Bella in rosa, Daniela Perelli

Questa recensione doveva far parte di un review tour. A lettura terminata, perĂ², ho contattato chi lo organizzava in quanto ritenevo la mia partecipazione non idonea.
Review tour, review party, blogtour, sono eventi finalizzati alla promozione di un libro. Le recensioni devono essere positive e invitare altri lettori all’acquisto del testo in questione. La mia recensione non sarebbe mai potuta essere positiva quindi, eccomi qua. Mi sento come una canzone fuori concorso a Sanremo.

Partiamo dalla trama. Viola è una ragazza orfana, casa e chiesa, con la passione per la moda. Vive da sola con il suo criceto Pablo. Il suo migliore amico si chiama Martin.
Viola è una ragazza con delle belle forme arrotondate e, spinta da quest’amore per la moda, decide di creare un blog per tutte le donne curvy.
Questo blog viene notato dalla rivista Bella in rosa, una pubblicazione come Vanity fair, Elle e Marie Claire per capirci. Il direttore della rivista, Daniel Corti, vuole portare una ventata di freschezza al magazine e i contenuti che pubblica Viola sono esattamente la risposta alla sua richiesta.

La trama mi aveva incuriosita tantissimo, motivo per cui ho chiesto di partecipare all’evento senza pensarci due volte e, altrettanto curiosa, ho intrapreso la lettura che da subito, perĂ², ho capito che aveva qualcosa che non funzionava.
Il modo di scrivere troppo semplicistico, troppo banale, troppo elementare. Tutto troppo.
Anche eccessivo.
Martin, il migliore amico, ha la erre moscia. Ho finito per detestarlo e, poveretto, non è nemmeno colpa sua. Ma ve lo immaginate un libro in cui ogni singolo dialogo di un personaggio è scritto con la v invece che con la r per sottolineare questa sua caratteristica. Ogni singolo dialogo scvitto in questa manieva. Una pesantezza unica, imbavazzante.

Viola. Viola è una ragazza che vive tra le nuvole. Ha perso i genitori ma non sentiamo mai particolarmente la sua sofferenza o malinconia come, di fatto, ci si aspetta. Vive la vita in modo, così, placido.

Daniel. Ha perso pure lui i genitori. Insomma, si ritrovano con la sfortuna in comune e nemmeno ne parlano. Comunque. Daniel è il classico cliché dei romanzi rosa. Bello, bello, bello. Si innamora di Viola guardandone una foto e dopo tre volte che si vedono scatta il bacio, pudico, tra i due. Senza emozione.

Ecco cosa manca, tra le altre cose, a questo libro. Il fattore emozione. Per tutto il libro non ho provato nulla se non, e mi spiace ripetere una parola usata poco fa, imbarazzo. Mi sono sentita in imbarazzo.

Refusi di qua, refusi di lĂ , la virgola, questo oggetto sconosciuto, termini messi a caso. Settantanove pagine (messe su amazon a 3.99) in cui mi sono sentita in difficoltĂ  all’idea di dover, di lì a poco, scrivere una recensione per un review. Da qui, la scelta di non prendervi parte.

Il libro avrebbe potuto prendere una leggera svolta nel momento in cui Viola riceve i primi commenti negativi e cattivi in seguito alla pubblicazione del suo post, non fosse che:

“Viola, ascolta: questi sono hacker, non devi rispondere, non devi neppure considerarli.”

No, non si chiama hacker, si chiamano hater (o al massimo troll). E se pensate ad un “No, vabbĂ©, è un lapsus”, no, tranquilli:

Gli hacker per quel giorno non esistevano piĂ¹.

Mi ha fatta sorridere un capitolo completamente dedicato ad Ugly Betty. In questo capitolo l’autrice ci parla di questa serie tv dall’inizio alla fine, entrando nei dettagli su amicizie e intrighi vari. Mi sembrava una cosa molto particolare e, parlando con un’amica, questa mi ha messo una pulce nell’orecchio. Ma non è che l’ha presa pari pari da internet?
Ecco, non dovete farlo! Non dovete mettermi le pulci nelle orecchie perché poi io non sto tranquilla finché non verifico. E ho verificato.
Il capitolo è un copia incolla pubblicato dalla Perelli stessa su un magazine rosa la cui direttrice editoriale è la stessa che ha pubblicato questo libro.
Piccola nota: un articolo è un articolo, un capitolo di un libro è un capitolo di un libro.
Per onestĂ , si sarebbe dovuto segnalare nella sinossi che alcuni contenuti non sono inediti.

La nascita del computer e, soprattutto, di internet, ha fatto sì che chiunque si sentisse in dovere di scrivere solo perchĂ© in possesso del mezzo. Io ve lo dico, non sempre è necessario. Io ho un tosaerba ma non lo uso perchĂ© l’unica volta che ci ho provato sono passata sopra il filo e buttato via tutto.

Elle

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