Stand by me, Bianca Marconero

Perché non tutti i libri sono come i suoi?

Questo mi chiedo ogni volta che concludo un libro di Bianca Marconero. I suoi libri giungono tra le mie mani con un tempismo perfetto: ogni qualvolta mi ritrovo con il classico blocco del lettore, ecco che la mia cura arriva. Una medicina che si porta via tutto e rigenera la mia mente.

E funziona da dio.

Per Stand by me, la Marconero mette da parte il genere rosa per approcciarsi ad uno young adult che vi farà venire voglia di prendere una valigia, riempirla e mettervi in strada in direzione Bologna (chiaramente io ci arriverei anche a stomaco vuoto perché, non so voi, ma io al solo sentir il nome Bologna vien fame).

 

Guardarsi non ha sempre lo stesso valore. Guardarsi, a volte, è come incontrarsi la prima volta.

 

Arianna Vallesi e Gregorio Debenedetti sono i nostri due protagonisti e sono uno l’opposto dell’altra. Gregorio fa parte della Bologna bene, ama il basket più della sua stessa vita, gli piace far festa e dar fastidio a quel padre che, ai suoi occhi, è troppo rigido e impostato. Arianna è figlia del giardiniere che lavora per la famiglia di Gregorio, abita nella proprietà dei Debenedetti, sogna il diploma e Harvard.

Quando inizia Stand by me, Gregorio sta per sostenere gli esami di maturità mentre Arianna è pronta a trasferirsi dall’altra parte dell’oceano per studiare un anno in America.

Gregorio, che non ha mai preso in considerazione - almeno pubblicamente - Arianna, reagisce in maniera alquanto violenta a questo suo allontanamento e, pagina dopo pagina, ne capiamo il motivo. Gregorio è un abitudinario, gli piacciono le cose quando queste non mutano. Per lui la vita deve rimanere così: immobile.

 

Passa un anno e il ritorno di Arianna in Italia dà il via ad una serie di atti di bullismo non da poco che metteranno a dura prova la pazienza del lettore. Diciamocelo: per una buona fetta di libro, Gregorio e il suo gruppetto di amici che lo segue manco fosse un pianeta e loro i suoi satelliti, sono da prendere a schiaffi una pagina sì e la pagina dopo pure.

Gregorio, inoltre, è un gran bel ragazzo. Si veste, sì, in modo orribile, ma qualsiasi liceale cade ai suoi piedi e brama un pezzo di lui, ma lui, anche su questo punto, segue una linea che non muta mai: ogni estate si lascia con la fidanzata storica, Carolina, e poi, entro Natale, i due ritornano insieme. Tutto regolare, tutto immutabile.

Succede però che, dopo l’ennesima festa finita a suon di eccessi, il padre di Gregorio mette il figlio davanti ad un bivio: o Arianna lo seguirà ovunque andrà, controllerà ogni singola cosa che farà e gli farà sapere per filo e per segno come si comporterà, oppure quella è la valigia, un collegio in Svizzera lo sta aspettando.

E Gregorio, che per Arianna prova questa curiosità inaspettata, cosa mai sceglierà?

 

E chi l’ha detto che i migliori sono quelli che vincono.

 

I due si ritrovano così, dall’oggi al domani, a dover condividere le loro giornate, a studiare uno i movimenti dell’altro e, infine, impareranno a conoscersi.

Ma Arianna sa come funziona la vita di Gregorio. Sa anche che manca poco a Natale e che quindi il conto alla rovescia per il ricongiungimento della coppia storica Greg-Carolina sta per arrivare al termine.

E Gregorio cos’è che sa? Ecco, Gregorio ha una gran bella confusione in testa, quella confusione tipica della sua età e dell’essere un giovane uomo in preda a mille dubbi e altrettante paure.

 

Se c’è una cosa che traspare chiaramente nelle pagine di Stand by me è la veridicità dei suoi personaggi e devo dire che questa cosa un po’ mi spaventa. Da madre, mi spaventa.

Ricordo la mia adolescenza come un periodo abbastanza calmo, non ho mai dato di matto né fatto scenate. Oggi i giovani sono diversi, così come lo ero io rispetto a mia madre da giovane.

Ora ci sono più stimoli, le risposte si ottengono facilmente, sono a portata di click e le emozioni vengono descritte con emoji che, quasi al 90% delle volte non rappresentano davvero una sensazione. Quanti di voi usano una faccina che ride con le lacrime agli occhi quando nella realtà hanno una faccia che sembra si stia celebrando il funerale del gatto?

Ecco, queste son le cose che mi spaventano, le emozioni 2.0.

Quindi, grazie Bianca per aver messo benzina su questo mio nuovo trauma.

 

Siamo fatti delle nostre passioni. Se ce le tolgono, non resta molto di noi.

 

Scherzi a parte, dire a grazie a Bianca Marconero per quest’ultimo libro è doveroso. Ogni volta che leggo una sua pubblicazione mi innamoro sempre di più e, ad oggi, non ho trovato autore che la eguagli per capacità narrativa. La lettura scorre che è un piacere, non inciampa mai e, fidatevi, lasciate stare i segnalibri: non vi serviranno, perché una volta preso in mano il libro non lo metterete via fintanto che non lo concluderete.

Bianca Marconero ha questo potere qui: ti incatena alle sue pagine e quando ti libera, tutto ciò che ti rimanere è questa sensazione di vuoto, di astinenza.

Bianca Marconero è la mia droga e io sono felice di esserne dipendente.


Elle

1 commento:

  1. Grazie, davvero per questa recensione così personale! hai preso spunto da una storia di finzione per arrivare a una riflessione universale: i cambiamenti spaventano chi li vive come chi veglia su coloro che li stanno vivendo.

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