
Lei riesce a mettere nero su bianco le sofferenze dei suoi protagonisti, le loro emozioni più crude, e riesce a farle migrare nell'animo dei suoi lettori.
E se questo non è un potere sovrannaturale, sinceramente, non so nemmeno io come definirlo.
Innamorarsi è come dare una pistola carica in mano a qualcuno.
Devi solo sperare che non scelga di sparare.
Essendo questo il seguito de Le nostre prime sette volte (di cui trovate la recensione QUI), mi sarà inevitabile SPOILERare il romanzo precedente per parlare di questo.
Ogni volta che la faccio sorridere sono felice come se avessi realizzato un capolavoro.
Avevamo concluso Le nostre prime sette volte nel peggiore dei modi: la coppia non c'era. Alessandro si era comportato - apparentemente - da str**** e Alice era l'emblema della testardaggine. Alla grande, no? Quanti santi avete tirato giù dopo aver chiuso il primo capitolo della serie? Io ne sto inventando pure di nuovi, perché con la Marconero non ce ne sono mai abbastanza!
Ne L'ultimo bacio Alex e Alice, di nuovo per questioni lavorative, si ritrovano e, essendo costretti a stare a stretto contatto, seppelliscono l'ascia di guerra per portare avanti insieme un progetto editoriale, che porterà all'apertura di una nuova sede della rivista a Parigi.
Ecco, una delle cose che apprezzo sempre di quest'autrice è la mobilità. Si viaggia, si viaggia sempre e lo si fa in maniera stupenda. I luoghi sono descritti in modo perfetto e, mentre leggevo di un'Alice passeggiante per i giardini parigini, mi sembrava di camminare al suo fianco.
Spesso nelle recensioni precedenti mi complimentavo per la cinematograficità (esiste come parola?) dei romanzi della Marconero e anche ne L'ultimo bacio questa caratteristica è piacevolmente presente.
Alessandro ti resta in circolo come il veleno di un serpente. Con la differenza che quando ti morde è dolcissimo e vorresti non smettesse mai.
Ritorniamo alla storia!
Diciamocelo, l'attrazione, soprattutto quella mentale (e voglio proprio sottolineare questo tipo di attrazione per non far rientrare il romanzo nella categoria dei libri in cui i protagonisti vedono sul volto, l'uno dell'altra, soltanto la parola sesso), c'è ed è palese. La percepiscono tutti. E pure loro! Ma ovviamente il numero di impedimenti è enorme e uno primeggia su tutti: l'impedimento sovrano porta il nome di Carlotta, personaggio che abbiamo già avuto l'onore di conoscere nel romanzo precedente e che qui avrà un ruolo fondamentale, ahimè!
A fare da contorno alla storia-non-storia di Alex e Alice ci sono vecchi e nuovi amici. È stato bellissimo (e frustrante e da maalox) ritrovare Emilia e Fosco e le loro scene mi hanno davvero fatta impazzire. E Ulisse... Oh, Ulisse, tesoro!
Insomma, la strada verso il lieto fine è ardua e costellata dalle peggiori cose che la mente (contorta) della Marconero può elaborare. E, conoscendo il suo sadismo, il famoso lieto fine di cui sopra potrebbe persino non comparire alla conclusione del romanzo (a differenza dei famosi santi vissuti e/o inventati di cui vi parlavo prima - quelli ci sono sempre).
Mi è piaciuto molto, una volta uscito il libro, confrontarmi con altre lettrici e ricevere un loro feedback a riguardo. Una costante comune era la rabbia contornata dalla frustrazione. Questa costante nasceva dall'assoluta comprensione dei personaggi. Ci si arrabbia perché Alice è arrabbiata. Ci si sente frustrati perché Alessandro è combattuto. Ci si sente distrutti nell'animo perché la voglia di gridare di Alice è tanta ma la voce è poca. Il dolore chiude in una morsa letale i loro cuori e strazia il nostro.
Tutto questo per dire cosa? Per dire che i personaggi e le loro emozioni arrivano.
E se arrivano è solo grazie ad un'unica persona.
Bianca Marconero.
Nessuno dei baci che le do è un semplice bacio. Sono preghiere appoggiate sulla bocca, sono promesse senza voce. È la dichiarazione di un preciso intento: io ci sarò, sempre.
Insomma, la strada verso il lieto fine è ardua e costellata dalle peggiori cose che la mente (contorta) della Marconero può elaborare. E, conoscendo il suo sadismo, il famoso lieto fine di cui sopra potrebbe persino non comparire alla conclusione del romanzo (a differenza dei famosi santi vissuti e/o inventati di cui vi parlavo prima - quelli ci sono sempre).
Potrei spaccare a metà ciascun istante di questo minuto e ridisegnare da capo la sagoma dei giorni in cui esistevamo ancora.
Potrei scriverle sulla bocca cosa siamo stati, raccontarle tutto nel tempo di un bacio. Dimostrarle l’ovvio, ovvero che la voglio da star male.
Potrei scriverle sulla bocca cosa siamo stati, raccontarle tutto nel tempo di un bacio. Dimostrarle l’ovvio, ovvero che la voglio da star male.
Mi è piaciuto molto, una volta uscito il libro, confrontarmi con altre lettrici e ricevere un loro feedback a riguardo. Una costante comune era la rabbia contornata dalla frustrazione. Questa costante nasceva dall'assoluta comprensione dei personaggi. Ci si arrabbia perché Alice è arrabbiata. Ci si sente frustrati perché Alessandro è combattuto. Ci si sente distrutti nell'animo perché la voglia di gridare di Alice è tanta ma la voce è poca. Il dolore chiude in una morsa letale i loro cuori e strazia il nostro.
Tutto questo per dire cosa? Per dire che i personaggi e le loro emozioni arrivano.
E se arrivano è solo grazie ad un'unica persona.
Bianca Marconero.
Mi spoglia cuore e anima a forza di baci.
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