Come succede per i cantanti, anche gli scrittori spesso si ritrovano con la voglia di approcciarsi ad un genere diverso, talvolta diametralmente opposto a quello a cui ci hanno abituati. Abbandonano la safe zone e, prese carte e penna, iniziano una nuova avventura.
Questo è quello che è successo ad Anna Nicoletto ed il risultato è il libro di cui parlerò oggi.
Nel mondo sereno è il suo primo libro di narrativa e posso assicurarvi che, come con i suoi romance, anche in questo caso non ha sbagliato un colpo. Il suo stile e tono ironico a cui si è abituati spuntano qua e là , ma il lessico qui si fa più ricercato, più maturo e il tutto, nonostante l’adorabile cinismo del suo protagonista, si fa più serioso.
Adorabile cinico. Proprio così mi vien da definire Luigi, ottantunenne vedovo, che, spinto dal figlio Antonello, per tre settimane si ritrova a far parte della Casa della Serenità , una casa di riposo i cui residenti sono tutti un po’ particolari.
Luigi non è lontanamente intenzionato a stringere amicizia con nessuno di loro, tanto meno con il personale, perché convinto di ritornare a casa sua da lì a tre settimane.
Non si abbassa nemmeno ad impararne i nomi, tanto che decide di dar loro dei soprannomi, più facili da ricordare e facilmente riconducibili.
Tutto procede secondo i suoi piani, fino a quando Yuliya, la sua badante, scompare nel nulla. Senza di lei Luigi non può pensare di far ritorno al suo appartamento, perché non completamente autosufficiente. L’età si fa sentire e l’aiuto della sua badante è fondamentale.
Dalla scomparsa di Yuliya, Luigi capisce che la sua permanenza di tre settimane era fin dall’inizio destinata, per volontà del figlio, ad essere ben più duratura, se non definitiva.
Ne segue un esame introspettivo, profondo, che ci porta a conoscenza del passato di Luigi, che si può definire, a mio parere, un ribelle dei suoi tempi. Non ha voluto seguire i passi di suo padre e, inforcata una bicicletta, ha deciso di abbandonare la campagne per avvicinarsi alla città . Ha sofferto, ha ritrovato la felicità , ma quel velo di sofferenza l’ha accompagnato comunque in ogni singolo giorno della sua vita. Nella Casa della Serenità farà i conti col suo passato per indagare su cosa di giusto e cosa di sbagliato ha fatto e, soprattutto, per riuscire a capire se ha lasciato un’impronta su questo mondo.
Imparerà che le delusioni arrivano tanto quando si è giovani quanto passati gli ottant’anni e che non si smette mai di conoscere la vita e che persino dai giovani si può imparare qualcosa.
Nel mio piccolo, prendo Nel mondo sereno come un invito all’ascolto. Ascoltare sempre, comunque. Perché tutti hanno qualcosa da dire e da tutti possiamo apprendere qualcosa. Ascoltare il giovane con la sua spigliatezza, ascoltare l’anziano con la sua saggezza.
Nel mondo sereno ci insegna che i muri che ci alziamo da adulti rischiamo di portarceli avanti a vita e che spesso conferiscono agli altri un’immagine di ciò che non siamo.
Infine, con Nel mondo sereno, ho imparato che talvolta, dietro lo sguardo imbronciato, stanco e pessimista di un vecchietto si nasconde un passato tutto da raccontare. Non ci dobbiamo dimenticare che gli anziani di oggi erano i giovani di ieri. Che le cavolate che noi facciamo oggigiorno non sono poi così diverse da quelle che hanno fatto loro. E questa è una cosa che dovrebbero tenere a mente anche loro.
E allora sì che vivremmo tutti in un mondo sereno.
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