Collezione privata, Eveline Durand

Ogni libro richiede il suo tempo e ogni momento della nostra vita richiede il suo libro. Così, la scorsa settimana mi sono ritrovata a leggere un libro che avevo acquistato a Tempo di Libri 2018. Passato praticamente un anno, Collezione privata mi ha trovata pronta e lui era pronto per me. A fine lettura ho pensato ad un’unica cosa:

PERCHÈ CAPPERO HO ASPETTATO COSÌ TANTO TEMPO!??!

Mi sa che già da questa piccola (e signorile) uscita avete capito che il libro mi è piaciuto (e non poco), ma, prima di lasciare la mia personale opinione, mi concentro sui contenuti.

Partiamo subito dal genere, a me completamente nuovo: il libro è uno steampunk. Tirate giù quelle sopracciglia che vi spiego subito cos’è!
Lo steampunk è un genere letterario che unisce, alla sempre affascinante ambientazione vittoriana, tecnologie non appartenenti propriamente a quell’epoca. Troviamo quindi, ad esempio, macchine a vapore ed energia elettrica.

Ed è proprio in questo contesto che si sviluppa Collezione privata.

Julian West Johanson è un facoltoso medico e scienziato con una passione particolare: colleziona animali rari ed inusuali, arrivati a lui in speciali celle in cui questi esseri sono stati prima congelati. Spetta a lui riportarli in vita ed inserirli, per l’appunto, nella sua alquanto non ordinaria collezione. L’animo di Julian è un animo freddo quanto il liquido congelante usato per fermare il tempo per gli animali. Non si lascia coinvolgere sentimentalmente, rigetta l’affetto dell’unico componente della sua famiglia rimasto in vita, la sua sorellina minore Delia e, parlando dell’altro sesso, si fa trasportare soltanto dalla passione carnale, senza metterci nemmeno un pezzettino di cuore. Gran bella personcina, eh?
Un giorno, in una delle aste clandestine a cui spesso partecipa, viene presentata una cella speciale. Questa cella contiene un essere diverso dal solito: niente zampe, niente piume, niente coda: soltanto una bellissima ragazza.
Per non lasciarla nelle mani del viscido signor Burton, Julian compra la cella, deciso però a non riportare in vita quella fanciulla il cui tempo si è fermato 80 anni prima.
Una volta portata a casa, tuttavia, a causa di un guasto, la cella non riceve più energia e il dottor Johanson si vede costretto a svegliare la giovane Stila, nome trovato sul bracciale che la ragazza porta al polso.
Stila si sveglia spaesata, senza memoria, inconsapevole di ritrovarsi in un’epoca diversa dalla sua. Julian non le rivela come si è ritrovata lì, inventa una storia dicendo di averla trovata nel bosco e che lei era la nuova cameriera mandata a lui dalla sua precedente padrona.
Stila deve per forza credere a questa bugia e comincia così la sua nuova vita.
Fin da subito si capisce che la ragazza ha un bel caratterino: intelligente, arguta, non si preoccupa di stuzzicare e talvolta mancare di rispetto al suo nuovo padrone, il quale, un po’ per i sensi di colpa, un po’ perché intrigato dalla nuova arrivata, non si fa problemi a risponderle per le rime.
All’interno del castello di Julian, Stila si occuperà proprio della collezione del dottor Johanson, rimanendo anche lei affascinata dalle creature che la compongono.
Tutto sembra procedere nel migliore dei modi, quasi, mi vien da dire, in armonia.
Ma ovviamente qualcosa deve pur accadere, no? Quel qualcosa che stravolge completamente la situazione e porta all’azione vera e propria.
È inutile chiedersi cose come Stila riacquisirà la memoria?, quanto, piuttosto, ha più senso interrogarsi su quanto darà di matto quando succederà.
L’acquisizione della memoria però non è l’unico elemento che stravolgerà la trama. Ben prima di questo momento le cose cominciano a farsi interessanti, tra tradimenti, prese di posizione, un omicidio e animali in libertà. E non fatemi dire cos’altro succede sul finire del libro…

Collezione privata è il primo libro che leggo di Eveline Durand e una cosa è certa: Eveline sa scrivere, lo fa molto molto bene, ha uno stile coinvolgente e se c’è una cosa che sicuramente non le manca, quella è la fantasia. Gli intrecci che sviluppa sono architettati alla perfezione, tanto che più volte mi sono chiesta “Ma come le è saltato in mente?”. Per non parlare di quando si sviluppa la parte quasi thriller del romanzo in cui, abituata al genere, facevo le mie supposizioni sul colpevole. Supposizioni tutte, tutte, tutte sbagliate (per la serie “ha ingannato anche me”).
Ma vogliamo parlare della descrizione degli animali della collezione: come Stila, anch’io ne sono rimasta affascinata, tant’è che mi riesce facile dire che queste parti descrittive rientrano sicuramente tra le mie preferite del libro. Mi ritrovavo ad immaginare questi esseri modificati, con le loro parti meccaniche e tutti quegli ingranaggi… Insomma, è stato amore!

Sul finale mi sono arrabbiata.
Perché? Perché è un finale non finale! Mi ha lasciata (piacevolmente) a bocca aperta e con la voglia di avere un secondo libro tra le mani per dare risposta alle mille domande che mi vorticavano in testa.
Quindi, mia cara autrice, ora usa la tua splendida immaginazione per figurarmi nella tua mente mentre sto in ginocchio e ti prego di pubblicare al più presto il seguito di questo romanzo. O anche solo una novella, mi accontento, lo giuro! Ma devo sapere… DEVO!

Intanto, aspetto…

Elle

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