Oltre che appassionata di libri e viaggi, ho un altro punto debole: i telefilm. Sono Netflix dipendente (ogni tanto lo tradisco con Amazon Prime Video, ma non diteglielo ché poi diventa geloso). Mi piacciono i più disparati generi di telefilm: da quelli di azione, agli spy, ai teen drama, ai drammi in generale, ai comici. Ammetto che quelli di azione sono in netta minoranza rispetto agli altri, tant’è che se mi si chiede quale preferisco nel genere, rispondo con un solo titolo: Jessica Jones. Adoro il suo personaggio cazzuto, il suo essere così dura e apatica, ma con quel velo di mistero particolare… Probabilmente il suo personaggio mi piace così tanto perché ho un debole per l’attrice che lo interpreta: Krysten Ritter. La seguo dai tempi di Veronica Mars, Breaking Bad e Non fidarti della str**** dell’interno 23.
Quando poi ho scoperto che la Ritter stava scrivendo un libro, potete immaginare il mio entusiasmo!
Il marito mi ha fatto una sorpresa: un giorno è arrivato a casa con una bella busta Mondadori e al suo interno c’era proprio il libro. E bravo maritino!!
Il grande fuoco è un thriller e, nonostante la devozione per la Ritter, non avevo la benché minima idea di cosa sarei andata incontro leggendolo. Non ne conoscevo trama e contenuti: l’ho letto a scatola chiusa (un po’ come faccio praticamente sempre con le autrici che conosco già ).
Beh, direi che non è andata benissimo, ma neanche malissimo. Purtroppo è un libro che non mi ha lasciato un granché, o, come ho detto ad alcune amiche che mi hanno chiesto un parere a riguardo, è un libro che se lo si legge è ok, altrimenti si sopravvive bene anche senza. Peccato.
Protagonista del nostro thriller è Abby Williams, avvocatessa di successo, nata a Barrens, una piccola cittadina da cui è fuggita per recarsi a Chicago, lasciandosi i drammi e i misteri alle spalle.
Nel suo lavoro si occupa di ambiente e il nuovo caso che prende in mano la riporta nella sua città natale dove la Optical Plastics è l’azienda che dà lavoro a praticamente tutti i suoi cittadini. Ma le donazioni che elargisce a destra e a manca, sono frutto di un cuore generoso o servono a nascondere qualcosa di più losco o a comprare il silenzio di qualcuno? L’industria chimica è davvero così pulita come si vanta o no? E la scomparsa, dieci anni fa, di Kaycee, ex migliore amica di Abby, è legata in qualche modo a questa azienda?
Insomma, ci sono un po’ di misteri da risolvere in questo libro (che devo dire, è pure breve, si mangia in fretta). Tuttavia, lo stile narrativo e il ripetere più e più volte gli stessi concetti e pensieri hanno reso la lettura un po’ noiosa, poco intrigante.
Mi è dispiaciuto non venire letteralmente catturata dal libro ma, il fatto che fosse un libro regalato e il nome dell’autrice mi hanno spinta a continuare a leggerlo fino all’ultima pagina.
Ulteriore difficoltà me la sono creata io: è estremamente facile paragonare la protagonista de Il grande fuoco con quella di Jessica Jones: entrambe hanno un carattere forte, combattivo e non si fanno mettere i piedi in testa. Quindi, quando leggevo di Abby Williams, nella mia mente compariva Jessica, e levarmela dalla testa era davvero un’impresa. Mea culpa.
Per essere un libro d’esordio non è male, l’importante è non crearsi troppe aspettative e lasciarsi trasportare a Barrens, con i suoi misteri e lati oscuri…
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