Un po’ di tempo fa ho scaricato questo libro da Prime Reader. Come spesso succede quando si ha un attacco di “acquisti compulsivi”, si scarica di tutto e di più e poi ci si dimentica di cosa si è comprato. Ecco con questo libro è successo così! Quando aprivo l’app, lui era lì che mi guarda con fare ammiccante, ma non è mai stato il suo momento.
Fino a pochi giorni fa.
Finalmente mi sono decisa e mi sono presa tutto il tempo necessario per leggerlo. Avevo bisogno di staccare dai “soliti” libri: niente gialli, rosa, rossi o chissà quale altro colore… con questo, sono riuscita a leggere tutti i colori dell’arcobaleno!
Premetto che non ho mai letto nulla a riguardo a questo ragazzo prima d’ora. Non l’ho cercato su Facebook, su Google o su altri social e non l’ho ancora fatto…
Andrea Caschetto è un ragazzo siciliano che nel 2015 ha deciso di intraprendere un viaggio attorno al mondo. Non un viaggio turistico o di piacere ma un viaggio per portare il sorriso tra i bambini degli orfanotrofi del mondo.
Il libro parla proprio di questo: del sorriso dei bambini. Di quel sorriso spontaneo che nasce anche quando noi adulti ci domandiamo come sia possibile, in mezzo a quella povertà, al niente e al dolore, trovare un solo motivo per sorridere.
Il libro parla proprio di questo: del sorriso dei bambini. Di quel sorriso spontaneo che nasce anche quando noi adulti ci domandiamo come sia possibile, in mezzo a quella povertà, al niente e al dolore, trovare un solo motivo per sorridere.
Andrea, all’età di quindici anni, è stato operato a causa di un tumore al cervello. La sua memoria, da quel momento, è diventata inaffidabile ma gli permette di ricordare il viso e il sorriso delle persone che incontra. Lui definisce la propria memoria come un televisore in bianco e nero che ogni tanto perde il segnale perché non gli permette di ricordare le formule matematiche o il nome dei vari paesi che ha visitato, ma gli permette di ricordare perfettamente i sentimenti e le emozioni suscitate dai bambini.
In questo viaggio tra India, Vietnam, Sud America e Africa, Andrea cerca di visitare più orfani possibile. Le sue sono visite della durata di un giorno in modo tale che ambo le parti non si affezionino e, soprattutto, per permettere ad Andrea di giocare con quanti più bambini. Non sempre, purtroppo, gli è concesso farlo: a volte perché chi li gestisce non vuole visite di estranei e a volte perché si vuol proteggere i bambini dal distacco.
Nella mia ignoranza ho sempre pensato che gli orfanotrofi avessero una gestione laica o governativa e, invece ho scoperto che la maggior parte sono gestiti da religiosi, indipendentemente dalla religione praticata, e volontari. La cosa che mi ha sorpreso maggiormente è stato constatare che non tutte queste persone hanno a cuore il benessere del bambino e che, a volte, il proprio tornaconto è più importante.
Andrea nei suoi sette mesi di peregrinare ha incontrato 8008 bambini. Ha raccolto testimonianze molto tristi, ha cercato di infondere speranza, ha regalato un sorriso a tutti e in cambio ha ricevuto affetto incondizionato. Ha intrapreso un viaggio per regalare sorrisi agli altri ed è tornato a casa dopo aver fatto un viaggio soprattutto dentro sé stesso e con la consapevolezza di ciò che vuol fare da grande.
Concludo dicendo che ho sottolineato davvero tantissime frasi e sto facendo fatica a sceglierne solo alcune, pertanto ho deciso di lasciare alcune citazioni qui di seguito:
I sentieri della vita sono un crocevia di incontri e di scambi, di trovarsi, perdersi e trovarsi di nuovo: questo è il succo dell’esistenza, l’essere sempre in viaggio, se non con il corpo perlomeno con la mente, per uscire dai confini del nostro quotidiano, per ascoltare l’altro e comprenderne le ragioni, per vedere nuove albe e nuovi tramonti. E scoprire che, nonostante le diversità, siamo nati tutti sotto lo stesso cielo.
La diversità è la normalità, i bambini sono bambini, e nulla importa se i loro occhi non vedono e le loro orecchie non sentono. Sono imperfetti. Ma non è la perfezione che bisogna insegnare, ma la felicità.
I confini veri sono le prigioni dell’anima, della mente, la grettezza, la paura di tenere la mano, di raccogliere chi è caduto.
Non avete bisogno di un tumore per amare qualcosa che possiamo perdere ogni giorno. Affrontate le vostre giornate ringraziando la vita. Solo così tutti i vostri problemi non sono saranno solo tali, ma saranno delle piccole situazioni da trasformare in positività nel miglior tempo possibile.
D’ora in poi, se vi capita, osservate bene i colori dell’arcobaleno. Ognuno di loro è un orfano. Accendete il suo sorriso.
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