La teoria imperfetta dell'amore, Julie Buxbaum

Vi siete mai sentiti in difficoltà nel raccontare un libro? Percepire quella paura di non dire tutto ciò che è necessario dire oppure di dirlo nel modo sbagliato, col timore di ricadere in banalità, in cose dette e stradette e oltremodo superflue?

Quando leggo un libro in cui uno dei due protagonisti presenta una forma di autismo è proprio così che mi sento. Non è disagio, vi prego, non reputatemi così superficiale. È proprio la voglia di non voler dire cose sciocche e ovvie, senza riuscire a trasmettervi ciò che più mi preme fare: farvi vedere quanto è magnifico il mondo attraverso i loro occhi.
Perché è così che l’ho visto grazie a David, liceale dal QI di 168, che vive la realtà attaccato ad un quaderno in cui riporta di tutto per ricordarsi delle persone che lo circondano, per sapere quali di cui fidarsi e quali sono invece da evitare. Si isola dietro alle sue cuffie che riproducono una playlist studiata per scandire in maniera perfetta tutti i suoi passi.

Tutto procede secondo i piani, nella vita di David, fino al giorno in cui Kit si siede al suo tavolo, portando una nuova nota nelle giornate del nostro protagonista.
Kit è una ragazza che fino a poco tempo prima non aveva nulla di cui lamentarsi: amiche perfette, voti perfetti, famiglia perfetta.
Un incidente stradale, però, si porta via improvvisamente suo padre e da allora è il buio.
Kit si allontana dalle sue amicizie, si chiude in sé stessa e va alla ricerca di rifugio al tavolo di David, certa di trovarci silenzio.

Ma il silenzio non arriva: David, con la sua naturale sincerità e spontaneità, parla apertamente a Kit, senza troppi giri di parole, servendole su un piatto, decisamente troppo freddo, la realtà dei fatti: suo padre è morto, è successo: indietro non si torna.

Seppure inizialmente sorpresa dal modo di fare di David, non trova però in lui ciò che negli altri vede dipinto continuamente in faccia: lo sguardo della commiserazione. Ed è proprio questo che la porta a sedersi con il ragazzo, deriso dagli altri, anche nei giorni successivi.

Tra i due nasce una naturale amicizia che porterà entrambi a scoprire per la prima volta il significato di questa parole e, successivamente, della parola amore.

Tuttavia c’è un segreto che Kit tiene ben nascosto da David e che, una volta scoperto, stravolgerà le cose tra i due.

Come avrete capito La teoria imperfetta dell’amore non è il classico Young adult, è un qualcosa in più, e quel qualcosa in più ce lo mette David, con la sua essenza pura e disarmante. 
Non mancheranno i temi classici del genere quali il bullismo, il sentirsi incompresi e il rapporto conflittuale coi genitori, ma pur essendo argomenti triti e ritriti, l’autrice riesce a presentarli in maniera genuina e semplice, direi quotidiana.

Insomma, c’è poco da girarci intorno: il libro mi è piaciuto e lo consiglio, tanto agli adulti quanto alla fascia teen e, se devo dirla tutta, lo proporrò pure all’insegnante della mia bimba più grande…

Elle

Nessun commento:

Posta un commento