La posta del cuore di Mrs Bird, Aj Pearce

Quando un libro è molto acclamato dalla critica e dalle colleghe autrici ho sempre un po’ di timore a leggerlo. In parte perché le aspettative sono molto alte e ho paura di rimanerne delusa e in parte perché parto prevenuta, perché so già che probabilmente il mio pensiero non è concorde a quello della critica. In questo caso è successa più o meno la stessa cosa.

Capitava ogni singolo giorno, in tutta Londra, in tutto il Paese, in tutta l’Europa. Ovunque, la gente riceveva notizie orribili. Non eravamo diversi dagli altri. Era toccato ai nostri amici. Era toccato a noi. Non ci faceva sentire affatto meglio.

Ci troviamo a Londra agli inizi della seconda guerra mondiale, siamo nel 1940 e Emmeline Lake ha solo ventitré anni. Nonostante la giovane età sa che vuole diventare una giornalista corrispondente di guerra e quando vede un’inserzione di un quotidiano che cerca una praticante, si vede già nel ruolo. Peccato che il lavoro non è al Chronical ma presso una rivista femminile e Emmeline deve solo occuparsi di aprire la corrispondenza di Mrs Bird, selezionare le varie lettere a cui Mrs Bird può rispondere e battere a macchina i testi scritti da Mr Collins. Ben presto Emmeline si rende conto che Mrs Bird ha una lunga lista di cose che ritiene non pubblicabili e quasi tutte le richieste di aiuto rientrano in questa categoria. A quelle poche richieste che possono essere prese in considerazione, viene risposto, in modo spiccio e scostante, di farsi forza e andare avanti. Purtroppo questo modo di fare sta portando la rivista ai minimi storici delle vendite e praticamente sta affondando. Emmeline però non è capace di non prendere a cuore le varie richieste di aiuto, soprattutto quelle più disperate e, quando può, risponde privatamente alle varie lettere. In queste richieste di aiuto vede i problemi delle sue amiche e, sotto sotto, anche i suoi. Emmeline al di fuori della vita lavorativa fa la volontaria del turno di notte presso la caserma dei pompieri di zona, dove risponde al telefono e aiuta come può i colleghi vigili del fuoco. Qui collabora con William, il fidanzato della sua amica del cuore e coinquilina, Bunty.

Bunty e Emmeline hanno un legame davvero speciale. Sono amiche fin dall’infanzia e contano molto l’una sull’altra. Sono talmente legate che condividono tutto della loro vita, sono sempre presenti e si supportano, nel bene e nel male. Si fanno forza a vicenda e cercano sempre di sdrammatizzare la situazione davvero insostenibile che stanno vivendo. Bunty non approva quello che Emmeline fa di nascosto da Mrs Bird e cerca di far ragionare l’amica per rimetterla sulla retta via, seppur con scarsi risultati.

Il personaggio che ho meno apprezzato è proprio Mrs Bird. Ha un modo molto sbrigativo di affrontare le varie situazioni e qualsiasi argomento che tratti di amore, tradimento o, semplicemente, indecisione sul comportamento da tenere con un uomo, per lei è argomento tabù, “sgradevolezze” tali da rendere la lettera pari a spazzatura. Ha la sensibilità di un bulldozer e si comporta male con quasi tutti. Solo poche persone le ritiene degne della sua attenzione e del suo tempo.

Non si è resa conto che, nonostante la guerra, i problemi delle sue lettrici sono quelli comuni di qualsiasi ragazza dell’età di vent’anni. Non ha capito che non basta dire di tenere alto il morale e non cadere nel frivolo per risolvere qualsiasi situazione.

Per certi versi, organizzare un matrimonio era un po’ come assestare un duro colpo a Hitler: poteva mandare tutti gli aerei della Luftwaffe che voleva, ma non poteva impedire alla gente di innamorarsi ed entusiasmarsi.

Arrivata alla fine di questo libro mi sono trovata indecisa su cosa scrivere nella recensione. Da una parte mi sono trovata pienamente d’accordo con i commenti delle varie autrici o dei critici che dicono che è un bel libro. Un libro che ti fa vedere il lato umano della guerra, il lato quotidiano, quel lato che spesso viene tralasciato per dare risalto a cose più “importanti”. Quel lato che fa delle persone comuni LE persone che hanno combattuto, come possibile, un regime in cui non si identificavano. Ho sorriso di certe situazioni e mi sono venute le lacrime agli occhi in altre. 
Dall’altra parte mi sono stupita del finale. L’ho trovato non finito, inconcluso. Avrei voluto sapere di più. 
Non ha un epilogo che mi abbia permesso di vedere in là negli anni: semplicemente chiude una situazione, lasciandone in sospeso altre. 
A questo punto spero che, prima o poi, esca un sequel o anche solo una novella, che mi tolga l’amaro in bocca...

Elle

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