Non mi so spiegare perché vengo attratta irrimediabilmente verso certi tipi di libri piuttosto che altri ma, a quelli ambientati durante la seconda guerra mondiale, non so proprio resistere. So già in partenza che ne uscirò provata e con un sacco di domande a cui non riuscirò mai a dare una risposta ma è più forte di me: devo assolutamente leggerlo.
Ecco perché Il segreto di Eva, di Amy Harmon, è finito tra le mie mani.
Eva, nata Basheva Rosselli, è una giovane donna ebrea di Firenze. Vive da sempre nella villa di famiglia con il padre Camillo, lo zio Felix che le ha insegnato a suonare il violino, una coppia di domestici, Santino e Fabia, e il nipote di questi ultimi, Angelo. Eva è bella, intelligente, brillante ed è una bravissima violinista. Fin da bambina, fin dal primo giorno che l’ha conosciuto, Eva instaura un rapporto speciale con Angelo: è il suo migliore amico, il suo confidente, praticamente è il fratello che non ha mai avuto. Eva vive una vita quasi perfetta fino allo scoppio della guerra e la conseguente emanazione di leggi razziali sempre più restrittive nei confronti degli ebrei. Perde il lavoro, perde la famiglia e si trova costretta a lasciare Firenze per trasferirsi a Roma dove Angelo può tenerla al sicuro.
Angelo Bianco è americano e arriva in Italia da bambino quando, morta la madre, il padre decide di mandarlo a vivere dai nonni con l’intenzione di farlo studiare in seminario e farlo diventare prete. Questa scelta è stata dettata anche dal fatto che Angelo è nato senza un pezzo di gamba e questo handicap, secondo il padre, non gli avrebbe permesso di trovare un lavoro che gli desse la possibilità di sostenere una famiglia. Angelo è sempre stato attratto da Eva ma, negandolo costantemente a sé stesso, decide di seguire la strada tracciata: iscriversi in seminario e prendere i voti. Diventerà prete e si allontanerà sempre più dalla tentazione che Eva rappresenta. Angelo fa parte di quella rete clericale che nasconde gli ebrei con la protezione della Chiesa ed è per questo che un giorno si presenterà a Firenze per portare Eva a Roma e nasconderla in un convento di suore e tentare, così, di salvarla dalle retate della Gestapo.
Angelo e Eva hanno sempre provato un’attrazione reciproca e si sono amati fin da quando si sono conosciuti ma è sempre stato Angelo a non voler cedere, a mantenere le distanze. Solo lo scoppio della guerra e la paura di poterla perdere definitivamente gli farà aprire gli occhi, vedere le cose sotto una prospettiva diversa e capire cosa è realmente importante. Ma il loro è praticamente un amore impossibile: lui un prete cattolico e lei un’ebrea…
Mi è piaciuto molto il fatto che la scrittrice abbia scelto dei nomi simbolici per i protagonisti: Angelo Bianco, l’angelo puro, senza macchia ed Eva, la tentatrice per eccellenza. Mi è piaciuto molto anche il fatto che il libro è stato ambientato in Italia e non nella “classica” Germania. Pur essendo un libro che narra della seconda guerra mondiale non ho trovato parti troppo crude o cruente, a parte un paio di scene, ma mi ha stupito il modo in cui la scrittrice usa le parole: da quando Eva si trasferisce a Roma ho sempre provato un senso di ansia e di insicurezza che non mi hanno abbandonata fino alla fine del libro.
Chiudo questa recensione con una citazione che trovo meravigliosa:
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