L’amico nascosto, Katherine Marsh

Ci sono libri che leggi velocemente e libri su cui fatichi un po’ di più. Alcuni sono leggeri e altri molto profondi. Alcuni ti lasciano un segno e altri ti scivolano addosso e, nel giro di qualche giorno, te li sei completamente dimenticati.
Questo è un libro che ho letto molto velocemente, molto piacevole e che mi ha fatto riflettere.

Ma che senso aveva la vita di Ahmed? La maggior parte delle persone vivono e muoiono senza conoscere un centesimo della tristezza e delle sventure che aveva già vissuto Ahmed. Dov’era la giustizia in tutto ciò? Max conosceva la risposta, lo aveva sentito ripetere mille volte da suo padre: la vita è ingiusta.

Ahmed è un quattordicenne che è scappato, insieme al padre, dal suo paese natale, la Siria. Hanno abbandonato la loro casa dopo che questa è stata rasa al suolo da una bomba che ha ucciso la madre e le due sorelle. Sono dovuti arrivare in Turchia e poi prendere un gommone per la Grecia, ma solo Ahmed è approdato sulla spiaggia di Lesbo, il padre è disperso nel Mediterraneo. Dopo aver atteso per giorni l’arrivo del padre si lascia convincere a proseguire il viaggio verso il centro Europa e approda così a Bruxelles.
In Belgio la vita non è facile, tutt’altro. Il primo posto dove vive è una tendopoli in un parco della città. Le possibilità di avere un permesso di soggiorno sono pochissime. L’estate sta finendo e Ahmed deve assolutamente trovare un posto dove vivere perché sa che presto la tendopoli verrà chiusa e non vuole finire in un istituto per minori non accompagnati. Per prima cosa cerca un passaggio per arrivare a Calais e da qui in Inghilterra ma il suo passatore lo ha derubato e così si trova a girovagare per la città in cerca di un rifugio. È in questo modo che finisce nella cantina della casa di Max.

Per tutta la mia vita mi sono sentito così inutile. Pensavo di non essere bravo in nulla, combinavo solo guai. MI hai fatto provare… come ci si sente a poter aiutare qualcun altro.

Max è un tredicenne americano che si trova a dover vivere a Bruxelles per un anno in quanto il padre è stato trasferito per lavoro in Europa. In America aveva frequentato la prima media, passandola per un pelo e in Europa si trova a dover frequentare nuovamente la prima media in una scuola di lingua francese. Max non ama andare a scuola e non ha nessuna voglia di imparare una nuova lingua, se potesse starebbe sul divano tutto il giorno a giocare con la Play.

Dopo tutto quello che aveva perso, come poteva dispiacersi per una stupida orchidea? Forse, pensò, perché quella stupida orchidea era tutto quello che gli era rimasto.

Le vite di Max e quella di Ahmed non possono essere più diverse. Max ha due genitori amorevoli che si occupano di tutto. Deve solo andare a scuola, studiare con la sua insegnante privata e, durante le vacanze, viaggiare per l’Europa con la famiglia. Ahmed, invece, ha nostalgia della sua famiglia, sente costantemente la loro mancanza. Sopravvive rinchiuso nella cantina, rubacchiando cibo alla famiglia di Max e curando le loro orchidee mezze morte. Il suo desiderio più grande è quello di poter frequentare una scuola, poter studiare e avere, così, un futuro migliore. È per una coincidenza che Max e Ahmed si incontrano. Ed è grazie a questo caso fortuito che tra Max e Ahmed si instaura un profondo legame di amicizia.

Aveva sempre dato per scontato la scuola, e in quel momento si era reso conto che poterla odiare era un lusso.

In un periodo storico come il nostro, dove il “diverso” fa paura, dove ogni giorno si è “bombardati” da notizie di possibili attacchi terroristici, sapere che i bambini e i ragazzi riescano a vedere oltre tutto questo è confortante. Spesso noi adulti ci nascondiamo dietro frasi fatte come “tutti questi profughi dovrebbero starsene a casa loro” ma, ci siamo mai posti la domanda di come stanno effettivamente a casa loro? So benissimo che non tutte le persone che vengono in Europa hanno l’intenzione di vivere una vita rispettando le regole, ma cercano una via più semplice e comoda per sfruttare la situazione a loro favore. Ma quanti, invece, hanno dovuto vivere il calvario di Ahmed per poter avere nuovamente una speranza di vivere una vita normale?

Anche se so che non è un libro basato su una storia vera, mi piacerebbe che i ragazzi lo leggessero. Mi piacerebbe che capissero che non tutti sono fortunati come loro, che hanno la possibilità di fare quello che vogliono nella vita. Che hanno la possibilità di studiare per avere un futuro migliore. E che spesso si lamentano di quello che hanno senza sapere che altri farebbero carte false per avere le loro stesse opportunità.

Elle

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