respinge brutalmente. Vorrebbe anche
essere compresa dal padre. Un padre a cui vuole davvero molto bene, nonostante i suoi
modi brutali, ma che non sa come fare per entrare in contatto con lui. Questa sua aggressività, questi
suoi tentativi di ribellione, sfociano nella scelta di trovarle un marito.
Durante una vacanza estiva in Marocco, i genitori le trovano marito, un uomo che lei non
conosce e che non vuole assolutamente sposare. Una sera la madre la sveglia in piena
notte per comunicarle che il suo futuro marito sta arrivando. Lei non vuole Mussa. Lei
vorrebbe solo sposare qualcuno che la ami. Di certo non qualcuno che vuole sposarla
solo per avere la cittadinanza francese. Nonostante il suo ostruzionismo, in pochi mesi
tutto si conclude. E lei si trova sposata. La vita da donna sposata non è molto diversa da
quella vissuta fino a quel momento. Dal fare la schiava in casa dei suoi genitori, passa a
fare la schiava in casa del marito. Fortunatamente lavora e, anche se il suo stipendio
viene completamente gestito dal marito, per otto ore al giorno sta fuori casa.
La tensione in casa è letteralmente palpabile e i litigi sono all’ordine del giorno. In questa
situazione non proprio facile da sopportare, Leila rimane incinta. La nascita di Ryad le
cambia letteralmente la vita. Non perché passerà le notti in bianco, ma perché, finalmente,
Leila trova la forza di ribellarsi. Ribellarsi alla suocera ficcanaso. Ribellarsi ad un marito
che vive sulle sue spalle e che non la aiuta in niente. Ribellarsi al padre che la obbliga a
stare con un marito come Mussa. Ryad diventa la sua luce. La luce che le permetterà di
scegliere il proprio bene. La luce che le permetterà di chiedere la separazione.
Mi dibattevo come una mosca prigioniera in una gabbia di vetro. La vita e la libertà
erano a portata di mano, ma io urtavo senza posa conto le pareti trasparenti.
Leggere questo libro mi ha fatto pensare. Molto.
Sembra incredibile che nel 2020 ci siano
ragazze che ancora vivono in questa situazione. Donne che non hanno la loro libertà di
pensiero, di scelta. Donne la cui vita è completamente in mano a uomini che non le
amano, che le denigrano. Che le considerano meno di un oggetto.
So che questo libro non
è proprio recentissimo ma quante volte si è letto sul giornale di padri che hanno picchiato
o, talvolta, ucciso la figlia perché cresciuta in modo occidentale invece che seguire
l’educazione tradizionale?
Quante volte in città si vedono donne col velo accompagnate
dai mariti o dai figli maschi? Vederle passeggiare da sole è praticamente impossibile.
Perché al maschio è tutto concesso mentre alla donna non è concesso nemmeno il
minimo indispensabile? Sembra di leggere di un mondo molto lontano dal nostro eppure è
così vicino a noi. È proprio sotto i nostri occhi. E subito dopo penso a quanto siamo
fortunate noi donne occidentali. Noi che possiamo praticamente fare quello che vogliamo. Che ci è permesso scegliere l’uomo con cui vogliamo vivere. Che possiamo andare al
cinema da sole. Che possiamo andare a fare shopping con le amiche. Eppure, nonostante
abbiamo gli stessi diritti e doveri degli uomini, veniamo considerate inferiori. Veniamo
giudicate per il nostro modo di vestire, per il nostro modo di parlare, per il nostro modo di
comportarci.
Quindi forza ragazze. La strada per la parità dei sessi è tutta in salita. E noi non dobbiamo
mollare mai.
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