In questi giorni ho deciso di tirar fuori dall’armadio i cartacei che ho “nascosto” per non vedere la
pila altissima sul comodino e farmi venire l’ansia (che al momento ce n’è già troppa in giro). E tra i
vari cartacei ecco spuntare un libro di Amabile Giusti, un’altra delle autrici che stalkero senza vergogna. Non me la
sono sentita di rimetterlo via e quindi ho deciso che è arrivato il suo momento.
Mi chiedo perché noi donne siamo così disabituate ai complimenti che quando ne riceviamo
qualcuno, pur sapendo che si tratta di spudorate menzogne dette al solo scopo di impennarsi tra
le nostre gambe qualche ora dopo, ci caschiamo come pere. Forse perché nessuno mi ammira
veramente da un secolo…
Carlotta e Luca sono coinquilini. Fin da quando Carlotta ha deciso di affittare la seconda camera
del suo appartamento e si è presentato Luca alla sua porta, ha capito che lui aveva una marcia in
più. Luca è bello, simpatico, premuroso e ha il solo, piccolo difetto, che spesso si porta a casa una
donna. La sua regola è “mai un secondo giro di giostra”. Assolutamente bandite le relazioni serie e
qualsiasi tipo di legame. Di lui non si sa molto se non che sta scrivendo un libro, per mantenersi
lavora come barman in un locale e gli piace fumare sigari. E, cosa più importante, che Carlotta lo
reputa un figo pazzesco.
Carlotta, invece, è la classica donna che non si piace. Ha una massa di
capelli ricci che non riesce a domare, il viso pieno di lentiggini e un corpo non troppo perfetto.
Insomma Carlotta è a tutti gli effetti “una di noi”. Si ritiene una sfigata cronica e, alle soglie dei
trenta, sente più che mai la mancanza di un compagno, cosa che la madre tende a sottolineare
tutte le volte cha la vede o la sente al telefono. Per mantenersi lavora come trovarobe in un teatro
di periferia ed è un lavoro che adora.
La convivenza tra i due non è sempre facile ma Carlotta si sente sempre più attratta da lui, anche
se pensa di non essere all’altezza di Luca e sa che molto difficilmente uno come lui potrà mai
innamorarsi di una come lei. Principalmente perché Carlotta vive costantemente con un senso di
inferiorità nei confronti del mondo femminile e, in particolare, nei confronti della sorella. Erika è
una modella bellissima, che affascina gli uomini con la sua lunga chioma fluente, che li attira nella
sua rete e ne fa ciò che le pare. Durante l’età adolescenziale la madre ha spostato le sue attenzioni
da Carlotta a Erika. Questo per cercare di crescere una figlia perfetta che potesse farsi strada nel
mondo grazie alla bellezza e alle doti di femme fatale. Ma questo spostamento dell’ago della
bilancia ha fatto sì che tra le due sorelle si incrinasse irrimediabilmente qualcosa.
Sono ancora vergine, in un certo senso! La storia dell’imene è una menzogna. La verginità sta
dentro le costole, la verginità è un’emozione. Lo amo, e ho paura.
A differenza di libri più recenti di questa autrice che adoro, questo libro è una commedia
romantica. A Carlotta ne succedono di tutti i colori, a partire dagli equivoci con la madre, la sua
famiglia strampalata, per non parlare del suo lavoro. Ma, dovete sapere, che io non amo
particolarmente le commedie romantiche e quando ho iniziato a leggere i primi capitoli mi sono
detta “speriamo che cambi registro, altrimenti non so se ce la farò ad arrivare alla fine”. Ecco.
Sappiate che ho fatto, di nuovo, le ore piccole per sapere quale destino è toccato a Luca e Carlotta.
Perché, dopo le prime pagine dove certamente ho sorriso (alcune volte ho riservato a Carlotta lo
stesso sorriso triste che riservo ai clown), ho ritrovato l’autrice che tanto mi piace. Ho ritrovato la
sua capacità di rendere i personaggi persone normali. Penso che qualunque donna normale si
possa rivedere in Carlotta. Chiunque di noi ha vissuto le sue paure e le sue speranze. Come spesso
accade, anche lei nasconde le sue fragilità dietro una maschera di sarcasmo che, talvolta, sfocia
nell’aggressività. Spesso si sente inadeguata e poco capita e, come qualsiasi donna (io davanti a
tutte), pretende che gli altri la capiscano e la supportino senza fare il minimo sforzo.
Ma il nostro
bello è proprio questo: essere imperfette e uniche.
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