Formule Mortali, François Morlupi


Dopo aver letto troppi libri erotici consecutivamente ho dovuto cambiare genere. Vi confesso che, per un momento, ho temuto il famosissimo e tremendissimo blocco del lettore. Ho iniziato un libro e l’ho messo da parte, ne ho preso un altro e l’ho rigirato tra le mani per un po’ prima di decidere di non aprirlo e buttarmi su questo poliziesco. E devo dire che ho fatto proprio bene…


Ho poche certezze nella mia esistenza, ma so per certo che la vita è spietata e nessuno può batterla, però possiamo perlomeno… sopravvivere e rialzarci ogni volta… tentare perlomeno.

Siamo nel pieno di agosto del 2017 quando a Roma viene trovato un cadavere torturato e mutilato. La cosa più macabra è che, con gli arti amputati, è stata scritta una formula fisica. Questo è solo il primo di una serie di omicidi, apparentemente slegati l’uno dall’altro, ma accomunati da un filo sottile.

A capo dell’indagine c’è l’ispettore Ansaldi. Un uomo non più giovanissimo che si trova a dover convivere con l’ansia costante e con gli attacchi di panico. La sua vita è solitaria. Nessuna famiglia l’aspetta a casa. Solo l’arte riesce a mitigare un po’ questo suo continuo vivere quotidianamente nell’apprensione. L’arte e le medicine. Una quantità enorme di medicinali gli permette di andare avanti, di sopravvivere a queste crisi che, con il passare del tempo, continuano a peggiorare. Ma dal punto di vista lavorativo l’ispettore Ansaldi è integerrimo. Il suo lavoro, ormai, è diventato la sua unica ragione di vita anche se fonte di continua ansia. Gli omicidi e la cattiveria del genere umano lo mettono psicologicamente a dura prova.

A fargli da vice c’è la giovane Eugénie Loy. Eugénie è franco italiana e, anche se non se ne parla mai apertamente nel libro, la vita deve davvero averle fatto un bello sgambetto. È l’immagine della tristezza fatta persona. Anche lei ha una vita solitaria, nessun uomo che l’aspetta a casa, nessuna famiglia a sostenerla. Apparentemente è molto distaccata, anche i fatti più macabri non la toccano se non superficialmente, ma nel suo intimo è molto sensibile. Non sorride mai e non ama essere toccata, al punto che si siede lontano dai colleghi pur di evitare anche il contatto più accidentale, ma riesce in qualche modo ad entrare in sintonia con l’ispettore Ansaldi, riesce a capirlo e a farsi capire senza bisogno di tante parole.

La squadra è poi composta da altri tre agenti: Di Chiara, Leoncini e Caldara. Il primo è romano fin nel midollo. Tifoso della Roma, amante del calcio e dei film coreani è il tipico caciarone, sempre allegro e pronto alla battuta. Per smaltire la tensione lavorativa gli basta una partita a calcio con i suoi compagni di una vita e la loro compagnia. Al lavoro fa coppia fissa con Leoncini che è originario del Monzambico ma è stato adottato quando era bambino. È un bel ragazzo di colore con dei particolari occhi verdi. È un latin lover appassionato di documentari sulla seconda guerra mondiale. Per concludere c’è Caldara. Uomo devoto alla famiglia e succube della moglie Anna che ama alla follia. Anna è gelosa del tempo che il lavoro del marito sottrae alla famiglia e, spesso e volentieri, non gli parla per giorni per fargli pagare piccole dimenticanze. Caldara è molto ligio sul lavoro, mai un minuto di ritardo e sempre molto scrupoloso nelle indagini, non tralascia mai nulla, nemmeno il più piccolo particolare. Tra tutti i componenti della squadra è forse il meno “sveglio”, ma è quello che si sobbarca il noioso lavoro di ricerca.

Questa squadra così eterogenea e, seppur con elementi così diversi, così unita, si troverà a dover far fronte ad uno dei casi più difficili e macabri, che li segnerà nel profondo e, le cui ferite, sanguineranno per molto tempo. 

Come riuscire ad andare avanti malgrado il vivere quotidianamente con la malvagità dell’essere umano? Come avere speranza nel futuro quando il presente ogni giorno peggiorava? 

Leggere libri gialli o polizieschi mi piace davvero molto. Leggere di come procedono le indagini, di come basta una “scintilla”, un solo piccolo dettaglio, per risolvere il caso. Anche se all’inizio ho fatto davvero fatica a raccapezzarmi nella descrizione dei vari personaggi, appena la storia è entrata nel vivo mi sono lasciata prendere e trasportare dalla narrazione e dall’intreccio dei vari casi fino alla loro naturale conclusione. Mi è piaciuto il modo in cui le storie sono state concatenate l’una all’altra, come sono stati delineati i caratteri dei personaggi e come è stata portata avanti l’indagine. 

Adesso che la pila sul mio comodino è tornata a farsi importante, devo solo capire quale sarà il “fortunato” che finirà nelle mie mani!

Elle

Nessun commento:

Posta un commento