Da che ho memoria, grazie ai libri e ai film, mi sono ritrovata a credere nei colpi di fulmine. Da un paio d’anni a questa parte credo pure ad un nuovo tipo di colpo di fulmine che, sinceramente, mai mi sarei aspettata: quello con gli autori. Il mio primo colpo di fulmine letterario è avvenuto con Bianca Marconero, non ne ho dubbi. Da quando scrive ho comprato i suoi libri senza nemmeno leggerne la trama: sapevo giĂ che sarebbero entrati nel mio cuore per poi mettercisi comodi e rimanere lì a vita. Il mio secondo colpo di fulmine è stato con Patrisha Mar, altra autrice italiana di cui adoro i libri e la sensibilitĂ di cui li nutre.
Il mio terzo colpo di fulmine è scoccato poche settimane fa, quando tra le mani mi sono ritrovata un libro ritraente dei bellissimi occhioni che piĂ¹ azzurri di così non si puĂ².
Premetto che al Salone di Torino ho comprato entrambi i libri di Enrico Galiano e come al solito non ne ho letto la trama. Il non leggere la trama per me è un leitmotiv, difficilmente lo faccio, un giorno forse mi psicanalizzeranno e scopriranno il perché. Dicevo, entrambi i libri (Eppure cadiamo felici e Tutta la vita che vuoi) li ho comprati al Salone perché sentivo. Sapevo che non ne sarei rimasta delusa, sapevo che avevano qualcosa di importante da dirmi, un segno da lasciarmi.
E non mi sono sbagliata.
Gioia Spada è una diciassettenne appassionata di fotografia, dalla vita non troppo semplice. Arriva da una famiglia di disadattati, con genitori piacevolmente quasi sempre attaccati alla bottiglia, un padre che va e che viene e una madre che si lascia troppo spesso abbindolare da quest’ultimo, nonostante la sua indole violenta e volgare.
Ed è per questo che Gioia scappa. Non fisicamente, eh, ma si rifugia in un mondo tutto suo, costruisce una corazza in cui hanno accesso solo due persone: Tonia, la sua amica immaginaria, e il professor Bove, insegnante sessantenne di filosofia, che in Gioia - Maiunagioia per quei simpaticoni dei suoi compagni di classe - vede l’essere speciale che vi si cela.
Oltre alla passione per la fotografia, una cosa che affascina Gioia - e, permettetemelo, il lettore - sono le parole intraducibili:
Sono piccole parole che hanno interi mondi dentro, piccole schegge di sonno di due o tre sillabe che avrebbero bisogno di pagine e pagine per essere spiegate, ma che vanno lasciate lì, sono intraducibili non nel senso che sia impossibile tradurle bensì nel senso che non lo si deve fare, perché sono bellissime così come sono, intraducibili e misteriose, col loro suono tutto strano eppure musicale, sbilenco e perfetto in una volta.
Una sera, dopo l’ennesima scena da dimenticare in casa Spada, Gioia si riversa per le strade della cittĂ e scopre il BarAonda - a cui mancano le ultime lettere, così da risultare semplicemente BarA. Ed è proprio lì che conosce Lo, un diciottenne dall’aria misteriosa e che di certo qualche segreto lo nasconde. Si altera quando deve rispondere a domande riguardanti la sua famiglia, rivela quella che potrebbe essere una seconda personalitĂ ma d’altro canto, fa innamorare, per la prima volta, Gioia.
Tutti che sprecano pagine e pagine, interi romanzi per raccontare il momento magico in cui lui e lei si baciano per la prima volta, con tutti i vari contorni e atmosfere possibili - tramonti, spiagge dorate, fiocchi di neve eccetera - e nessuno, mai, che spieghi per bene quand’è il vero momento irripetibile, incredibile, indescrivibile: quando torni a casa. Il tragitto, la strada che fai. I piedi che non toccano terra, il cuore che chi lo ferma piĂ¹.
Leggeremo di Gioia e delle sue prime esperienze, dei timori e delle paure tipici del mondo adolescente. Ma lo leggeremo in modo nuovo: è chiaro che Galiano conosce il mondo studentesco come le sue tasche, lo si evince in ogni singolo capitolo, ma mai le cose vengono esposte con superficialità .
Ăˆ facile pensare che gli adolescenti siano troppo piccoli per capire le cose dei grandi ma, lasciatemelo dire, è una grande menzogna e Galiano lo rimarca per bene nel suo libro. Gli adolescenti sono adulti con una sensibilitĂ che, dopo i venticinque anni, gli adulti perdono. Non bisogna pensare a loro come ad esseri incapaci di comprendere. Tante volte capiscono meglio di noi e riuscire a vedere il mondo attraverso i loro occhi è un dono non da poco.
Nessun commento:
Posta un commento