House of love, Naike Ror

Parlando unicamente del mondo rosa, non so cosa stia succedendo ultimamente all’editoria. Quel che so è che le soddisfazioni maggiori me le sta dando il mondo self, mondo che è talmente immenso che, non appena volti un po’ il capo, scopri bellezze e novità a cui prima di allora non avevi mai fatto caso.
Naike Ror è un’autrice il cui nome, soprattutto attraverso Facebook, avevo visto scorrere qua e là ma di cui non avevo letto nulla. Ora posso dirlo: scema io.
Grazie ad un passaparola tra amiche sono arrivata a House of love e ora non vedo l’ora di recuperare le altre pubblicazioni della Ror.

House of love si sviluppa su due linee temporali, una situata nel passato, in cui i nostri protagonisti, Essie Wilson e Cruz Sanders, sono poco più che adolescenti, mentre l’altra linea temporale ce li fa trovare nel presente, nelle vesti di studenti universitari.

La Essie adolescente è una ragazza determinata ad essere la numero uno nel mondo dei cavalli. Ci mette anima e corpo per raggiungere la vetta più alta e fa fuori chiunque intralci il suo cammino. A provare a metterle i bastoni tra le ruote è proprio Cruz.
Essie lo guarda con diffidenza, quasi con odio e sicuramente con disprezzo. Lo sguardo che però Cruz riserva alla sua rivale, però, è ben diverso. È, infatti, affascinato dalla sua collega e se ne innamora.
Leggere dell’amore tra adolescenti mi emoziona sempre: trovo magnifico trovare nero su bianco quelle sensazioni mai provate prima, quella voglia di scoprire e, soprattutto, di farsi scoprire, e tutto ciò lo possiamo trovare tra le pagine di questo romanzo quando, finalmente, Essie cede al suo compagno di scuderia.

E il brivido che provai in quel momento, toccando la sua pelle per la prima volta difficilmente me lo sarei scordato.

L’inaspettato giunge però alla porta e i due si dividono, bruscamente, dopo la loro prima notte insieme. E qui arriva il primo colpo allo stomaco. Al lettore, dico, in senso positivo, sottolineo.

Arriviamo quindi ai giorni nostri, ai nostri protagonisti iscritti entrambi alla stessa facoltà ma in due università, di enorme prestigio, diverse: Essie è iscritta a Harvard mentre Cruz a Yale. I due non si vedono da una vita ma una sfida alquanto particolare li vedrà di nuovo faccia a faccia.

Essie, da perfetto esemplare femminile, è un ottimo contenitore di rancore e per questo è determinata a portare via a Cruz una cosa a cui lui tiene molto: il biglietto di entrata alla House of Bones, una società segreta destinata a pochi prescelti, i migliori dei migliori.
Ogni anno dal comitato viene scelto uno studente per facoltà e Cruz ed Essie, essendo i migliori del loro corso, concorrono entrambi per il titolo.

Averla davanti mi offuscava la testa e faceva in modo che il mio cuore diventasse troppo forte per essere sconfitto dal cervello.

Mi sono appassionata un sacco a questo romanzo anche perché nulla qui è dato per scontato. Non è il classico rosa in cui dopo le prime tredici pagine sai già come andrà a finire tutto quanto. La suspense c’è, la si percepisce e io, dal canto mio, l’ho apprezzata molto.

I personaggi sono ben definiti: Essie ha un bel caratterino determinato, è, sì, un po’ testina ma vederla quasi nella veste di “cattiva della situazione” mi ha divertita e non poco. Cruz è un ragazzo davvero particolare, è un giovane che ha sofferto, che ha dovuto fare i conti con una realtà talvolta manipolata e quindi artificiosa.

Nota sugli amici di Cruz e su uno in particolare.
Cara Naike, io e te non ci conosciamo ancora, però ecco, una storia, anche solo una novella, eh, su Tyson la pretendo. E qualcosa mi dice che non sono l’unica!
Tyson è un personaggio che mi ha intrigata tantissimo e una delle amiche che mi ha consigliato il libro mi ha fatto capire chi mi ricordava. Da ora in poi, ai miei occhi, Tyson è l’equivalente letterario di Berlino de La casa di carta: stessa verve, stessa mente non totalmente a posto, ma fascino, tanto fascino, anche da vendere.

Nota sul titolo. Davvero originariamente doveva chiamarsi House of bones? Ammetto che l’avrei trovato molto più azzeccato ma capisco anche, ahimè, la scelta di doversi adattare ai dettami del genere.
Alcune volte, però, è anche bello rischiare. Se il cuore ci dice di fare una cosa, perché non seguirlo? Non è forse questo quello con cui tanti personaggi si ritrovano a fare i conti?

Non è importante essere i primi se essere i primi non contempla essere i migliori.

Elle

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