Eccomi qui con la seconda parte del viaggio negli Stati Uniti. Questa sarà la seconda e, ahimè, ultima parte.

Del Grand Canyon non posso dire altro che è immenso e spettacolare, non ci sono davvero altre parole per descriverlo. Nel più completo silenzio abbiamo ammirato col fiato sospeso questa meraviglia. I colori, la vastità, quella sensazione di sentirsi una formichina… non l’ho provata da nessun’altra parte.
Dopo aver lasciato il Grand Canyon e ripreso in mano la mitica Ford Taurus, ci siamo diretti verso la Monument Valley. Il meteo, tanto per cambiare, non era dalla nostra parte: il cielo era plumbeo e a tratti piovigginava, ma la nostra guida, un indiano navajo, ci ha portato a visitare con il suo fuoristrada questa icona del West. Mio marito si è subito immaginato alla guida della Delorean inseguito da un gruppo di indiani a cavallo come nel film Ritorno al futuro III…
Il luogo è sicuramente magico e la sabbia è di un rosso intenso che, anche con la luce fioca della giornata uggiosa, siamo riusciti ad ammirare (mi spiace solo che le foto non rendano giustizia).
Dopo aver lasciato la Monument ci siamo diretti verso un piccolo Canyon poco pubblicizzato di cui, ai tempi, me ne aveva parlato un amico che ci era stato e che ne era rimasto entusiasta: l’Antelope
Canyon. Questo piccolo canyon è veramente molto particolare, si entra in un’apertura nella “montagna” e ci si gode lo spettacolo di sabbia pietrificata lavorata dal vento e dall’acqua. Anche quel giorno non c’era il sole e non abbiamo potuto vedere al meglio lo spettacolo di colori ma ce ne siamo fatti un’idea e devo dire che è veramente splendido. La nostra guida ci ha anche suonato un pezzo con il flauto che mi ha fatto accapponare la pelle.
Dopo esserci lasciati alle spalle l’Antelope Canyon ci siamo diretti verso Montezuma Castle: una casa preistorica costruita in una scogliera calcarea. Dopo una visita veloce ci siamo diretti verso la meta successiva: Los Angeles. Della strada tra Montezuma e Los Angeles non ricordo molto, ricordo solo i saguari: questi cactus giganti che svettano nei campi a fare da contrasto al cielo azzurro intenso.
L’arrivo nella città di Los Angeles è stato abbastanza traumatico: autostrade a sei corsie con uscite che si diramano in tre… Fortuna che avevamo il navigatore ma nonostante questo ci siamo persi più volte. Dopo aver trovato una camera presso il Motel6 (catena di motel di cui abbiamo ampiamente usufruito) abbiamo iniziato a girovagare per la città: prima la Walk of fame, poi il Chinese Theater a Hollywood e infine un giro in città con visita al Disney Theater. Sinceramente Los Angeles non mi ha colpita favorevolmente, la ricordo una città sporca e piena di homeless (spero che con gli anni le cose siano cambiate).
Le cose, ovviamente, cambiano a Beverly Hills: tutto è pulito e ordinato e Rodeo Drive è un susseguirsi di negozi chiccosi. Dei giorni passati in questa megalopoli ne abbiamo speso uno per andare agli Universal Studios che, sinceramente, meritano di essere visitati: ci siamo divertiti un sacco.
Ormai la vacanza sta per volgere al termine, ma prima si deve riportare l’auto a San Francisco percorrendo la Pacific Coast Highway (Hwy1).
La vista dell’oceano ha sempre il suo fascino e le distanze ormai non ci spaventano più, pertanto percorriamo l’ultimo tratto di strada godendoci il paesaggio. Ma ad un certo punto ci troviamo il cartello di lavori in corso… che si fa? L’unica alternativa è passare per Fort Hunter Liggett, un forte militare. Quella sera la strada era aperta (a volte la chiudono per esercitazioni) e, nel buio più totale, guardando fuori dal finestrino ci siamo trovati ad osservare il cielo. Abbiamo fermato l’auto e siamo scesi per goderci lo spettacolo: il cielo stellato più bello che avessimo mai visto. Sembrava quasi che si potessero toccare le stelle con le dita…
La vista dell’oceano ha sempre il suo fascino e le distanze ormai non ci spaventano più, pertanto percorriamo l’ultimo tratto di strada godendoci il paesaggio. Ma ad un certo punto ci troviamo il cartello di lavori in corso… che si fa? L’unica alternativa è passare per Fort Hunter Liggett, un forte militare. Quella sera la strada era aperta (a volte la chiudono per esercitazioni) e, nel buio più totale, guardando fuori dal finestrino ci siamo trovati ad osservare il cielo. Abbiamo fermato l’auto e siamo scesi per goderci lo spettacolo: il cielo stellato più bello che avessimo mai visto. Sembrava quasi che si potessero toccare le stelle con le dita…
Purtroppo, una volta tornati a San Francisco e lasciata l’auto, il viaggio si è concluso, ma l’America la porterò sempre nel cuore… Le distanze immense che da noi sono inimmaginabili, quelle strade infinite in mezzo al niente e poi, all’improvviso, un bar dove fermarsi a fare colazione con uova e bacon (e il cameriere con la pistola nella fondina). L’hamburger più buono mangiato in un posto loschissimo e sporchissimo trovato lungo la strada. La polizia che sbuca dal nulla solo perché qualcuno ti ha sorpassato dove non avrebbe dovuto. Le risate fatte quando si cercava di capire come fare a togliere il freno a mano o quando ci siamo trovati a dover montare le catene da neve. I lavaggi nelle lavanderie a gettoni o la condivisione della stanza con i compagni di viaggio (spesso nelle camere doppie si trovano due matrimoniali e per risparmiare…) . Le persone incontrate lungo la strada sempre disponibili ad aiutarti e a consigliarti e, soprattutto, le persone che hanno condiviso con me questo bellissimo viaggio...
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