La lunga notte del dottor Galvan, Daniel Pennac

Prendete una notte insonne. Aggiungeteci Amazon Prime Reading. Per ultima, metteteci pure la voglia di provare a leggere qualcosa di nuovo ed ecco che ne esce la mia ultima lettura.

La lunga notte del dottor Galvan è un racconto del 2012 di Daniel Pennac, autore conosciuto praticamente a chiunque, ma di cui, di fatto, non avevo mai letto niente (mea culpa, lo so).

Ritornando alla notte insonne (e il caldo… e la schiena dolorante… insomma, come tutti, anch’io sto invecchiando), mi giravo e rigiravo nel letto e mi sono detta che tanto valeva leggere (almeno non fissavo il soffitto inutilmente, no?). 
Dal telefono apro l’app del Kindle e comincio a sfogliare il catalogo. Lo vedo, vedo la sua copertina, leggo l’autore. Ok, Elle. Il momento è arrivato. Almeno potrai dire di averci provato. Se poi non ti piace, pace!

Tutto si svolge in una notte.
Siamo in un ospedale francese e in breve tempo ci ritroviamo circondanti da una miriade di personaggi, l’uno più realistico e, contemporaneamente, assurdo dell’altro. Il principale di questi è il giovane dottor Galvan che, dall’alto del suo essere novizio altro non sogna che il famigerato biglietto da visita, quello che dimostra chi è e quanto è importante. Si immagina la carta che utilizzerà, il carattere stampato, l’impostazione. Insomma, per il dottor Galvan quel cartoncino è tutto.
In questa notte che cambierà per sempre la sua vita, al pronto soccorso giunge un uomo che ripete un’unica frase: “Non mi sento molto bene”. Per Galvan questa frase vuol dire tutto e niente. Vuol dire che non si sente nemmeno troppo male, che non sta per morire e che, comunque, un malato del genere non avrà la precedenza su altri casi.
Finché non succede un qualcosa: il malato cade dalla barella, completamente contratto, in posizione fatale. Ed ecco che comincia il via vai di medici, specialisti, diagnosi. Non appena ne viene fatta una, il paziente presenta nuovi sintomi che richiedono lo spostamento in un altro reparto, e così via per tutta la notte, quando questo sembra stabilizzarsi.

A vegliare sul paziente rimane il nostro dottor Galvan che, vittima della stanchezza si addormenta e, al suo risveglio, il paziente non c’è più.
Dov’è finito il paziente che fino a poche ore prima sembrava pronto ad incontrar la morte?

Come si può spiegare ora tutto al vecchio dottor Madrecount, insegnante di praticamente tutti i medici coinvolti in questa notte pazza, a cui manca una settimana per raggiungere la meritata pensione?
Quando l’imbarazzo regna sovrano, ecco che il paziente ritorna, vestito di tutto punto, sano come un pesce, sorridente e, lasciatemelo dire, da prendere a calci nel sedere!

Chiaramente la ricomparsa del paziente non consiste nell’epilogo del libro. Questi si appresterà a dare tutte le spiegazioni, lasciando a bocca aperta i medici e anche il lettore.

Come vi ho detto all’inizio di questo post, non avevo mai letto nulla di Pennac. Ora sto già cercando il Ciclo di Malaussène in libreria!

Lo stile di Pennac mi è piaciuto un sacco, ricordandomi a tratti quello di Pirandello (autore che, fin dal liceo, ho sempre adorato). Quindi, davvero, non posso far altro che leggere altro di quest’autore.

Elle

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