“Sono Emily, a volte mi sembra di essere grande come il mondo intero e invece vorrei stare tutta in un solo grammo di cielo”.
Letture belle e dove trovarle. In un solo grammo di cielo rientra in questa categoria. Chiara Iezzi, al suo esordio da scrittrice per SEM Edizioni, non sbaglia e, anzi, fonda le basi per quella che potrebbe essere una carriera davvero interessante ed intrigante.
Emily ha diciassette anni, ha perso da poco i genitori in un incidente automobilistico e, dall’oggi al domani, si ritrova a vivere con una zia e una cugina di cui sa poco.
All’improvviso si trasforma in una moderna cenerentola: la zia Milda è tutto fuorché amorevole; nei confronti della nipote non dimostra un briciolo di sensibilità, il disprezzo nei suoi confronti è altamente palpabile e l’odio che prova Emily nasce e cresce facilmente anche nel lettore. Se ci penso ancora oggi (ho concluso il libro da un paio di settimane) ho il voltastomaco. L’unico momento in cui vediamo Zia Milda provare piacere è quando, senza perder tempo, comincia a disfarsi delle cose appartenute ai genitori di Emily. Insomma, è proprio un gran bel personaggio
da prendere a sprangate.
Nemmeno la cugina, Greta, si salva. Per un attimo ho sperato che lei incarnasse quell’ultimo spiraglio di positività familiare nella vita di Emily e invece niente. Il fico non cade lontano dall’albero.
La vita si divide tra chi riesce a sopravvivere e chi viene schiacciato.
Ed Emily viene schiacciata senza rendersi conto di una cosa. La sua mania di “restare fisicamente esattamente com’è” non è una questione sana di controllo della proprio alimentazione. Ha un nome, un nome brutto, che lo lega ad una malattia altrettanto brutta: l’anoressia.
Di colpo tutto è bianco.
Come la neve in cui mi piace camminare e che attutisce ogni suono, anche i più terribili.
Poi d’improvviso il bianco si trasforma in nero.
Un giorno Emily crolla, tanto mentalmente quanto fisicamente. Riceve un primo ricovero in ospedale e poi si vede costretta in una clinica riabilitativa. Lì si renderà conto della situazione in cui si trova, conoscerà altri giovani come lei, imparerà e vedrà con i proprio oggi la sofferenza.
Hanno sguardi intensi, gli occhi di chi ha sofferto e soffre ancora profondamente.
Tra tutti gli ospiti della clinica, quelli a cui più si affeziona e per cui riesce a provare finalmente un sentimento diverso dall’odio e dall’indifferenza, sono Pietro e Bella. Loro sono i bei personaggi del libro, quelli a cui è inevitabile non voler bene. Sono i veri amici, gli amici che riporteranno a galla la Emily prima della morte dei genitori.
Vorrei vivere in una favola in cui la parola “fine” non arriva mai a interromperla.
Una piccola nota su Bella. Al solo pensiero sento una stretta al cuore. Bella ha 11 anni, è ancora una bambina, e la malattia la sta portando verso il basso. È di una dolcezza unica, l’incarnazione della purezza e di ciò che è bello e contemporaneamente sbagliato nella vita. È un personaggio che ad ogni pagina avrei voluto abbracciare, sussurrare un “Vedrai che andrà tutto bene”, portare sempre con me per mano.
Come vi ho scritto ad inizio recensione, per essere un libro di esordio è un gran bel libro. Ne ho apprezzato la sensibilità con cui un tema come quello dell’anoressia viene affrontato: c’è durezza nelle parole della zia, si percepisce proprio l’amaro con cui vengono sputate le parole fuori dalla sua bocca, e c’è poi la delicatezza, la fragilità che emanano i discorsi fatti da chi Emily la vuole aiutare davvero.
In un solo grammo di cielo è un libro crudo, reale, senza troppi fronzoli e non nato per far apparire la realtà tutta ad arcobaleni e unicorni.
È uno spaccato di quotidianità, che fa schifo, sì, ma che, come ci insegna il libro, può portare anche ad una rinascita.
Nessun commento:
Posta un commento