La bambina di Hitler, Matt Killeen


Qualche anno fa i nazisti erano solo una manica di estremisti arrabbiati che si riunivano clandestinamente in una birreria. E la Germania non aveva un esercito perché sarebbe stato illegale. Non sottovalutarli. È stato l’errore più grosso che abbiamo commesso.

Quando ho visto questo libro tra le novità della biblioteca locale non ho potuto non metterlo direttamente nel carrello. Non è passato nemmeno dalla wish list. Fortunatamente non ho dovuto attendere molto per averlo e quindi ora sono qui a parlarvene.

Come i cassetti di una scrivania, i libri parlavano del carattere delle persone. Alcuni venivano tramandati di padre in figlio e rivelavano la vera natura della famiglia. Altri erano quelli che i proprietari mostravano al mondo e rivelavano di che avrebbero voluto essere. Ciò che volevano far credere al mondo di essere. C’erano libri che fingevano di amare e libri che amavano sul serio; piccoli segreti da tenere nascosti. Se erano vecchi e polverosi, raccontavano un mucchio di cose sull’anima del proprietario. Dentro una libreria c’era un mondo intero, se solo ci si prendeva la briga di guardare.

Siamo nel 1939 e Sarah Goldstein è un’adolescente ebrea in una Berlino e una Germania in cui gli ebrei vengono controllati a vista per impedire la loro fuga. Sarah è in fuga con la madre quando, in vista di un posto di blocco delle SS, finiscono in un fosso. Per la madre non c’è più nulla da fare, ma lei non si arrende. Non si lascia andare e lotta con tutte le sue forze per scappare e trovare un rifugio dove trattenersi per la notte per poi imbarcarsi sul battello che la porterà in Svizzera, verso l’agognata libertà. Durante questa strana notte percorsa da incubi, reali e non, incontra il capitano Jeremy Floyd, un uomo ambiguo nei cui occhi vede lo sguardo di un animale braccato. Sarah non è capace a lasciarlo al suo destino e lo aiuta. Il capitano Floyd si affeziona fin da subito a questa ragazzina in cui rivede sé stesso, la sua stessa voglia di riscatto e una determinazione fuori dal comune e così le propone un patto: diventare una spia per avere la libertà.

La gente vede solo quello che vuole vedere. Sembri in tutto e per tutto un mostriciattolo ariano dagli occhi azzurri, dunque è questo che sei.

Sarah ha una capacità di recitare davvero notevole. È sveglia, intelligente e, nonostante non abbia mai frequentato una scuola, riesce ad inserirsi facilmente in una prestigiosa scuola nazista calandosi nei panni di una giovane Hitleriana. Spesso si mette nei guai con gli insegnanti e con le compagne più vecchie, ma la sua testardaggine e la sua forza di carattere le permettono di non piegarsi, di non cedere alle più becere punizioni. Molte volte sente la voce della madre nella propria testa che la incita a non mollare, a fare di meglio, a non darsi per vinta e a non cedere ai soprusi, di essere più furba degli altri e di trovare una soluzione a tutti i problemi. La scuola è davvero un ricettacolo di insegnati cattivi e di compagne che vogliono primeggiare. Se fino a quel momento aveva avuto un sentore di come poteva essere il mondo nazista, lì dentro capisce fino in fondo quanto può essere malvagio l’animo umano e fin dove si può spingere l’uomo pur di raggiungere i propri fini.
Solo per caso si imbatte in un segreto più grande di lei e grazie a questo si rende davvero conto di quanto è ingenua. Ma come fare a fingere di essere chi non si è, quando i segreti tendono a schiacciarti? Quando la rabbia ribolle nelle vene e non è possibile chiuderla “nella scatola” dove la si può tenere sotto controllo? E quanto costa la libertà, propria e del proprio paese? Qual è il prezzo da pagare per averla?

Non cambia mai nulla, eppure noi siamo ancora qua. I temporali non mi fanno paura. Piove, viene giù il finimondo, poi torna il sole. Ma sappiamo che un giorno pioverà di nuovo.

Questo è un libro che mi è piaciuto tantissimo. Sicuramente uno dei più belli che ho letto quest’anno, e ce ne sono davvero tanti con cui “gareggiare”. È un libro che mi ha tenuta con il fiato sospeso, che mi ha fatto emozionare. Mi ha fatto provare tenerezza per questa ragazzina che non si è mai lasciata abbattere dalle difficoltà. Un padre tedesco che, con l’arrivo di Hitler ha deciso di abbandonare la famiglia. A seguito dell’abbandono del padre, la madre è caduta nell’autocommiserazione e si è data all’alcol. Già in difficoltà per la condizione della madre, si è dovuta arrangiare e trovare un modo per sopravvivere all’arrivo dei nazisti e alla loro pulizia etnica. E poi, una volta rimasta da sola, ha dovuto fidarsi di uno sconosciuto, l’unico che si è dimostrato disposto ad aiutarla, anche se a caro prezzo. Ha dovuto far affidamento alle sue sole forze, a trovare una soluzione ai vari problemi, a ingegnarsi pur di uscirne in piedi.
Ho provato tristezza per il modo in cui un essere umano tratta un suo simile. Il modo in cui Sarah viene trattata dagli insegnanti e dalle compagne in una scuola dal nome altisonante. Il modo in cui il preside si approfitta della retta salata che fa pagare alle famiglie per arricchirsi. E la cosa che mi ha fatto più pensare è che, anche se non è la narrazione di una storia vera, i fatti narrati sono davvero successi.

Il pericolo, tutta la strada che aveva percorso e i rischi che correva servivano solo a dimostrare che aveva in mano il proprio destino. Gli anni passati ad esercitarsi a casa perché le era proibito andare a scuola le avevano regalato un’agilità perfetta e la piena consapevolezza dei suoi talenti. Nessuno glieli poteva togliere, era intoccabile sotto il cielo infinito… poteva volare, lasciarsi alle spalle la Terra e viaggiare nello spazio, con le vittime e i carnefici che svanivano nella distanza. Era quella la libertà. Un fuoco che partiva dallo stomaco e si propagava alle gambe, alle braccia, al cervello.

Nella nota dell’autore si parla anche di come la situazione ad oggi nel ventunesimo secolo sia ancora così, come ottant’anni fa. Come l’alcolismo dei genitori influenzi il bambino e come sia ancora diffuso nelle famiglie, a come in alcuni stati cosiddetti avanzati vengano ancora tollerate le punizioni corporali a scuola, a come tanti bambini soffrano la fame negli stati più ricchi del mondo o a come i bambini debbano prendersi cura di famigliari malati.
A volte, quando mi capita di leggere di protagonisti dell’età della mia “bambina” più grande, mi trovo a riflettere su come lei si comporterebbe in una situazione simile. A come reagirebbe. Se riuscirebbe a farsi forza per affrontare la dura realtà o se, invece, soccomberebbe e si lascerebbe andare al proprio destino. Penso anche a come è fortunata (e a come siamo fortunati) ad essere nata nella parte giusta del mondo, con una famiglia che la sostiene, che l’appoggia nelle proprie scelte e che, nel limite del possibile, non le fa mancare nulla. E penso, anche, che a volte basta poco per cambiare la situazione di chi sta peggio di noi, basta una parola, un piccolo gesto per portare loro un attimo di serenità.

Proprio ora ci sono bambini che si prendono cura di adulti, che subiscono abusi e soffrono la fame. Per fermare tutto ciò, basterebbe la forza di volontà del numero necessario di persone. I movimenti di protesta possono e devono iniziare da una sola persona. Alzatevi, criticate e protestate.

Elle

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