Il mio nome è Venus Black, Heather Lloyd

Finalmente sono riuscita a togliere un libro dalla pila infinita che ho sul comodino da settimane.
Questo stava proprio in cima e ogni tanto gli occhi azzurri così magnetici della ragazza in copertina mi fissavano chiedendomi di essere clemente e di prenderlo in mano. Così ho fatto e non me ne sono minimamente pentita. È risultato essere un libro da cui ho fatto veramente fatica staccarmi.
L’ho “dovuto” portare con me un po’ ovunque: nella sala d’attesa del dentista, in pausa pranzo. Non so spiegarvi il motivo per cui mi ci sia affezionata tanto, perché non è il classico libro avvincente, nel senso letterale della parola, ma un qualcosa di magnetico di non ti permette di lasciarlo da parte finché non hai girato l’ultima pagina.

Quello che non capisco è perché i bei ricordi facciano male come quelli brutti. Forse perché non sei preparato, quindi ti investono con tutta la loro potenza, come un’onda.

Siamo nel 1980 e Venus Black è una ragazzina di tredici anni. È intelligente, arguta, la più brava della classe e la preferita dei professori. Il suo sogno è di diventare la prima donna astronauta. Ma questo sogno si infrange drasticamente quando si macchia di un crimine gravissimo. Questo gesto così estremo non è intenzionale, diciamo che è più un atto per attirare l’attenzione della madre su dei fatti a cui non ha dato la giusta importanza. Ma proprio quel gesto sconvolgerà la sua vita e quella della sua famiglia, in primis quella del fratellino autistico Leo.

Niente è come sembra. Succede la stessa cosa con lo spazio. Oggetti che appaiono rotondi potrebbero non esserlo, stelle che sembrano vicine potrebbero essere lontane miliardi di chilometri. Ed è così anche con le persone. Solo che invece di essere troppo lontani per vedere la verità, probabilmente siete troppo vicini.

Venus viene inizialmente portata in un carcere minorile, ma lei non vuole difendersi, non vuole ricordare quanto ha fatto, vuole solo scaricare la sua rabbia nei confronti della madre, una donna che non ha mai svolto il suo ruolo e che non l’ha mai realmente compresa. Durante questo frangente, il fratellino Leo scompare, viene rapito e la madre, a questo punto, riversa la colpa di tutto quanto accaduto su Venus.
Venus viene processata e deve scontare una pena di sei anni di reclusione in un riformatorio. In questi sei anni si è sempre incolpata della sparizione del fratello, anche se ha fatto di tutto per sopravvivere soffocando i ricordi. Quando esce da Echo Glen ha con sé solo una valigia di vestiti usati, una falsa identità e la voglia di lasciarsi il passato alle spalle. Ma il passato non è così facile da dimenticare soprattutto dopo che l’ha segnata così profondamente. Nella sua nuova vita fa di tutto per non attirare l’attenzione, per evitare delle relazioni che siano di amicizia o d’amore. Ma le persone che le stanno accanto, con cui è costretta a convivere, le si affezionano e diventeranno presto la sua “nuova famiglia”.

Spero proprio che un giorno diventerò più simile a Leo: indifferente al tempo, insensibile alle punizioni.

Fino a circa metà del libro non sappiamo quasi nulla di Leo, solo quanto racconta Venus di lui. Ma una volta che diventa lui il protagonista della narrazione, ti ruba un pezzettino di cuore. Leo è un bambino estremamente sensibile. Ama la matematica, i pianeti e associa le sensazioni ai colori.
Tutto deve essere del colore “giusto” altrimenti entra in crisi. È profondamente legato alla sorella, una sorella che, finché è stata presente, gli ha praticamente fatto da madre e che, una volta sparita di punto in bianco dalla sua vita, non ha dimenticato. Ha semplicemente diviso la sua vita tra un “prima” e un “dopo”. E per sua fortuna, il dopo è stato migliore del prima, grazie a persone che lo hanno accettato e amato fin da subito.

Forse sono stanca di nascondermi. O forse sono troppo depressa perché la cosa m’interessi. Oppure mi sono finalmente resa conto che una carta d’identità falsa non mi renderà mai libera da me stessa.

Un personaggio che non sono proprio riuscita a “digerire” è Inez, la madre di Venus e Leo. Per loro lei non è mai stata una mamma nel vero senso della parola, al punto che Venus l’ha sempre solo chiamata per nome. È sempre stata troppo egoista e superficiale per essere il loro punto di riferimento. Solo alla fine di tutto il percorso, l’ho trovata maturata, consapevole delle scelte che ha fatto e che, finalmente, erano quelle giuste per la sua famiglia.

Tutti ci sentiamo predestinati. Doveva toccare a me, pensiamo. Ma la verità è che arriviamo qui per il rotto della cuffia, tutti quanti. L’ovulo di vostra madre e gli spermatozoi di vostro padre si sarebbero potuti incrociare in mille combinazioni possibili, e anche per voi sarebbe bastata una minuscola alterazione delle circostanze perché la vita si interrompesse ancora prima di cominciare.

Ho trovato questo libro davvero molto bello. È un libro che parla di amore fraterno, riferito non solo a quel legame che unisce due persone dello stesso sangue, ma, soprattutto, di quel legame che unisce due persone che si sono scelte come fratelli. È un libro in cui si affronta quel disagio che si prova quando si teme di non sentirsi capiti, e in cui forza e coraggio sono fondamentali. Quel coraggio necessario a superare il passato per guardare ad un futuro migliore.

Elle

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